Le case dei puffi, non solo nei cartoni
Vi ricordate i puffi (the smurfs)? Sono quei personaggi immaginari di colore blu creati dal fumettista belga Peyo. Vivono in un villaggio nascosto nella foresta, in case a forma di fungo. Ogni Puffo ha una personalità e una funzione diversa nella comunità, guidata dal saggio e anziano Grande Puffo. Parlano una lingua speciale basata sulla parola “puffo”, che usano come sostantivo, verbo e aggettivo.
Ebbene, in Italia esistono quelle case a forma di fungo. Non proprio quelle immaginarie, intendiamoci, ma delle case molto simili (ispirate senz’altro alle creature dei Peyo) che ricordano quelle dei personaggi del famoso cartone animato. Vediamo in quali due località si trovano.
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Quartiere della Maggiolina, Milano
A Milano, nel quartiere della Maggiolina, ci sono otto case igloo, costruite nel 1946 dall’ingegnere Mario Cavallè come soluzione all’emergenza abitativa post-bellica.
Si tratta di casette dalla tipica forma a cupola, ricoperte da mattoncini rossi, composte di due piani, uno a livello della strada e uno seminterrato che serviva per conservare le proprie cose, una sorta di magazzino, su una superficie di 45 metri quadri totali. Si compongono di: ingresso, bagno, due piccole camere e cucina. Perfette come abitazioni per una famiglia nell’immediato dopoguerra. Le case igloo non hanno muri portanti, con l’eccezione delle pareti esterne, per poter essere modificate facilmente a seconda delle necessità dei diversi residenti.
Una di queste case è stata l’abitazione privata dell’architetto Luigi Figini, esponente dell’architettura razionalista italiana. Le altre case sono state vendute o affittate a diversi inquilini nel corso degli anni, ma non si hanno notizie certe sui loro nomi e cognomi.
Le case dei puffi sono delle curiosità architettoniche che si inseriscono in modo armonioso nel paesaggio circostante. Sono visitabili solo dall’esterno, ma offrono comunque uno spettacolo suggestivo e originale.
Il villaggio di Bardineto, Liguria
l cosiddetto Villaggio dei Puffi si trova a Bardineto, in provincia di Savona, in località Biulla Valloni 31. La località, situata presso gli Appennini liguri in Val Bormida, sulla sponda destra del fiume Bormida di Millesimo, ha appena 800 abitanti iscritti all’Anagrafe, ma migliaia di visitatori curiosi di fotografare il famoso Villaggio dei puffi. Poiché la località dista solo 2 ore da Torino ed è a 28 km da Savona, non è per niente raro trovare famiglie che fanno la scampagnata per fare vedere ai bambini le case dei loro piccoli eroi.
Il paesino è davvero piccolo, ma è senz’altro diverso e molto suggestivo per le famigliole; si trova immerso nella foresta, dove si possono trascorrere piacevoli momenti e scattare foto uniche. Il villaggio si trova infatti fuori città, circondato da alberi, pini e faggi in un posto incontaminato che ricorda quello del cartone animato e dà un tocco caratteristico alla terra ligure.
Per arrivare al villaggio, situato alla fine di una strada a tornanti, ci si impiega circa 20 minuti, dopo aver preso sulla A10/E80 l’uscita Borghetto Santo Spirito e aver proseguito per Toirano lungo la SP1.
E’ composto da diversi bungalow “eccentrici” realizzati negli anni ’60, in mezzo ai boschi, da Mario De Bernardi. Si tratta di costruzioni a forma di funghetto, dipinte con i caratteristici colori azzurro e bianco dei Puffi. All’interno di ogni casa ci sono anche un forno a legna, un barbecue all’aperto e un magazzino che svolge una doppia funzione: da un lato è un pratico spazio di stoccaggio, ma, da un altro, fa anche da legnaia.
Le case dei puffi si possono visitare?
Le case dei puffi sono sono nate con l’intento di accogliere i turisti per farli soggiornare al loro interno; sono di fatto delle case reali; alcune sono più piccole (monolocali) e altre un po’ più grandi (bilocali). Inizialmente, erano attrezzate. Ora non è più così. Sono di proprietà privata e non si possono visitare. Si possono soltanto ammirare dall’esterno, ma non è consentito entrarci. Inoltre, le case sono oggi in stato di abbandono e necessitano di restauro.
Gli eredi di De Bernardi hanno espresso la volontà di effettuare una pulizia ed una manutenzione della zona, comprese le case ed il terreno, lasciando inoltre una zona visitabile per i numerosi turisti del luogo. Tuttavia, gli stessi eredi si sono spesso lamentati dell’invadenza riscontrata in alcuni turisti, che dimenticano essere il Villaggio una proprietà privata.