L’esperimento
Il clamoroso risultato di un esperimento svolto in Inghilterra su 61 aziende (4 day Week Campaign) invoglia anche altri Paese a replicare il modello. Per adesso si tratta di un esperimento su quasi tremila dipendenti, ma la prima fase è finita e i partecipanti sono molto soddisfatti. Alla fine della prova, 56 aziende hanno deciso di continuare ad applicare per un periodo il lavoro settimanale di quattro giorni su sette anziché 5. 18 imprese hanno deciso di adottare il modello definitivamente. Soltanto 5 aziende torneranno alla settimana “tradizionale”.
I risultati
I risultati sono molto incoraggianti. Il 39% dei dipendenti afferma di subire meno stress, mentre il 40% dorme meglio e il 54% assicura che riesce a gestire molto meglio la quotidianità casa/lavoro. Un altro dato positivo è che le assenze per malattia si sono ridotte di due terzi. Inoltre, è diminuito il numero di dipendenti che cambiano azienda. Il dato davvero sorprendente è che la produttività non è calata; anzi, stati i dati, i ricavi sarebbero anche incrementati leggermente. I risultati sono stati presentati ai parlamentari britannici per sollecitare la settimana lavorativa di 32 ore.
In altri Paesi, anche in Italia
Il primo paese che ha sperimentato la settimana lavorativa di 4 giorni è stato l’Islanda, nel 2015. Anche Spagna, Belgio, Australia e Stati Uniti stanno esperimentando in questo momento la settimana corta. Pure in Italia è partito un modello di lavoro “diverso”; Intesa Sanpaolo ha dato la possibilità ai propri dipendenti di usufruire dello smart working fino a 120 giorni all’anno. Oppure, si può anche lavorare 4 giorni alla settimana incrementando a 9 il numero di ore al giorno da dedicare all’azienda. I sindacati stanno già chiedendo di replicare in Italia il modello britannico. Il segretario della Fim Cisl dichiara che un nuovo modo di concepire gli orari potrebbe portare migliori equilibri e migliori risultati. Già nel 2022 il sindacato aveva proposto una forma di lavoro che prevedesse 4 giorni di attività e 1 dedicato alla formazione o ai carichi di cura.
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