La colletta in Francia per il “caso Nahel”
Questi giorni, da Ultimedalweb vi abbiamo tenuti informati sulla rivolta francese che ha tenuto il Paese in subbuglio da quando il 27 di giugno è stato ucciso Nahel, un ragazzo di soli 17 anni che non si era fermato ad un posto di blocco della polizia francese. Ora il poliziotto che sparato si trova in carcere, mentre le proteste di piazza (inclusi incendi, saccheggi ecc) non si sono ancora fermate. Tuttavia, l’ultima notte dimostra che le sommosse sono molto più rare. Nell’ultima notte (tra lunedì e martedì) sono state fermate “solo” 157 persone. Sono stati inoltre registrati 352 incendi su strade pubbliche e 297 veicoli.
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Quello che ora divide il Paese è un grande senso di smarrimento. Da un lato c’è chi vuole credere nello Stato e si affida ai rappresentanti della legge (la polizia in primo luogo) e da un altro c’è chi invece ritiene che in uno stato di diritto non sia possibile morire a mani della Giustizia (un poliziotto) senza avere messo in pericolo la vita altrui. Oltretutto a soli 17 anni. Lo sdoppiamento del sentimento francese si verifica nelle collette che sono state organizzate per il poliziotto reo di avere sparato a Nahel e per la famiglia del ragazzo. Vediamo in quale modo.
La colletta per il poliziotto arrestato
La raccolta fondi “a sostegno della famiglia di Florian M., il poliziotto di Nanterre che ha fatto il suo lavoro e oggi paga un tributo” è stata promossa dall’estrema destra francese. Non può lasciare indifferenti il fatto che per la prima volta decine di migliaia di persone aprono i loro portafogli per esprimere concretamente la loro solidarietà al carnefice (non alla vittima). Se ricapitoliamo un attimo, l’episodio dei poliziotti che malmenavano un trans a Milano qualche settimana fa non ha sorto questo effetto solidario nel nostro Paese. Sarebbe opportuno riflettere sul perché.
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I promotori della raccolta fondi
La raccolta fondi a favore del poliziotto è stata lanciata da Jean Messiha, ex portavoce del candidato di estrema destra Eric Zemmour alle elezioni presidenziali dell’anno scorso. L’iniziativa è stata giudicata dal ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti (cittadinanza italiana), come un tentativo di strumentalizzare a fini politici il dramma vissuto lo scorso martedì 27 giugno.
Jean Messiha
Di fatto, la sinistra francese ha reagito indignata al punto che il segretario del Partito socialista francese, Olivier Faure, ha chiesto alle autorità di cancellare la colletta da lui definita “vergognosa”. Della stessa opinione è il deputato Eric Bothorel, che ha accusato Jean Messiha di “soffiare sul fuoco“.
Intanto, i francesi hanno già esborsato un milione di euro per aiutare il loro rappresentante delle forze dell’ordine, che “faceva il suo lavoro”. Ora si pone il problema di come spenderli, perché anche le collette hanno le proprie regole.
L’utilizzo dei fondi
Bisogna dire che la raccolta fondi per l’agente è stata aperta su GoFundMe. Tuttavia, non è detto che la somma arrivi alla famiglia del poliziotto. Secondo il web statunitense, le condizioni d’utilizzazione di GoFundMe vietano raccolte di denaro che incitano “all’odio”, “l’intolleranza” o “riflettono un abuso di potere legato alla razza, l’origine etnica o nazionale”. Inoltre, una legge francese del 1881 vieta la raccolta di fondi per pagare multe o risarcimenti derivanti da procedure giudiziarie.
La colletta per la famiglia del ragazzo ucciso
La raccolta avviata per aiutare i familiari di Nahel a superare il dramma della scomparsa del figlio non è ancora riuscita a superare 200 mila euro; cioè, 1/5 di quanto raccolto per il poliziotto arrestato. Tuttavia, questo non preoccupa la famiglia del ragazzo, molto provata dall’ondata di violenza che ha scosso il Paese. Loro avrebbero preferito il silenzio. La nonna di Nahel, “stanca e disperata” ha lanciato un appello affinché non fossero più spaccate le vetrine, devastate le scuole, incendiati gli autobus, sottolineando di avere fiducia nella giustizia.
L’insofferenza dei francesi e le ronde estremiste
Come racconta il “Corriere”, l’insofferenza di tanti francesi verso le violenze di queste ultime notti ha una punta estrema nella comparsa di ronde di militanti identitari, che in diverse città del paese transalpino sono scesi in strada gridando “Ici on est chez nous” (questa è casa nostra). A Lione, militanti di estrema destra hanno marciato vicino al municipio gridando “Bleu, blanc, rouge“ (i colori della bandiera francese) e “la France aux Français” (la Francia ai francesi). Altre città che hanno subito manifestazioni estremiste sono Angers, Lorient e Chambéry.
Il bilancio della rivolta
Secondo il primo bilancio fatto dal ministero dell’Interno, 5000 veicoli e 10 mila cassonetti delle immondizie sarebbero stati incendiati, quasi mille edifici bruciati, danneggiati o saccheggiati; 250 stazioni di polizia e gendarmeria attaccate e più di 700 poliziotti feriti.
Che vita è una che incita alla distruzione per vendetta e rifiuta il dialogo? A voi la risposta.