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La voluntary disclosure, un prelievo del 26% o un’incognita?

voluntary disclosure

La voluntary disclosure, in che cosa consiste?

La voluntary disclosure (tradotto, “collaborazione volontaria”) è una procedura che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero, di regolarizzare la propria posizione fiscale, denunciando spontaneamente le violazioni commesse. La voluntary disclosure prevede dei benefici in termini di sanzioni amministrative ridotte e di esclusione o attenuazione delle responsabilità penali per i reati tributari.

L’Agenzia delle entrate la definisce così: “consentire ai contribuenti di riparare alle infedeltà dichiarative passate e porre le basi per l’avvio di un rapporto col Fisco improntato alla reciproca fiducia, secondo le linee guida tracciate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)“.

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La disclosure per versamenti dovuti e non dichiarati

Recentemente, il governo italiano ha proposto una nuova voluntary disclosure al fine di recuperare risorse finanziarie nascoste e contrastare l’evasione fiscale. La proposta prevede che i contribuenti possano dichiarare i propri averi pagando una sanzione sul valore non dichiarato a suo tempo, senza incorrere in sanzioni penali per i reati di omessa o infedele dichiarazione dei redditi.

 L’obiettivo dell’emersione del contante, spiega Federico Fubini, di “Il Corriere della Sera” è che il prelievo sia sulle somme di cui il contribuente sa spiegare il momento in cui le ha guadagnate. Le “annualità non accertabili“, la cui origine non viene invece spiegata, sarebbero regolarizzate accanto alle “accertabili”, ma senza prelievo. Un esempio concreto sarebbe quello di “un contribuente che avesse per esempio 10 mila euro di cui può giustificare il momento del guadagno e altri 10 mila di cui non può; egli sarebbe in grado di regolarizzare 20 mila euro detenuti in nero versandone appena 2.600“.

Non voluntary disclosure per contanti e cassette di sicurezza

Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha smentito l’esistenza di una voluntary disclosure per i contanti e i valori contenuti nelle cassette di sicurezza, precisando che l’unica misura alla quale ha lavorato è la tregua fiscale, ovvero la possibilità per i contribuenti in difficoltà a causa della pandemia di sospendere o rateizzare il pagamento delle imposte. Il rappresentante del Governo ha dichiarato: “proprio in virtù del ruolo da me ricoperto come responsabile delle finanze rimango fermamente contrario a forme di regolarizzazione del contante non dichiarato al fisco“.

Maurizio Leo XVI

Proteste da parte delle opposizioni

Tuttavia, la proposta ha suscitato diverse critiche e perplessità, sia da parte dell’opposizione politica che da parte di alcuni esponenti della maggioranza. Alcuni ritengono che si tratti di una misura ingiusta e iniqua, che premia i trasgressori e disincentiva la legalità. Altri sostengono che si rischia di favorire il riciclaggio di denaro sporco e di alimentare il sommerso. Inoltre, alcuni dubitano dell’efficacia della misura, ritenendo che i contribuenti non siano propensi a collaborare con il fisco se non vi sono garanzie di riservatezza e di certezza del diritto.

I precedenti, 6 miliardi di incassi per lo Stato

A provare lo strumento della voluntary disclosure fu il governo Renzi: riguardava le violazioni commesse fino al 30 settembre 2014 e si chiuse nel novembre 2015. Dalle 130 mila autodenunce emersero circa 60 miliardi, e il recupero per l’Agenzia delle entrate (compreso il contante frutto di evasione) fu di 5 miliardi. La seconda edizione, relativa alle violazioni commesse tra l’ottobre 2016 e il luglio 2017, fruttò invece nella prima fase (dati non ufficiali) circa un miliardo, da 15 mila istanze. Indubbiamente, un modo per fare cassa.

Una manovra ancora in fase di studio e analisi

La norma potrebbe entrare in manovra nel corso dell’iter parlamentare. Sarebbero allo studio anche filtri per evitare che dell’operazione di regolarizzazione approfitti la criminalità organizzata. L’incasso di cui si parla sarebbe pari a 10 miliardi di euro. Il Corriere della Sera, inoltre, ricorda le stime dell’ex procuratore di Milano Francesco Greco di 200-300 miliardi di tesoro nascosto degli italiani, di cui 150 liquidi.

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