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I numeri della Moda nel nostro Paese, 82 miliardi di euro di fashion

i numeri della moda

I numeri della Moda in crescita

La moda italiana fa sempre parlare di sè. Protagonista di un grande business, con numeri a 12 zero, la moda trova sempre una scusa per riempire le pagine dei giornali e i salotti in televisione. Che sia il red carpet, che siano gli appuntamenti modaioli, il look cattura sempre l’attenzione. Ad esempio, a Sanremo l’outfit dei protagonisti è importante quanto la musica (a volte anche di più); anche questa sera del 13 di maggio ci sarà la finale dell‘Eurofestival; probabilmente domani sui media ci sarà un grande confronto sugli outfit dei protagonisti.

Anche in politica la moda ha il suo peso: recentemente abbiamo visto un’attenzione mediatica spiccata sulla figura di Elly Schlein, che ha dichiarato di rivolgersi a una armocromista per scegliere il suo look.

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Elly Schlein

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Covid o non Covid la moda italiana non si ferma. Secondo uno studio di Mediobanca, la Moda italiana avanza a passi da gigante. Il “Made in Italy” risulta sempre “fashion e continua a produrre fatturato, che ha salito nel 2022 fino a 82 miliardi di euro, mentre le prospettive per il 2023 sono di +8% (90 miliardi di euro). La moda va: le aziende manifatturiere spingono e esportano, fino a raggiungere il 73,7% di prodotti che vanno oltreconfine. Il settore di maggiore successo è il segmento del lusso, che sale all’80% per l’alta gamma. In progressione sono anche gli investimenti, che si attestano in un +35%.

Schlein versus Meloni, l’armocromia e la moda, 5 outfit a confronto

La Moda italiana piace all’estero, 1/3 delle maggiori aziende della moda è di proprietà estera

Le 152 maggiori aziende della moda con sede in Italia valgono l’1,3% del Pil nazionale e sono distribuite su tutto il Paese, prevalentemente al Nord (111 unità), seguito dal Centro (32). Tra le imprese manufatturiere spicca l’abbigliamento (28,6% dei ricavi), seguito da pelli, cuoio e calzature (23,1%). Le produzioni riferibili all’alta gamma occupano il 73,2% del totale dei comparti abbigliamento, pelletteria e tessile.

La presenza di gruppi stranieri nella moda italiana conferema l’apprezzamento del Made in Italy oltreconfine: 58 (43,6%) delle 152 aziende hanno una proprietà estera; di esse il 24,2% è francese. Gli investitori stranieri prediligono l’alta gamma: l’87,4% del fatturato delle aziende controllate dall’estero è relativo alla fascia lusso (il 58,8% è francese).

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Per approfondire:

Il comparto Alimentare italiano vale 179 miliardi di euro

L’ubicazione delle aziende di moda italiane

Le società manifatturiere della moda cercano sbocchi all’estero: il 73,7% del fatturato complessivo proviene dalle vendite fuori dai confini nazionali. In testa si trova il comparto della gioielleria (80,3%), seguito dall’occhialeria (78,0%) e poi dalle pelli, il cuoio e le calzature (76,9%). I produttori di alta gamma (comparti abbigliamento, pelletteria e tessile) si collocano su livelli di export più elevati rispetto a quelli di fascia più economica (73,2% vs 58,2%).

Tuttavia, le aziende producono il loro fatturato in Italia: il 68% degli insediamenti si trova in Italia, mentre il 32% si divide in diversi Paesi stranieri (17% Europa, 8% Asia, 5% Africa e 2% America). Per le aziende di alta gamma, la concentrazione della produzione nazionale è maggiore: l’83% della loro base produttiva è in Italia e solo il 17% è in Paesi stranieri.

Le aziende di moda con maggiore fatturato

Le prime venti aziende rappresentano da sole oltre la metà del fatturato. Al primo posto per ricavi si conferma Prada (3,4mld) che precede Luxottica Group (3,2mld), e Calzedonia Holding (2,5mld). Seguono Moncler e Giorgio Armani, con un giro d’affari di 2mld ciascuno.

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Giorgio Armani, Di Jan Schroeder – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8445893

La moda italiana e la Borsa in valore assoluto

La moda italiana è lontana dalla Borsa: solo il 17,5% del fatturato (12,0 miliardi di euro) è prodotto dalle undici società quotate (sulle 152 società esaminate), mentre il restante 82,5% (56,6 miliardi di euro) è generato dalle 141 non quotate.

Dopo il rimbalzo del dicembre 2021 (+29,4% sul 2020), la capitalizzazione a fine 2022 chiude in flessione (-14,4% sul 2021), attestandosi a 37,6 miliardi di euro, pari al 5,3% del valore dell’industria della Borsa Italiana, esclusa Prada. Nel primo periodo del 2023 si evidenzia una ripresa (+15,8% a metà febbraio 2023). Al 15 febbraio 2023 il podio di Borsa è occupato da Prada (€15,9mld), Moncler (€15,7mld) e Brunello Cucinelli (€5,5mld); quarto Salvatore Ferragamo (€3,0mld), seguito da Tod’s (€1,2mld).

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Prada Milano Di Pavel Gromov (Pagan) – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2991908

L’occupazione femminile nelle principali società del settore in Italia

La presenza femminile cala all’aumentare del livello di responsabilità: la quota di donne sul totale della forza lavoro è mediamente pari al 69,5%, ma scende al 35,7% nei ruoli direttivi e al 22,6% a livello di presenze nei Consigli di amministrazione. La massima presenza femminile nei CdA si trova nei Gruppi quotati (41,9%), seguita da quella delle medie aziende (33,0%). L’età media del board è di 57 anni (55 le donne, 58 gli uomini).

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