Via libera al concordato preventivo
Degli obblighi fiscali (sic!) ve ne parliamo spesso nel nostro blog. Quando vi raccontiamo nella nostra rubrica lavoro & denaro quali sono i lavori più pagati del momento e dove potete ambire ad ottenerli, è implicito che un beneficiario sicuro della vostra occupazione (oltre a voi) sarà lo Stato, che chiederà conto (a voi e al vostro datore di lavoro) dei vostri guadagni. E di questo vi parliamo in questo post, perché ieri è arrivato un provvedimento molto atteso, che prevede che liberi professionisti e aziende possano concordare con il fisco la tassazione dei loro introiti, senza che essi possano essere sottoposti a controllo.
Subito sono partite le polemiche: si tratta di un provvedimento “amico” delle partite IVA o di una facilitazione per chi intende evadere? Ve lo raccontiamo di seguito. Guardate!
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L’approvazione della misura
Il consiglio dei ministri del 25/01 ha dato il via libera al decreto legislativo sul “concordato preventivo biennale” per le partite Iva, che attua uno dei punti della legge delega di riforma del fisco. In pratica, si tratta di uno scambio tra contribuente e fisco, dove il primo si impegna a versare le tasse concordate con l’Agenzia delle entrate e il secondo a non effettuare attività di accertamento per i successivi due anni.
Il governo ha accolto la richiesta del Parlamento di togliere dal provvedimento originario il requisito di un Isa pari ad almeno 8 su 10 per essere ammessi al concordato. La versione definitiva del provvedimento prevede invece di ammettere tutte le partite IVA, che ammontano a circa 4,1 milioni di lavoratori autonomi e piccole imprese, anche in regime di flat tax. Si tratta di una modifica notevole, dato che la soglia minima di 8 avrebbe escluso dal nuovo regime il 56% circa degli autonomi. Ma in che cosa consiste esattamente il concordato preventivo?
Concordato Preventivo
Il concordato preventivo è un accordo che prevede che i contribuenti con partita Iva e le piccole e medie imprese possono stipulare con il Fisco per definire in anticipo il reddito e le imposte da pagare per due anni, evitando così accertamenti e sanzioni. Per poter accedere al concordato preventivo, i contribuenti devono rispettare alcuni requisiti, tra cui:
- non avere debiti tributari o contributivi pari o superiori a 5.000 euro;
- essere residenti in Italia;
- applicare gli ISA (indici sintetici di affidabilità) o il regime forfettario.
Il concordato preventivo ha una durata di due anni, ma può essere rinnovato per altri due anni. La proposta di concordato viene formulata dall’Agenzia delle Entrate, sulla base dei dati dichiarati dal contribuente e dei parametri previsti dagli ISA. Il contribuente ha 5 giorni di tempo per accettare o rifiutare la proposta. In caso di accettazione, il contribuente si impegna a pagare le imposte dovute per i due anni successivi, secondo le modalità e le scadenze stabilite dall’accordo. In cambio, il contribuente beneficia di una maggiore certezza fiscale e di una riduzione delle sanzioni in caso di errori o omissioni
Lo scontro con le opposizioni
Il governo è fiducioso che il provvedimento porterà a un aumento della base imponibile e quindi del gettito (non specificato), mentre le opposizioni parlano di “regalo agli evasori“.
Di fatto, gli esperti oggi indicavano come sarà facile dedurre che aderirà al concordato solo chi pensa che in questo modo pagherà meno di quanto è dovuto. Lo stesso Vice Ministro Leo ha dichiarato: “il concordato non è una misura di semplificazione ma qualcosa per mettere chi non pagava “in condizione di uscire dal mondo di non correttezza dei rapporti tributari”. La questione è se metterlo nella condizione di pagare quello che deve, o di obbligarlo a pagare qualcosa ma certo meno del dovuto. A tutti gli effetti, le opposizioni parlano di “condono” con un altro nome.
La resa di conti: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”
Federico Fubin, editorialista del Corriere della Sera, qualche giorno fa scriveva: “Alcuni nel governo vivono una misura del genere come un’ammissione di impotenza dello Stato a far pagare tutte le tasse a tutti: preferiscono la contropartita di un po’ di gettito in più del tipo “pochi, maledetti e subito”. Altri, sempre nel governo e nella maggioranza, vi vedono un consapevole favore agli evasori in vista delle elezioni europee. (…) Di certo il “concordato biennale preventivo” incoraggerà autonomi e imprese medio-piccole a evadere anche in futuro, perché essi vedono che alla fine lo Stato offre loro un accomodamento comunque“.
Di fatto, la misura appena approvata pare veicolata a garantire l’impunità a coloro che (anche con una “mancia”) accontentano lo Stato fornendo un pagamento sicuro che può discostarsi tanto o poco dai reali introiti.
Il che, in parole povere non significa altro che lo stato preferisce “un uovo oggi piuttosto che una gallina domani“. E le partite IVA oneste che pagano regolarmente le imposte protestano. Perché se sei un cittadino onesto (dicono), non puoi accettare un concordato preventivo se non sai a priori di avere un vantaggio. Chi, con la memoria recente della pandemia Covid-19, potrebbe scommettere sui risultati economici della propria azienda? E un’altra domanda è: saranno le partite Iva che aderiscono al concordato preventivo (pur incrementando paurosamente il loro fatturato nei 2 anni di “libertà”) in grado di rimanere allo stesso livello reddituale nel 2026? Le domande sono aperte.
Le modifiche agli accertamenti fiscali
Non soltanto è stato approvato il concordato preventivo, ma cambia anche la modalità di accertamento fiscale. Come spiega Maurizio Leo (FdI) “La novità è che l’amministrazione finanziaria non potrà emettere l’atto se non previo contraddittorio con il contribuente, che richiederà una motivazione rafforzata a fronte di osservazioni dello stesso contribuente“. Un motivo in più per prendere tempo prima di lasciare nascere il pulcino!