Matteo Messina Denaro è morto
Si è spento a 61 anni, nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 settembre, il capomafia Matteo Messina Denaro. Non ce l’ha fatta a reggere la recrudescenza del cancro al colon di cui era affetto, ed è deceduto all’Ospedale di San Salvatore dell’Aquila dopo esere entrato in coma irreversibile.
L’ex latitante era stato trasferito dal carcere e ricoverato in ospedale ad agosto per essere sottoposto ad un’operazione in seguito a un blocco intestinale. Anche se l’intervento era perfettamente riuscito, mentre si trovava in convalescenza il cancro si era ripresentato in maniera molto aggressiva. La figlia Lorenza Alagna, appena riconosciuta, e la nipote Lorenza Guttadauro, che è pure il suo legale, sono state vicino al boss fino alla fine.
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Gli ultimi momenti di Messina Denaro
Il boss alternava momenti di lucidità, in cui appariva di buonumore e si alzava dal letto, a momenti di grande debolezza. Negli ultimi giorni di vita sarebbe andato in coma per la reazione di farmaci somministrati per la terapia del dolore. Non aveva voluto incontrare la figlia per non farsi vedere nello stato di salute delicato in cui si trovava, mentre sua nipote, Lorenza Guttadauro, andava a trovarlo regolarmente.
Lo staff che lo aveva in cura
Il professor Luciano Mutti, oncologo che ha lavorato a Londra, Manchester, Philadelphia, e che ha preso Messina Denaro sotto la sua responsabilità clinica dal giorno successivo all’arresto, il 17 gennaio scorso, aveva rivelato qualche giorno fa che l’ex latitante “è in carico ai colleghi delle terapie di supporto“. Nella struttura che lo ha visto deperire sempre di più il primario è Franco Marinangeli. Negli ultimi tempi, il paziente, sempre attento a chiedere lumi sulle condizioni personali, aveva smesso di fare domande: sapeva qual’era la verità.
Le parole del fratello del bambino sciolto nell’acido
Rimangono impresse a fuoco le parole di Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, il bambino sciolto nell’acido 27 anni fa da Cosa Nostra: “Il suo dolore finisce con la morte, il nostro durerà tutta la vita“. Il capomafia non aveva mai riconosciuto di avere responsabilità nell’attentato al bambino.
La figlia, Lorenza Messina Denaro, riconosciuta in extremis
La figlia Lorenza, 27enne, vissuta sempre lontano dal padre, lo ha conosciuto solo quando si trovava in carcere. Ed è lì maturata la decisione di assumere il suo cognome. L’atto notarile che attestava le reciproche volontà di far diventare ufficiale una paternità mai negata ma mai certificata prima, era stato firmato nel carcere dell’Aquila.. Il cognome Messina Denaro non si è aggiunto ad Alagna, come sarebbe stato possibile, ma lo ha sostituito. Un modo di accettare di essere figlia di un uomo in fin di vita che non ha mai potuto chiamare “padre” fino alla fine.
I silenzi di un uomo discusso
La morte di Matteo Messina Denaro chiude molti fascicoli. Quelli dei tanti crimini che hanno i nomi delle vittime ma che non troveranno mai i nomi dei criminali. Ed è così che “giustizia non fu“. Certo è che Matteo Messina Denaro è stato un uomo molto chiacchierato, ma poco invidiato. Rimarrà sempre nella storia come una figura di spicco di Cosa Nostra vissuto da latitante per quasi 30 anni. Sempre in preda alla menzogna. E sempre solo. Anche se gli si attribuiscono innumerevoli flirt e sono note alcune sue storie amorose, non ha mai potuto vivere una vita normale, chiuso sempre in un mondo parallelo, costruito apposta per scappare.
Finché non è arrivata “lei” e se lo è portato via, come lui aveva scelto di vivere. In silenzio. Stavolta per sempre. Irreversibile, come il coma che ha preceduto la sua morte.