Scrittore australiano condannato alla pena di morte in Cina, sospesa per 2 anni; ritorna incubo Patrick Zaki

By Ana Maria Perez

Condannato alla pena di morte per “spionaggio”

Mentre siamo ancora scioccati per la recente esecuzione con gas di azoto di Kenneth Smith in Alabama (USA), ci giunge dall’altro lato del Pianeta una notizia che fa raggelare il sangue nelle vene. Sì, perché l’Australia ha emesso un comunicato in cui rivela che uno scrittore è stato condannato da un Tribunale Cinese alla massima pena per fatti di spionaggio, in un processo a porte chiuse che ha dei contorni piuttosto opachi.

Negli ultimi mesi vi abbiamo raccontato delle diverse esecuzioni in Iran e dell’approvazione in Uganda della condanna all’ergastolo o alla pena di morte per i cittadini che si dichiarano gay. Ma non per questo la notizia che giunge dall’Australia ci lascia indifferenti. Perché questo paese civile ha abolito la pena di morte per i delitti comuni nel 1984 e per i reati in tempo di guerra nel 1985. La notizia non cade in sacco rotto dopo che il caso di Ilaria Salis ha occupano le pagine delle cronache di tutti i giornali e del web.

In questo post vi raccontiamo chi è lo scrittore che è stato condannato alla pena di morte e quali sono i reati così disdicevoli che avrebbe commesso. Sicuramente non può che ricordarci il caso di Patrick Zaki, con l’Australia al nostro posto.

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pena di morte

Per approfondire:

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La condanna alla pena di morte per Yang Hengjun

Il ministro degli Esteri australiano, Penny Wong, ha comunicato che uno scrittore sino-australiano ha ricevuto una pena di morte sospesa in Cina, cinque anni dopo essere stato arrestato con l’accusa di spionaggio. La vittima della condanna è lo scrittore Yang Hengjun (noto come  noto come Yang Jun), cittadino australiano e attivista democratico nato in Cina. Il ministro ha affermato che il governo australiano è rimasto “sconvolto” dalla sentenza.

Siamo consapevoli che questa pena può essere commutata in ergastolo dopo due anni se l’individuo non commetterà alcun reato grave durante questo periodo di tempo (…) La notizia è straziante per il dottor Yang, la sua famiglia e tutti coloro che lo hanno sostenuto. I nostri pensieri sono con loro (…) Tutti gli australiani vogliono vedere il dottor Yang riunito alla sua famiglia“. Il ministro ha aggiunto che Yang ha “opzioni” per appellarsi alla sentenza.

L’Australia avrebbe sostenuto Yangin ogni occasione e ai massimi livelli”, secondo Wong, promettendo di continuare a fare pressioni affinché siano rispettati i diritti e il benessere dello scrittore. A questo proposito, il ministro ha affermato che si accerterà che Yang riceva tutte le cure mediche adeguate, e ha garantito che fornirà assistenza consolare sia a lui sia alla sua famiglia. Il ministro ha detto di aver convocato l’ambasciatore cinese, Xiao Qian, per chiedere spiegazioni della sentenza, pur riconoscendo che si tratta di una “decisione del sistema legale cinese”.

 L’ultima persona giustiziata in Australia è stato Ronald Ryan, impiccato nel 1967 nello stato di Victoria per l’omicidio di un agente di custodia.

Penny Wong DFAT official
Penny Wong, ministro degli Esteri australiano

I reati di cui è accusato Yang

Yang, 58 anni, fu  arrestato nel 2019  all’aeroporto appena arrivato nella città meridionale di Guangzhou insieme a sua moglie da New York per vedere la famiglia in Cina. Era accusato di spionaggio, accuse che lui ha sempre negato.

Il caso dello scrittore è rimasto sempre avvolto nel mistero. Le autorità cinesi non hanno fornito dettagli né sulle motivazioni delle accuse contro di lui, né sull’andamento del processo, che si è svolto nel 2021 a porte chiuse, in un tribunale sorvegliato di Pechino. Ai diplomatici australiani è stato negato l’accesso. Il verdetto e la sentenza sono stati ripetutamente rinviati fino a lunedì. Yang ha sofferto di problemi di salute durante la detenzione. L’anno scorso aveva detto di temere di poter morire in prigione, dopo che gli era stata trovata una grossa ciste sul rene.

Il sistema giudiziario cinese è notoriamente opaco (soprattutto nei casi che si riferiscono alla sicurezza nazionale) e ha un tasso di condanne superiore al 99%, secondo gli osservatori.

yang
Yang Jun

Una persecuzione politica

Feng Chongyi, amico di Yang ed ex supervisore del dottorato in Australia, ha definito la sua condanna un “atto barbaro da parte del regime comunista cinese (…) Yang è punito dal governo cinese per le sue critiche alle violazioni dei diritti umani in Cina e per la sua difesa di valori universali come i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto (…) Si tratta di una persecuzione politica scandalosa e di un’inaccettabile detenzione arbitraria di un cittadino australiano innocente”.

Feng ha anche espresso preoccupazione per la salute di Yang, dicendo che ora è “gravemente malato” e ha chiesto al governo australiano di lottare affinché che gli venga concessa la libertà vigilata per motivi di salute e di riportarlo in Australia il prima possibile.

La sentenza di Yang è stata condannata anche da gruppi per i diritti umani. Ad esempio, Daniela Gavshon, direttrice australiana di Human Rights Watch, ha affermato che la sentenza è stata “catastrofica” e ha chiesto “un’azione più forte” da Canberra per aumentare la pressione su Pechino: “dopo anni di detenzione arbitraria, accuse di tortura, un processo chiuso e ingiusto senza accesso alla scelta degli avvocati , una sentenza così grave è davvero allarmante (…) Fa luce sull’oscuro sistema di giustizia penale di Pechino, controllato dal Partito Comunista Cinese

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Frasi ‘allarmanti’ da parte dello scrittore

Yang aveva lavorato come funzionario presso il Ministero degli Esteri cinese prima di emigrare in Australia. Prima della sua detenzione, pubblicava regolarmente commenti satirici critici nei confronti del governo cinese ai suoi quasi 130.000 follower su X, e ha anche scritto una serie di romanzi di spionaggio. Sebbene abbia la cittadinanza australiana, si sa che Yang trascorre la maggior parte del suo tempo negli Stati Uniti, dov’è stato visiting professor presso la Columbia University di New York.

Il recente precedente di condanna in Cina ai danni di giornalisti australiani

Non è la prima volta che il destino degli australiani coinvolti in casi di sicurezza nazionale ha scatenato tensioni tra Pechino e Canberra. Lo scorso ottobre, la conduttrice televisiva australiana Cheng Lei è stata rilasciata dalla Cina ed è tornata a casa dalla sua famiglia più di tre anni dopo essere stata detenuta con fosche accuse di spionaggio.

Anche in detto caso, Cheng, ex conduttrice dell’emittente statale cinese CGTN e madre di due figli, è stata accusata di aver fornito illegalmente segreti di stato all’estero. Pechino non ha rivelato i dettagli delle accuse contro Cheng durante gli anni di detenzione, e anche in tale caso il tribunale cinese ha ritardato più volte l’emissione del verdetto.

Subito dopo la detenzione di Cheng, due giornalisti australiani che lavoravano in Cina sono fuggiti dal paese dopo che le autorità avevano tentato di interrogarli per motivi di sicurezza nazionale, lasciando i media australiani senza giornalisti in Cina per la prima volta in quasi 50 anni. Anche se ci sono ancora alcuni giornalisti australiani che lavoravano in Cina, tutti sono impiegati da società di media non australiane.

Il ministero Cinese affermò in quella occasione che Cheng era stata avvicinata da una “organizzazione straniera” nel maggio 2020 e, violando l’accordo di riservatezza firmato con il suo datore di lavoro, fornì all’organizzazione segreti di stato. Secondo le dichiarazioni di Pechino, Cheng si sarebbe dichiarata colpevole ed era stata condannata a 35 mesi di prigione.

cheng lei al suo rientro
Cheng Lei al suo rientro in Patria

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