Molestie sessuali in un’università, dallo scandalo alla riflessione
L’università è l’altro posto di formazione, crescita e anche ricerca che a chi vuole crescere professionalmente e intellettualmente dovrebbe garantire sicurezza e serietà. Così è ma, purtroppo, può diventare anche luogo di violenze e soprusi nascosti che quando scoperti possono aver generato già molti danni. Nel fatto di cronaca che stiamo per raccontarvi parliamo di molestie sessuali, non nuove nel mondo accademico, negli anni le leggi hanno rafforzato gli strumenti per denunciare, forse prevenire, e proteggersi.
Ma parliamo di un tipo di crimine subdolo fatto anche di gesti o frasi sessualmente esplicite ma non così ben definite da riuscir difficile la denuncia, la segnalazione. Allora sì che ha senso anche una forte educazione culturale, emotiva, profonda per far capire subito ad una studentessa, ad uno studente ma anche ad una qualsiasi persona che in luogo accademico può subire molestie cosa sta accadendo o cosa può accadere partendo anche da dei segnali psicologici o da gesti non per forza verbali. Quando si arriva ad una segnalazione di molestie si è ad una vittoria a metà, che cosa è successo prima a chi ha subito?
Molestie sessuali, accusa su un professore universitario: il fatto di cronaca
Il Corriere della Sera e diversi giornali riportano oggi questo fatto. L’Università di Torino ha sospeso dall’insegnamento per un mese (inizia da marzo) un professore ordinario di filosofia dopo essere finito sotto accusa per presunte molestie sessuali da parte di studentesse. Il professore universitario, si legge in diverse ricostruzioni, si è difeso affermando che la sospensione è dovuta a motivi amministrativi. Il consiglio di disciplina dell’ateneo infatti è in attesa di ulteriori verifiche. Lo ha fatto sapere il direttore stesso del dipartimento universitario.
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Il docente ha ricoperto diverse cariche di prestigio all’interno dell’Università, il professore si legge anche nella ricostruzione di Repubblica, è finito sotto accusa per comunicazioni inappropriate scambiate con alcune studentesse che frequentavano le lezioni.
Molestie nelle aule e negli uffici, proteste contro i vertici di ateneo
Segnalazioni e denunce sono state presentate dalle studentesse presso lo sportello anti violenza. Sono state presentate da gruppi di studentesse prove tanto allo sportello quanto ai vertici dell’ateneo: video e fotografie hot che il docente inviava alle studentesse. Si parla ancora di presunte molestie perché ancora non sono state presentate denunce dirette alle forze di polizia o all’autorità giudiziaria.
La situazione è complicatissima, proprio perché si tratta di dimostrare anche comportamenti inappropriati in ateneo. Anche la sanzione commissionata al docente ha scatenato polemiche perché ha messo in evidenza una debolezza di risposta dei vertici universitari. Molestie sessuali e comportamenti inappropriati sono stati segnalati dentro le aule e anche negli uffici dell’ateneo.
Dalla protesta dei movimenti universitari alle parole del centro antiviolenza
In questi giorni, hanno manifestato contro l’ateneo anche militanti di Non Una di Meno e Studenti Indipendenti. “In queste settimane abbiamo raccolto testimonianze che rivelano come questo dipartimento sia dominato da dinamiche patriarcali e di potere. Molestie fisiche, verbali, morali e umiliazioni perpetuate tanto dagli studenti quanto dai professori sono indice del fatto che l’università non vuole essere uno spazio sicuro e tutelante per le donne e tutte le soggettività non maschie”. “Professori violenti che possono permettersi di molestarci nel silenzio complice dell’istituzione universitaria, che è più preoccupata di tutelare il suo buon nome invece delle vittime”. Il professore accusato ha risposto a queste affermazione di non essere stato sospeso per violazioni su studenti o studentesse ma su questioni amministrative”.
Ad un giorno dalla denuncia della professoressa accoltellata a scuola, con parole tempestive del ministro dell’Istruzione, colpisce anche qui l’intervento di Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca. Anche per la sicurezza e la vita universitaria si vogliono accelerare processi e creazione di strumenti per prevenire e denunciare violenze e ingiustizie, questo anche sull’onda della violenta scomparsa di Giulia Cecchettin.
Su Open, è possibile leggere, invece, le parole Paola Maria Torrioni, docente di sociologia e referente dello sportello anti-violenza dell’ateneo che ha invitato studentesse e studenti a farsi avanti, esistono gli strumenti per assistervi e tutelare il vostro anonimato. “Sono state 138 le donne che ci hanno contattato e si sono fermate a parlare con le operatrici presenti nella nostra sede all’interno del Campus. Di queste, 43 hanno chiesto un primo ascolto mentre quelle effettivamente prese in carico dal nostro sportello, cioè seguite ogni settimana da un punto di vista legale o psicologico, sono 28”.