“Incinto” o “incinta” di 5 mesi? Difficile la risposta
Avete letto il titolo dell’articolo e avete pensato che sono illetterata? Forse non vincerò il premio “Strega”, ma vi assicuro che la parola “incinto” ha il suo perché. Se finora pensavamo tutti che gli uomini non sarebbero potuti mai diventare gravidi, ci sbagliavamo. Ecco un’altra delle nostre certezze crollate! (insieme alla modella che non deve essere magra perché creata dall’IA, o al parmigiano “vero” che si produce in America). Ma, lasciando stare l’IA e gli attacchi pirati al nostri cibo nazionale, la vicenda che vi raccontiamo è assolutamente vera ed è accaduta nel nostro Paese, proprio nella capitale.
Nel nostro post vi raccontiamo di un uomo che, dopo avere seguito per anni un lungo processo di transizione, ha dovuto rinunciare al completamento perché si è scoperto di essere incinto/a. Com’è potuto accadere? Guardate!
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La storia del futuro “mammo”
A raccontare la particolare vicenda è il quotidiano “La Repubblica“, che si è interessato della storia di questo uomo-donna e, per proteggere la sua privacy, lo ha denominato “Marco” (nome di fantasia).
Fin da una tenera età, Marco, un cittadino romano, non si riconosceva nel suo corpo di donna. Pertanto, non appena è stato in grado di farlo, ha iniziato il percorso di cambiamento per diventare uomo. Prima, l’iter psicologico per accertare e avere diagnosticata la disforia. Successivamente, ha iniziato la terapia ormonale, che ha modificato il suo corpo e lo ha trasformato in uno del suo nuovo, più a lui congenere, sesso. Ed è così che Marco si è lasciato crescere la barba.
In seguito, vista la trasformazione del suo fisico, Marco è stato sottoposto a una mastectomia, perdendo i suoi seni e diventando sempre più “lui”. Tenuto conto del suo percorso, è seguito l’iter burocratico; il uovo uomo si è visto rilasciare dal Tribunale il documento di rettifica anagrafica del sesso, diventando per lo stato anche “uomo”.
Restava soltanto l’ultimo passaggio: l’isterectomia (l’asportazione dell’utero). Giunto in ospedale, si è sottoposto agli esami di rito, scoprendo con grande stupore di essere “incinto” di cinque mesi.
Le difficoltà legate alla transizione
I medici devono ora gestire le difficoltà legate all’ultimo periodo della transizione di Marco, il che non è facile. Di fatto, in questo momento non è possibile eseguirla, interrompendo la gravidanza, e sono necessari diversi accertamenti sulla salute dell’uomo e del feto, poiché Marco non ha interrotto l’assunzione della terapia mentre si trovava in “stato interessante”.
Giulia Senofonte, esperta in Terapia Gender Affirming in persone trans*, Endocrinologia ginecologica, Andrologia, Endocrinologia generale, ha spiegato a la Repubblica le implicazioni del caso: “Una volta scoperta la gravidanza, la prima cosa da fare è sospendere immediatamente la terapia. Se l’interruzione non è stata immediata, possono esserci conseguenze soprattutto nel primo trimestre, momento delicato per l’organogenesi del nascituro. È difficile ragionare in astratto: dipende tutto dalla tempistica di sospensione e dal dosaggio di testosterone che la persona sta assumendo“.
I rischi per Marco sarebbero “dovuti alla combinazione di valori elevati di entrambi gli steroidi sessuali (testosterone ed estrogeni) con ripercussioni sulla salute generale ad esempio sullo stato coagulativo, l’ipertensione arteriosa e così via“. Secondo la dottoressa, “la terapia ormonale blocca il ciclo mestruale ma non è un contraccettivo. La persona può continuare a ovulare e, di conseguenza, incorrere nel rischio di gravidanze. Chi si occupa di transizione di solito consiglia pillole contraccettive che si possono usare durante la terapia ormonale“.
Al momento, parrebbe che non ci siano grandi rischi per Marco e il feto. Ma solo gli accertamenti in corso potranno confermarlo. Resta l’incognita del perché un uomo – donna non sia ricorso agli anticoncezionali più tradizionali per avere rapporti sessuali. Se il nascituro non è nei programmi, forse lo diventerà in futuro. E se non sarà così, Marco potrà regalare una nuova vita ad un’altra famiglia, tramite uno dei migliori doni che la natura ha dato alle donne: la maternità!