Vai al contenuto

La magia delle parole e quali evitare, 10 esempi

La magia delle parole e del silenzio

L’enciclopedia Treccani definisce il termine “parola” come “Complesso di fonemi, cioè di suoni articolati, o anche singolo fonema (e la relativa trascrizione in segni grafici), mediante i quali l’uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto di una frase“. In realtà noi di Ultimedalweb crediamo che sia molto di più. Perché il vocabolario non “usa” la parola, solo la definisce. Niente contesto, niente tono di voce, niente i silenzi che accompagnano le parole.

Ultimamente si parla molto, tanto, di parole. Ad esempio, il linguaggio inclusivo divide molto. Voi avete un sindaco donna o una sindaca? conoscete un avvocato donna o un’avvocata? Chiamate Giorgia Meloni il Presidente del Consiglio o la Presidente del Consiglio? O sarebbe meglio usare la parola “Presidenta”? Ancora a fare notizia sono le ultime polemiche in merito all’utilizzo della lingua italiana, inquinata da termini stranieri, al punto che dal governo arriva un alt significativo.

Come vi abbiamo raccontato recentemente, addirittura il Ministro Rampelli ha presentato una proposta per difendere l’uso dell’italiano nella pubblica amministrazione, scatenando una serie di reazioni favorevoli e contrarie che invitano alla riflessione sull’utilizzo delle parole in ambito pubblico.

Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui

oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità

Quello su cui noi vorremmo riflettere oggi è delle parole che non si devono usare. E’ tempo di gioire e di celebrare. Usiamo parole positive e termini appropriati. Diamo al nostro vocabolario un poco di sprint senza cattedra. Impariamo anche a riempire le conversazioni di silenzio piuttosto che di negatività. Ci piaceremo tutti di più!! Provateci!

Le parole da evitare

Uno studio dell’Università olandese VU University di Amsterdam ha scoperto che il linguaggio dipende molto dalla personalità di chi lo utilizza, non soltanto dalla sua cultura. Ad esempio, le persone estroverse scelgono parole astratte nel linguaggio di ogni giorno, mentre gli introversi utilizzano un linguaggio con molti più “forse” e “probabilmente”. I primi sono sicuramente più diretti nell’esprimere i loro desideri. Ma… quali sono le parole che diventano “velenose” per la nostra felicità?

Odio

E’ un sentimento negativo che evoca discriminazione. Una parola che non giustifica le nostre emozioni di frustrazione o rabbia. Quando diciamo “odio il caldo” in realtà ci sentiamo frustrati perché la temperatura è alta, ma se davvero odiassimo il caldo non andremmo a cercarlo con temperature decisamente da Polo Sud.

Sempre

E’ una parola che si adatta poche volte al contesto in cui la utilizziamo. In realtà “sempre” evoca un concetto di immobilità, il che non avviene spesso, dato che il mondo intorno a noi cambia costantemente. Quando diciamo “fai sempre così” utilizziamo il “sempre” per mortificare il nostro interlocutore, che probabilmente non fa “sempre” qualcosa che ci infastidisce. In quel momento siamo proprio “ingiusti”.

Mai

Come “sempre”, “mai” è una parola troppo immobile. “Si” può dire poche volte con convinzione, perché nessuno è in grado di capire “a priori” quello che potrebbe accadere dopo avere pronunciato la parola magica. Quando diciamo “non farei mai così” non siamo sicuri se un giorno gli eventi che non conosciamo ci porteranno a farlo.

Provo

E’ una parola che indica poca sicurezza in se stessi. “Provo” è quasi come partire sconfitti. Lo faccio o non lo faccio? Meglio il tentativo coraggioso che la prova verso il fallimento (anche quest’ultima parola merita di essere bandita dal vocabolario).

Prima o dopo

Chi dice “prima o dopo” non conosce bene i propri obiettivi. Dice “prima o dopo” perché suona bene, ma non è del tutto convinto che lo farà. Se davvero uno vuole qualcosa deve cambiare il concetto di “prima o poi” e focalizzarsi sull’obiettivo da raggiungere, per evitare che il concetto di “prima o poi” diventi “mai”.

Problema

Utilizziamo troppo spesso la parola “problema”. Questo uso inconsapevole del termine non fa altro che creare infatti un problema laddove non c’è. Ci sono spesso ostacoli, difficoltà, molto meno spesso “problemi”. Dovremmo imparare a valutare che il problema è spesso una sfida. Affrontiamola serenamente.

Impossibile

E’ una parola molto negativa. Spesso diciamo “impossibile” quando non abbiamo voglia di affrontare qualcosa che ci pare una sfida e che noi chiamiamo “problema”. Se provassimo a utilizzare la parola “improbabile” al posto di “impossibile” forse scopriremmo di avere molta più determinazione e ci riusciremmo di più.

Obbligo

“Obbligo” è una parola che implica mancanza di possibilità di scelta. Quando diciamo che siamo “obbligati” spesso facciamo qualcosa perché di fatto è opportuno farlo, ma lo decidiamo noi volontariamente. Non siamo obbligati ad andare al compleanno del collega che non ci piace, ma non farlo potrebbe crearci un disagio maggiore. Pertanto, decidiamo consapevolmente (pur contro voglia) di andarci. Non è un obbligo.

Vergogna

La vergogna è un sentimento negativo, che avvilisce la persona. Non si può dire ad un altro “vergogna” senza implicare un certo disprezzo. Meglio evitarla.

Continua dopo gli annunci...

Stupido / Scemo

Non si devono utilizzare queste parole senza rifletterci prima. Essere “scemo” o “stupido” implica una disabilità che spesso il nostro interlocutore non ha. Meglio usare la parola “sciocco” o “zuccone”.

Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

Lascia un commento