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Gli effetti del crollo del rublo sull’economia russa, -40% del suo valore

effetti del crollo del rublo

Gli effetti del crollo del rublo, minore potere di acquisto

Ultimamente si parla molto spesso di Putin, e non è soltanto per le sue smanie di grandezza e per la guerra in Ucraina, bensì per la sua costante sfida alla realtà. Una specie di distorsione che, a dire di molti, lo caratterizza. Una delle ultime notizie che ha fatto il giro del mondo è stata la sua reazione alla morte di Evgenij Prigozhin, il capo della Wagner. Mentre il mondo lo accusa di avere provocato l’incidente che ha fatto crollare l’aereo dove viaggiava il suo ex cuoco (denominato così per le sue attività di catering che avevano entusiasmato lo “Zar” del Cremlino), lui lo definisce un uomo d’affari “di talento ma dal destino difficile“, che “ha commesso degli errori“.

Un altro fatto che ha provocato grande eco mediatica è stato il suggerimento al recente incontro del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) di creare una valuta comune (appunto, il Brics) con cui sfidare il dollaro. Perché? Perché il rublo si è svalutato tanto che il Paese si trova in difficoltà, nonostante la Russia abbia cambiato la fonte dei suoi rifornimenti, appoggiandosi ai Paesi Amici. Vediamo quello che è successo con il rublo e l’esito dell’incontro Brics in merito alla nuova valuta.

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Il valore del rublo e il suo crollo

Il rublo è la valuta russa. Forte fino al 2022, è crollata subito dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. Successivamente è risalita in giugno dello scorso anno quando i prezzi di petrolio e risorse naturali sono aumentati. Ma da allora le economie europee si sono liberate dal petrolio e dal gas russi, importando di più da altri Paesi, come Stati Uniti, Canada e Norvegia. Pertanto, a causa delle sanzioni erogate, la valuta russa ha perso quasi il 40% del suo valore. C’è poco da dire: la guerra di Mosca in Ucraina costa.

Di fatto, il rublo ha subito una forte svalutazione, raggiungendo il livello più basso negli ultimi mesi, dallo scoppio della guerra in Ucraina. Basta pensare che oggi (27 di agosto del 2023) per acquistare un euro servono 103,03 rubli, mentre esattamente due anni fa, il 27/08/2021, ne bastavano 87,05.

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Le conseguenze del crollo del rublo

Il crollo del rublo ha diverse cause e ha provocato molte conseguenze negative sull’economia russa e sul benessere dei suoi cittadini. Come ha interessato il crollo del rublo il Paese?

Aumento dell’inflazione

Una valuta più debole rende più costose le importazioni di beni e servizi dall’estero, soprattutto in un paese come la Russia che dipende dalle importazioni per sostituire il commercio con l’Occidente bloccato dalle sanzioni. L’inflazione ha raggiunto il 9% a luglio 2023, il livello più alto dal 2015. Ciò significa che i prezzi dei prodotti di consumo, come il cibo, i vestiti, i medicinali, aumentano e riducono il potere d’acquisto dei russi.

Riduzione della crescita economica

Il crollo del rublo ha anche effetti negativi sulle attività produttive e sul reddito dei cittadini. Da un lato, la svalutazione rende meno competitivi i prodotti russi sui mercati internazionali, soprattutto nel settore energetico, che rappresenta la principale fonte di esportazioni e di entrate fiscali per il paese. Dall’altro lato, la svalutazione scoraggia gli investimenti interni ed esteri, a causa dell’aumento del costo del capitale e del rischio paese. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che il Pil russo crescerà solo dell’1,5% nel 2023, dopo una contrazione del 2,1% nel 2022;

Aumento dei tassi di interesse

Per cercare di contrastare il deprezzamento del rublo e l’accelerazione dell’inflazione, la Banca Centrale Russa ha alzato i tassi di interesse di riferimento dal 8,5% al 12% il 15 agosto 2023. Questa mossa ha lo scopo di rendere più attraente il rublo per gli investitori e di frenare la domanda interna. Tuttavia, ha anche degli svantaggi: rende più difficile e costoso per le imprese e le famiglie accedere al credito, riduce la spesa per consumi e investimenti e può aggravare la recessione economica.

Diminuzione delle riserve valutarie

La Banca Centrale Russa ha anche usato le sue riserve valutarie per intervenire sul mercato dei cambi e sostenere il rublo. Tuttavia, questa strategia ha un costo elevato e non sempre efficace. Le riserve valutarie della Russia sono scese da 600 miliardi di dollari nel 2019 a circa 300 miliardi nel 2023. Questo riduce la capacità della Banca Centrale di difendere il rublo in caso di ulteriori shock esterni o interni e limita la sua autonomia monetaria.

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Si può affermare, pertanto che per adesso il crollo del rublo riflette le difficoltà economiche e politiche della Russia e ha implicazioni negative sia per la stabilità macroeconomica che per il benessere sociale del paese. Per uscire da questa situazione, la Russia dovrebbe adottare delle riforme strutturali che favoriscano la diversificazione produttiva, l’integrazione commerciale, l’innovazione tecnologica e la trasparenza istituzionale.

Una nuova valuta internazionale, forse il Brics?

Intanto, Putin, in un video intervento al summit Brics di Johannesburg ha attaccato l’Occidente per le sanzioni finanziarie imposte alla Russia come punizione per l’invasione dell’Ucraina. E ha sostenuto che sarebbe stato il desiderio dei Paesi occidentali di mantenere la loro egemonia a causare il conflitto in Ucraina, mentre le azioni della Russia sarebbero dettate solo dal tentativo di fermare la “guerra di sterminio” scatenata contro i civili da Kiev, con il sostegno dell’Occidente. In seguito, ha proposto, supportato da Lula (Presidente del Brasile) una valuta per contrastare (forse punire?) l’Occidente. Le sue parole hanno fatto il giro del mondo.

Nel caso i Paesi Brics accettassero la sfida, ci sarebbe forse da preoccuparsi. I numeri sono certamente importanti: “I Brics rappresentano allo stato attuale un quarto dell’economia globale e il 42% della popolazione mondiale“, ricorda l’Ispi (Istituto per gli studi di Politica Internazionale). E, stanti i numero, hanno voglia di crescere. Di fatto, al summit sono stati invitati 69 Paesi, di cui 40 sarebbero interessati a entrare e 23 avrebbero già fatto domanda.

Tuttavia, la possibilità di realizzazione di una valuta Brics è ancora lontana. Ci sono molti elementi ancora da valutare prima che si riesca amettere in atto una minaccia di questo tipo. Ad esempio, India e Cina, da parte loro, hanno un contenzioso che probabilmente non le renderà mai del tutto sodali. Di fatto, se i grandi Paesi si accordassero, il dominio del dollaro sarebbe sicuramente a rischio, mentre oggi il cenno a una comune valuta commerciale per i Brics non è fattibile.

Vedremo quale sarà la prossima mossa di Putin per venire fuori dall’empasse ed evitare l’impoverimento del suo popolo.

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