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Giornata mondiale delle Api il 20 di maggio

Giornata mondiale delle api, le origini

La Giornata mondiale delle api si celebra il 20 di maggio di ogni anno fin dal 2017; la giornata è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile, argomento a noi di Ultimedalweb molto caro. La data scelta dall’Onu per la celebrazione rappresenta il giorno della nascita dell’apicoltore sloveno Anton Janša, pioniere dell’apicoltura e allevatore e pittore del XVIII secolo. La stagione è perfetta per ricordare l’importanza delle “sentinelle della natura”, perché mentre nell’emisfero boreale il mese di maggio è centrale per l’impollinazione, nell’emisfero australe si produce il miele e si lavorano i suoi derivati.

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Il pericolo di rimanere senza impollinatori

Senza impollinatori la vita sarebbe molto faticosa, difficile da immaginare. Secondo il celebre premio Nobel Albert Einstein, senza api all’uomo resterebbero solo quattro anni di vita: “Se un giorno le api spariranno, l’estinzione del genere umano seguirà quattro anni più tardi“. Di fatto, un terzo del cibo prodotto nel mondo dipende dall’impollinazione. Senza le api (e gli altri impollinatori) sparirebbero il caffè, le mele, le mandorle, i pomodori, il cacao, e molti altri prodotti.

Secondo il Wwf, oltre il 40% degli impollinatori è a rischio di estinzione. Le specie più a rischio sono le api selvatiche e le farfalle. Le cause principali della riduzione delle api sono da attribuire alla “distruzione, degradazione e frammentazione dei loro habitat“, insieme al onnipresente “inquinamento da pesticidi, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive, parassiti e patogeni”. A dichiararlo lIpbes (l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services).

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Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Faoil 90% delle specie di piante da fiore selvatiche dipendono dai loro impollinatori; anche il 75% delle colture alimentarti mondiali e il 35% dei terreni agricoli globali dipendono dal lavoro degli impollinatori. E chi sono queste sentinelle della biodiversità (oltre alle note api)? Tra loro troviamo vespe, farfalle, falene e coleotteri.

Non solo Miele, il libro del regista svizzero Markus Imhoof

Conoscere gli insetti che aiutano a mantenere il nostro habitat pulito e ordinato, che stimolano le coltivazioni naturali, è fondamentale per proteggerli. Così, il registra svizzero Markus Imhoof ha scritto il libro “Non solo Miele”, per sottolineare l’importanza di questi insetti lavoratori. Per lui è necessario tenersi alla larga da quelle che nel volume vengono chiamate “le tre P”: pesticidi, parassiti e perdita di habitat.

Il testo aiuta a comprendere come le api insegnino all’uomo che tutto è interconnesso. L’ambiente in cui viviamo noi e le api è molto complesso: se distruggiamo alcuni dei loro habitat, questa distruzione avrà ripercussioni molto pesanti non solo sulla vita delle api, ma anche su di noi.

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Gli apicoltori in Italia, le regioni pioniere

Secondo l’ultimo censimento disponibile (2021), gli apicoltori in Italia sono poco più di 72mila, di cui 53.464 producono per autoconsumo (74% del totale) e 18.556 per il mercato, con partita Iva (26% del totale). Gli apicoltori italiani detengono in totale 1.573.967 alveari e 208.138 sciami. La regione con il maggior numero di apicoltori è il Veneto (circa 9.200, il 13% del totale nazionale), seguita da Lombardia, Toscana, Piemonte e Trentino Alto Adige. La regione con il maggior numero di alveari è il Piemonte (201.151, il 12,8% del totale nazionale), seguita da Lombardia, Calabria, Sicilia e Basilicata.

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Come soccorrere un’ape

Secondo il Wwf, si può salvare un’ape in difficoltà molto semplicemente. Se la trovi, non lasciarla morire. Con essa puoi apportare il tuo piccolo contributo per salvaguardare il pianeta. Mettila delicatamente su un fiore. Se non lo trovi, puoi mescolare zucchero e acqua in parti uguali. Offrile una o due gocce su un cucchiaino e lasciala riprendersi. Le darai una sferzata di energia. Non utilizzare zucchero di canna perché è più difficile da digerire.

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Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

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