Tuteliamo i fiori soprattutto quelli che crescono nelle città inquinate: ecco cosa sta succedendo

By Iole Di Cristofalo

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Potrebbero diventare sempre più rari, meno profumati e colorati

Fiori e inquinamento: nei giorni del Festival di Sanremo viene pubblicata una scoperta importante

La scoperta scientifica che stiamo per raccontarvi viene pubblicata su Scienze nei giorni del Festival di Sanremo, oltre alla musica ha tra i suoi simboli più importanti i fiori. Noi dei fiori abbiamo soprattutto una concezione visiva molto forte e poi tattile e olfattiva, il profumo è l’elemento che più ci porta ad apprezzare le piante floreali, in più è quello che determina l’importanza dei fiori scelti per arredare, abbellire e anche creare prodotti beauty, partendo dai profumi.

Oggi i fiori si utilizzano anche per cucinare piatti gourmet ma in realtà si faceva già nel passato e poi, i fiori, sono utilizzate per creare tisane e bevande benefiche. Tutto qui? No, senza i fiori non esisterebbe più la vita sulla terra e non è iniziata per i fiori. Grazie a loro oggi, però, è possibile l’impollinazione e anche l’esistenza di punti di riparo o alimentazione utili per api, farfalle, falene e altri insetti. Che l’inquinamento stia rovinando piante e diminuendo api e altri insetti importanti già si sapeva. Adesso, i ricercatori dell’Università di Washington sono arrivati ad altre scoperte e sono preoccupanti.

Senza profumo a causa dell’inquinamento: un danno gravissimo per api e altri impollinatori

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L’inquinamento atmosferico, quinti tutto ciò che viene immesso nell’aria, riesce a cancellare quando è ad alte concentrazioni il profumo dei fiori. Succede nelle aree urbane dove i livelli di compositi inquinanti nell’aria sono più alti. I primi a percepire questo cambiamento sono proprie gli insetti sensibilissimi alle componenti chimiche presenti nell’aria e che intaccano le piante.

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In fondo, gli insetti impollinatori sono attirati dai fiori proprio dall’odore oltre che dal colore, il danno causato dall’inquinamento ambientale può portare alla riduzione del 70% dell’impollinazione. Falene, farfalle e api non riescono più a percepire l’odore dei fiori a causa dello smog e questo può comportare ad una graduale diminuzione dei nuovi processi di crescita delle piante. A studiare questi effetti, i ricercatori dell’Università di Washington interessati a scoprire dati sull’impatto delle attività umane e industriale a livello globale, primo pericolo riscontrato la sparizione dei processi di impollinazione.

Parola agli scienziati, le ricerche sono state eseguite anche di notte

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Ecco che cosa dicono gli scienziati: “inquinanti chimici non solo riducono la sopravvivenza e la riproduzione degli animali, ma possono anche disturbare i loro sensi, modificandone il comportamento e le interazioni con altre specie. I comuni inquinanti atmosferici come l’ozono degradano i profumi floreali, influenzando potenzialmente la capacità degli insetti di individuare e impollinare i fiori”. “Un modello globale suggerisce che molte aree urbane hanno un inquinamento sufficiente a ridurre significativamente le distanze alle quali gli impollinatori possono percepire i fiori”.

Sui risultati ottenuti, gli scienziati stanno effettuando diverse ricerche, in particolare sulla capacità delle piante di autoregolare la propria crescita di fronte a smog in aumento e stagioni sempre diverse tra loro. Gli elementi dell’inquinamento ambientale o delle attività urbane che più impattano sulla vita dei fiori ma anche degli insetti che li utilizzano nella loro catena alimentare. Così, scopriamo che le falene anche di notte, quando il numero di auto in circolazione è più basso, non riescono comunque a percepire i fiori con l’olfatto per altri tipi di inquinamento, ad esempio quello luminoso.

“Col favore dell’oscurità, innumerevoli falene e altri insetti sfrecciano furiosamente nei boschi e nei deserti, alla ricerca del nettare delle piante che sbocciano di notte, e nel frattempo impollinandole. Ma gli odori che gli insetti infestano si sono fatti più deboli. I radicali nitrati, un comune inquinante, li scompongono prima che possano viaggiare lontano, riferisce oggi un gruppo di ricerca su Science. Il team ritiene che il disturbo olfattivo risalga alla rivoluzione industriale di 200 anni fa”.

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