Carlo Conti, Sanremo, polemica. Bastano poche parole per infiammare gli animi. Del resto, una volta Pippo Baudo ha detto che non esiste Sanremo senza quel pizzico di sana polemica. Ed è probabilmente vero, perché il Festival muove una macchina troppo grande per essere davvero compresa. Tutti i meccanismi, le dinamiche. Dopo cinque Festival di Amadeus, siamo più che abituati alle polemiche, per non parlare di Claudio Baglioni. Quindi, vediamo la polemica del momento su Sanremo, precisamente sui testi, una mossa che è stata letta addirittura contro Amadeus.
Polemica su Carlo Conti e Sanremo
Quello che Carlo Conti si è appena tolto è probabilmente il primo di tanti sassolini che verranno. Dobbiamo fare un passo indietro per comprendere questa polemica, esattamente alle prime dichiarazioni del conduttore e direttore artistico di Sanremo 2025 (e se Sanremo continuerà a essere sulla Rai anche del 2026).
Ai tempi, infatti, Carlo Conti aveva detto, parlando anche del passato, perché è già stato conduttore del Festival: “Arrivavo dopo un’annata andata così così, quindi c’era un po’ da rifondare. Adesso arrivo con un Sanremo in ottima salute e posso solo fare peggio. La realtà è che è tutto più facile”.
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A essere al centro della polemica, dunque, troviamo i testi di Sanremo. “Grande tendenza di mercato, seguendo ciò che vuole il pubblico, ma anche qualche sapore bello e qualcosa che non ti aspetti. Anche brani importanti sul fronte del contenuto, che possano far riflettere”.
Sono due gli argomenti che ha citato in particolare, ovvero l’immigrazione e la guerra. “I cantautori tornano a parlare del micromondo, della famiglia e dei rapporti personali. Sarà più umano, più intimo”, aveva dichiarato Carlo Conti. Molti hanno letto quelle parole come una sorta di desiderio di “cancellare” i temi portati al Festival da Amadeus.
La replica secca di Carlo Conti
Cosa si fa in questi casi? Semplice: si coglie la palla al balzo per mettere un punto alla questione (e possibilmente andare alla successiva, pure di gran carriera, perché, polemica dopo polemica, fa in fretta ad arrivare febbraio).
“Prendo tutto con leggerezza, e trovo che il ‘fumo’ che si crea attorno al festival sia estremamente positivo, perché crea interesse, tiene alta l’attenzione. Mi piace meno quando vengono trasformate o strumentalizzate certe affermazioni”, ha detto.
“Un po’ di tempo fa sono stato ospite di un podcast di tre colleghi che mi hanno chiesto che cosa stessero presentando i cantautori. A una domanda precisa la mia risposta è stata che avevo notato come nella maggioranza dei casi i cantautori stanno tornando a parlare di cose più dirette, più piccole, quelle che ci circondano”.
E cosa è successo, quindi? Semplice: quello che abbiamo detto prima. Le sue parole sono state automaticamente travisate. “Automaticamente poi si è letto online che io non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di migrazione a Sanremo. Quindi si è trasformata un’affermazione a una domanda precisa cercando lo scoop, travisando, raccontando il falso”.
Il conduttore ha ammesso di essere rimasto molto colpito da quello che è successo, dal meccanismo con cui nascono le fake news. Perché alla fine un sito riprende l’altro, e così l’effetto catena è assicurato. “Il gioco in questo grande carrozzone che è Sanremo diventa fantastico, importantissimo e determinante proprio per creare l’interesse, per mantenere alta l’attenzione sull’evento”.
Quindi, al di là di tutti i “toto” che potremmo mai fare, sulle co-conduttrici, sui co-conduttori, forse è il caso di fermarci e di riflettere, ma soprattutto di imparare a scindere e condividere con pensiero critico, senza soffermarsi a ipotesi che poi vengono smentite. “Ma bisogna verificare sempre che cosa è stato detto, che cosa è vero e che cosa non è vero”. E Carlo Conti ha ragione.