Sentenza di Catania, che cosa è successo?
Venerdì 29 settembre, una sentenza del tribunale di Catania ha respinto il provvedimento del questore di Ragusa, Dr. Vincenzo Trombadore, che disponeva il trattenimento di 4 tunisini nel Cpr di Pozzallo, come previsto dal Decreto firmato dal Governo a Cutro. I migranti sono così tornati in libertà. Il tribunale, presieduto dalla giudice Iolanda Apostolico, ha contestato alla radice la legittimità sul piano costituzionale e delle norme europee.
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Le motivazioni del Tribunale presieduto dalla giudice Apostolico
Per il Tribunale di Catania “le nuove norme sulla detenzione per i richiedenti asilo sono contrarie alle norme Ue e alla Costituzione italiana. Trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo“.
I giudici si rifanno all’articolo 10 della Costituzione, che recita: “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici“
La contrarietà della premier Meloni
La premier è intervenuta con un post su Facebook: “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto“.
Perché i migranti dovevano essere trattenuti?
I migranti, secondo la Premier, dovevano essere trattenuti perché le loro motivazioni non meritavano la protezione. Uno, già espulso due anni fa, sarebbe tornato in Italia “perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli alle loro attività (particolari linee della mano)“. Un altro temeva la reazione dei debitori dopo aver chiesto soldi per curare il padre. Il terzo migrante temeva la vendetta della famiglia della sua ragazza, annegata dopo aver tentato di sbarcare in Italia con lui. Il quarto è sbarcato a Lampedusa il 19 settembre in cerca di soldi per far partorire in sicurezza la moglie, dopo tre neonati persi.
La risposta del giudice Iolanda Apostolico
Il giudice Iolanda Apostolico alle parole della premier ha risposto a stretto giro con modi pacati e asciutti. Dice prima di tutto di non voler entrare nelle polemiche e afferma: “Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso in Cassazione. Non tocca a me difenderlo (…) Non rientra nei miei compiti. Non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”.
Iolanda Apostolico, chi è?
C’è chi la definisce una donna libera, mai schierata, nessuna appartenenza alle correnti della magistratura, ma anche chi la descrive in tutt’altro modo. Cinquantanove anni, nata a Cassino, nel Lazio, è a Catania da 25 anni. Prima era assegnata al tribunale penale poi è andata nella sezione immigrazione di quello civile. Secondo il suo profilo Facebook (ora oscurato), il giudice nel 2018 avrebbe condiviso una petizione per chiedere la mozione di sfiducia per Matteo Salvini, avrebbe seguito Free Open Arms, Potere al Popolo e l’ex sindacalista e parlamentare, Aboubakar Soumahoro.
La difesa serrata dell’Anm e del tribunale civile di Catania
La replica della sezione catanese dell’Associazione Nazionale Magistrati è stata molto dura: “Gli attacchi da parte di esponenti politici e organi di stampa sono del tutto gratuiti e irrispettosi, oltre che non rispettosi delle sfere di attribuzione e della dignità stessa della persona ormai esposta ad una gogna mediatica”.
Nell’ufficio Protezione Internazionale del tribunale civile di Catania, dove Iolanda Apostolico lavora dal 2019, parlano di lei come persona studiosa, libera da condizionamenti, integerrima e stimata anche dagli avvocati. La decisione sui quattro migranti tunisini firmata dalla Apostolico è stata condivisa da tutto il collegio. In base alle norme avevano solo 48 ore di tempo per dare una risposta al questore, per dirimere una questione che in questo caso attiene alle libertà personali (articolo 13 della Costituzione).