Medicina: è giusto il test a numero chiuso?

By Luana Pacia

Ogni anno ritorna l’annoso dubbio riguardo alla facoltà di Medicina: è deleterio mantenere il test a numero chiuso? La penuria di medici e professionisti sanitari spinge le istituzioni a chiedersi se sia doveroso attivare un numero aperto e rimpinguare i gap. Cosa ne pensa la ministra Bernini?

Vincenzo De Luca contro il “marchettificio”

Basta marchettifici: togliamo Il numero chiuso a Medicina. Basta ipocrisie, oggi l’accesso alla facoltà di Medicina è diventato un marchettificio. Abbiamo ragazze e ragazzi che per affrontare i quiz vanno a fare corsi di formazione a 5000 euro l’uno! È una vergogna!!! I figli della povera gente non possono più iscriversi a Medicina. Allora io preferisco ingolfare le facoltà di Medicina, purché siano accessibili a tutti. Poi la selezione si fa sul campo, sulla passione, la capacità e la voglia di studiare dei ragazzi”.

È questo il messaggio postato dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sul suo profilo Instagram. Una voce che si scaglia contro gli enti che si prefissano di aiutare, dietro un compenso altissimo, i ragazzi nello studio delle tante materie trattate nei test di ingresso. Una possibilità che esclude automaticamente gli studenti elle fasce più povere, rendendo quindi la facoltà di medicina un luogo popolato perlopiù da giovani provenienti da famiglia facoltose. Rendere il test aperto a tutti significherebbe, automaticamente, appianare le divergenze e conferire a tutti le stesse possibilità.

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La ministra Bernini sul test di Medicina

Di diverso avviso la ministra Bernini, che pone l’accento sulla mancanza di personale sanitario qualificato (mancanza evidenziata soprattutto durante l’emergenza Covid) e sulla necessità di avviare una riforma dell’accesso alle professioni mediche e sanitarie per non farsi trovare impreparati nel caso in cui sia necessario un vasto impiego delle risorse mediche. Ciò non si risolve aprendo le porte a tutti, bensì «esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie».

Niente test a numero aperto, al momento, ma c’è già aria di cambiamento grazie alla riforma Messa – che ha eliminato il concorsone a settembre – e ha introdotto un sistema di prove strutturato con un calendario e un approccio completamente diverso. Gli studenti dell’ultimo e del penultimo anno delle scuole superiori potranno sottoporsi a quattro tentativi (ad aprile e luglio) con il test. Anche la preparazione muta e svantaggia i “marchettifici”: gli studenti infatti potranno accedere ai diversi contenuti digitali di formazione sulla piattaforma CISIA che riguarderanno tutte le materie oggetto delle prove.

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