Annalisa Minetti non si è mai lasciata scoraggiare dalla sua patologia degenerativa, negli anni ha fatto tutto ciò che voleva e si aggrappava alle luci e alle ombre per condurre una vita normale. Ma adesso, il buio è arrivato, ma lei non si lascia abbattere nemmeno da questo.
“Rosico perché non posso vedermi”
“Un po’ rosico, che non posso più vedermi. Sono come mi sento: oggi in tuta, e quando vado in tv vestita da gnocca . Ora non più, nero totale. L’oculista mi ha detto – poco tempo fa – che anche anatomicamente sto peggiorando, ma neanche me ne accorgo a questo punto. Mio padre mi ha sempre detto: sarai tu la luce. Faccio quel che posso“. È un’Annalisa che cerca sempre di vedere il lato positivo, anche se ora è diventata cieca totale.
È come se questa disabilità le avesse dato una marcia in più, spingendola a scegliere percorsi complicati per una persona vedente, figuriamoci per chi non lo è. Eppure ha partecipato a Miss Italia nel 1997, Vince Sanremo con il brano “Senza te o con te” l’anno successivo e si impegna in una carriera musicale e televisiva di grande successo. Non solo, si appassiona allo sport diventando un’atleta paralimpica (è medaglia d’argento ai campionati italiani paraolimpici di triathlon). Ricordiamo che l’artista è affetta da retinite pigmentosa, una condizione con progressiva degenerazione della retina. In poche parole, il soggetto perde la vista gradualmente, fino solo a vedere ombre e luci, poi il buio totale.
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Annalisa Minetti e la politica
L’ultima sfida della Minetti è stata entrare in politica o, almeno, provarci. Durante una lunga intervista a La Verità, si è aperta molto e ha raccontato tutto. Anche di quest’avventura in politica non finita bene. Il suo discorso è stato questo: “Spesi la mia parola con tante associazioni nel sociale. Ero convinta che il quinto posto in lista fosse sicuro, non avevo capito che stavo solo aiutando chi era stato messo prima di me. Sono stata uno strumento per altri, e mi è dispiaciuto tanto che tutte le persone con cui ho parlato siano poi state abbandonate a se stesse, usate anche loro“.
Annalisa, però, continua a battersi per gli altri perché “Inclusione è uno stile di vita, una cultura, non basta parlarne soltanto. Penso che l’attività motoria sia uno strumento molto efficace per insegnarla ai giovanissimi. Mi pare invece che stiamo dividendo il mondo per categorie, e non per persone, che hanno ciascuna un valore. Omosessuali, persone con ritardo cognitivo, non vedenti… Si divide, non si unisce“.