L’Adunata degli Alpini
E’ giunta l’ora. Come vi avevamo avvertito nelle nostre pillole qualche giorno fa (28 di aprile), è tornata per la quinta volta a Udine la famosa adunata nazionale degli Alpini (dopo 27 anni). La 94ª adunata nazionale degli alpini si tiene quest’anno dal 11 al 14 di maggio. Nonostante il brutto tempo, gli alpini e i loro accompagnatori sono arrivati nella città friulana che li ospita quest’anno.
500 mila persone per un giro d’affari intorno a 100 milioni di euro. Esaurite da tempo le disponibilità ricettive a prezzi folli. Oltre 3 mila persone hanno lavorato, per oltre un anno, all’organizzazione dell’Adunata, secondo il presidente della Sezione di Udine, Dante Soravito de Franceschi, che ha elogiato la grande disponibilità dell’amministrazione locale e degli enti del territorio che hanno permesso la realizzazione dell’evento.
L’invasione pacifica di Udine
Da qualche giorno è cominciata “l’invasione pacifica” delle penne nere nella città friulana. Migliaia di alpini sono arrivati da ogni parte d’Italia per partecipare al programma di celebrazioni che coinvolgerà vari luoghi del territorio, dal sacrario di Redipuglia ad Aquileia, fino a Gemona del Friuli, una delle cittadine più colpite dal Terremoto di magnitudo 6.5 che provocò 990 vittime e 600 mila sfollati nel 1976.
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Lo scorso 6 di maggio è stato il 47° anniversario dell’evento. Il Corpo degli Alpini fu il primo che accorse ad aiutare i cittadini colpiti ed il primo che mise in opera la ricostruzione. Se qualcuno di voi si è recato negli ultimi anni nelle città friulane colpite dal sisma non se ne sarà nemmeno accorto della grande devastazione che provocò il sisma.
Il terremoto del 1976
La maggiore affluenza degli alpini è attesa proprio fra oggi e domani, come fa sapere il presidente della sezione Ana Udine Centro, Lucio Favero. Mentre domenica è previsto l’arrivo di altri alpini, ma solo per partecipare alla sfilata che si terrà per le vie della città friulana. A partecipare, il giovane e l’anziano, i “bocia” e i “veci”, storie e vissuti diversi, e per nulla al mondo vi rinuncerebbero. Come ogni anno a maggio gli alpini partono per l’Adunata. E a Udine, in terra alpina, è ancora più forte e più sentita. Le penne nere sono un simbolo di concretezza, dignità e orgoglio.
Basilica di Aquileia
Il corpo degli alpini
Il corpo degli Alpini viene istituito con R.D. 15 ottobre 1872 per preparare truppe destinate alla difesa dei confini montani. La montagna rimarrà sempre un punto di riferimento per questo corpo militare. Vengono formate 15 compagnie che aumentano a 36, ripartite in 10 battaglioni. Durante la guerra 1915-18 il Corpo comprende 88 battaglioni riuniti in 20 gruppi, 9 raggruppamenti e 4 divisioni. Terminato il conflitto rimangono in vita otto reggimenti ai quali si unisce il 9° costituito nel 1919.
Attualmente i reggimenti sono 8 e le loro Bandiere sono decorate di 9 Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, 10 Medaglie d’Oro, 30 Medaglie d’Argento, 8 Medaglie di Bronzo ed 1 Croce di Guerra al Valor Militare, di 3 Medaglie di Bronzo al Valore dell’Esercito, 1 Medaglia d’Oro, 1 d’Argento e 1 di Bronzo al Valor Civile e 1 Croce d’Oro e 1 Croce d’Argento al Merito dell’Esercito, 6 Medaglie d’Argento di Benemerenza, 4 Medaglie di Bronzo al Merito della Croce Rossa Italiana.
Con 10.800 persone effettive, gli alpini italiani sono la più cospicua truppa da montagna nell’Europa del Terzo millennio. Oggi sono professionisti addestrati per operazioni militari in ambienti estremi, per partecipare ad operazioni di pace e per gestire situazioni d’emergenza nelle calamità naturali. I valori sono rimasti gli stessi delle origini.
Per approfondire:
Valanga in Val di Rhemes, recuperati i corpi senza vita delle 3 guide alpine
La denuncia delle provocazioni e le distanze nel 2022
Dopo le accuse di molestie a Rimini, nell’adunata del 2022, a Udine c’è la massima attenzione tra le penne nere. Un cartellone significativo campeggia sulla facciata del municipio di Udine: “Zero Tolerance e gli alpini contro la violenza di genere“. L’adunata è un’occasione per ribadire l’estraneità e la lontananza del corpo dagli episodi avvenuti a Rimini (forse, dato che non sono provati), quando diverse donne raccontarono di essere state molestate fisicamente e verbalmente. E l”Ana ricorda che il corpo è assolutamente schierato contro la violenza di genere”.
Il folclore (i canti degli alpini)
Il canto popolare rappresenta la più genuina forma di trasmissione di usi, costumi, tradizioni di un popolo. Esso si tramanda con regole semplici che ne hanno permesso l’arrivo fino ai giorni nostri, subendo sostituzioni, adattamenti, fusioni, aggiunte, omissioni, contaminazioni. Il canto militare fa parte di quel filone, che propone tutte le dinamiche che la tradizione porta con sé. Il coro degli alpini canta pezzi della nostra storia, canti di guerra e anche di pace, con il cuore, rappresentando quell’Italia che pensava alla patria a e alla famiglia e proponeva parole come quelle che si propongono nel canto “Sul Cappello che noi portiamo” e che riassumono i valori alpini
“sul cappello, sul cappello che noi portiamo c’è una lunga c’è una lunga penna nera, Che a noi serve, che a noi serve da bandiera Su pei monti, su pei monti a guerreggiar, ohilala; coglieremo, coglieremo stelle alpine Per portarle, per portarle alle bambine, Farle pianger, farle pianger e sospirar, ohilala“.
Per capire di più dovete avvicinarvi alle adunate. Sono davvero uno spasso “serissimo”!