Perché lo schianto del velivolo delle Frecce Tricolori a Caselle?
Il giorno dopo la tragedia si studia sulle cause che hanno provocato lo schianto del velivolo Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolori, precipitato all’aeroporto di Torino Caselle (noto anche come il Sandro Pertini). Due sono le probabilità: un impatto con gli uccelli o un guasto meccanico. La prima pare per adesso l’ipotesi più probabile perché dopo appena sei secondi dal decollo, il pilota avrebbe lanciato l’allarme, parlando di “problema al motore” e “bird strike“. Su queste due ipotesi indagano l’Aeronautica Militare e la Procura di Ivrea.
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La dinamica dell’incidente
Come racconta “Il Corriere“, alle 16.52 di sabato 16 settembre, i velivoli della pattuglia acrobatica nazionale sono decollati, in rapida successione, dalla pista 36, dopo avere ricevuto l’autorizzazione come da protocollo. Subito dopo il motore di uno degli aerei (il “Pony 4” perché è il secondo gregario sinistro della formazione) si ferma. Alcuni comandanti e primi ufficiali presenti in aeroporto segnalano ai colleghi che in quel momento ci sono diversi uccelli tanto da ritenere il rischio di “bird strike” elevato. L’Aermacchi MB-339 ha un unico propulsore e il rischio che gli uccelli lo mandino in tilt è elevato.
Un pezzo di aereo investe la macchina dove viaggiava la bambina di 5 anni
L’aereo perde quota, ma il pilota resta all’interno dell’abitacolo, seguendo quanto previsto dai protocolli delle Frecce Tricolori per ridurre al minimo le conseguenze negative. Dopo qualche secondo, aziona il seggiolino eiettabile e si lancia con il paracadute. Il velivolo precipita, prende fuoco e lascia sul prato dell’aeroporto un grosso segno di bruciatura. I pezzi più grossi, ancora in fiamme, sfondano il reticolato che delimita lo scalo: uno di questi colpisce l’auto dove viaggiava una famiglia con una bambina di 5 anni, che ha perso la vita.
Il resto della pattuglia prova due volte ad atterrare a Torino, senza successo. Sono dovuti andare fino a Milano Linate
L’indagine della Procura di Ivrea e dell’Aeronautica Militare
Sull’incidente ha aperto un’indagine la procura di Ivrea, che già è incaricata dell’inchiesta sulla strage di Brandizzo. Parallelamente, dovrà indagare la commissione di investigazione dell’Aeronautica. Il velivolo non ha “scatole nere”, ma è dotato di sistemi di registrazione dei parametri di volo che dovranno essere recuperati ed esaminati. A questi si aggiungeranno anche il campionamento dei liquidi (olii, carburante), il controllo dei sistemi idraulici, l’ascolto delle registrazioni audio e l’analisi dei rottami.
Gli incidenti con gli uccelli
L’impatto tra velivoli e uccelli è una costante negli aeroporti di tutto il mondo. Soltanto negli Stati Uniti si registrano almeno 36 mila impatti ogni anno. Ma qual è la situazione in Italia?
le statistiche In Italia
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC), che raccoglie i dati relativi agli scali italiani, nel 2022 gli impatti con gli animali sono stati i 2.168: di questi, 2.055 con uccelli (95%, «incluse le specie non identificate»), 112 con mammiferi (5%) e persino uno con un rettile. La ripresa dei movimenti dopo la pandemia ha fatto registrare un notevole incremento del numero degli impatti con gli animali rispetto agli anni precedenti.
Chi è Oscar Del Dò, il pilota delle Frecce Tricolori coinvolto nell’incidente?
Oscar Del Dò, il 35enne pilota delle Frecce Tricolori coinvolto nell’incidente, si trova addesso ricoverato in ospedale in codice giallo per le ustioni riportate. Sa che nell’impatto è morta una bambina e chi lo conosce, dice che è letteralmente “sconvolto”.
Originario di San Daniele del Friuli, sul libretto di volo il pilota ha all’attivo circa 2.000 ore. Tante, è un pilota esperto, freddo davanti agli imprevisti. Come si vede dalle immagini dell’incidente.
Oscar del Dò aveva parlato nel 2020 agli studenti dell’istituto professionale “Arturo Malignani”, a Udine, dove lui stesso aveva studiato: “Era il mio sogno nel cassetto e ci ho creduto, così da maggio volerò con le Frecce“. La ricorrenza era la celebrazione dei dieci anni dell’indirizzo “trasporti e logistica – aeronautica”. Quel giorno il pilota raccontò di essersi “diplomato nel 2006” e di essere entrato l’anno successivo in Accademia aeronautica. La carriera parte lì finché si presenta l’occasion di accedere alla selezione delle frecce Tricolori. E ce la fa.
“Non avrebbe potuto evitare l’impatto”
Chi lo conosce e chi ha lavorato nelle sue stesse condizioni, dice che Oscar non avrebbbe potuto evitare l’accaduto. Simone Pagliani, 50 anni, pilota delle Frecce Tricolori dal 2002 al 2009 (e oggi pilota civile), racconta al Corriere:
“Purtroppo quando c’è un imprevisto in decollo, che sia lo stormo di uccelli o un problema al motore, cambia poco: una perdita di potenza in decollo ti lascia pochissimo tempo, la velocità è bassa, la quota poca. Con un monomotore non resta che eiettarsi (…) Il primo pensiero (quando ha saputo dell’incidente, ndr) è stato per la famiglia della vittima: ho un bambino di 6 anni. Poi mi sono sentito vicino al pilota perché so quanto sono delicate queste fasi del volo e so che i piloti mettono al primo posto la sicurezza“.