Due fatti che hanno dell”inverosimile sono accaduti a distanza di poche ore l’uno dall’altro in due parti opposte del mondo, accomunati da una coincidenza agghiacciante.
Giovedi pomeriggio, a Bolzano, è morta una donna di 34anni, investita da una betoniera. Si tratta di Margherita Giordano, 34 anni, professoressa originaria di Somma Vesuviana.
La donna si trovava in sella alla sua bicicletta quando è stata investita in piazza Mazzini, in passato scenario di numerosi incidenti.
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Per una fatalità, è arrivato sul posto il suo compagno, medico legale dell’Ausl, che si è ritrovato dunque davanti agli occhi la fidanzata priva di vita. L’uomo adesso è in stato di choc.
Margherita si era trasferita dal Vesuviano a Bolzano per lavorare.
Da tutti definita una “persona speciale”,
Ora proseguono le indagini, l’uomo alla guida della betoniera è indagato per omicido colposo. Si tratta di un 51enne trentino.
Tuttavia, dato che il posto è già stato scenario di incidenti, ora si punta il dito anche sui semafori che regolano il tratto, evidentemente non settati in maniera adeguata da neutralizzare i pericoli.
Un caso simile avvenuto in Canada
Un caso del tutto analogo è avvenuto in Canada, sempre giovedì, con la sola differenza che a trovare priva di vita una ragazza è stata la madre, e non il fidanzato.
Jayme Erickson, paramedico, è stata chiamata a soccorrere due ragazze che avevano avuto un terribile incidente.
Per una delle due non c’era niente da fare, l’altra era stata trasportata d’urgenza in ospedale, dove purtroppo è deceduta in ospedale durante l’intervento.
Poco dopo, fatto rientro a casa, la donna è stata avvertita della morte della figlia, e lì ha realizzato che quella che aveva appena soccorso era proprio la sua amata figlioletta, di appena 17 anni.
Jayme non ha l’ha riconosciuta perché a causa delle ferite riportate il suo volto era divenuto irriconoscibile: lo schianto l’aveva sfigurata. “La paziente gravemente ferita di cui mi ero appena occupata era sangue del mio sangue” racconta la donna. “La mia unica figlia. La mia mini-me. Mia figlia, Montana. Le sue ferite erano così terribili che non l’ho nemmeno riconosciuta”.