Militare dell’aereonautica americana si suicida: venticinque anni, ha ripetuto più volte di liberare la Palestina
Aaron Bushnell è un soldato dell’aeronautica militare amercana, venticinquenne. Muore in ospedale per delle gravi ustioni. Il giovane si è dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington per dire Stop al genocidio.
Nel filmato ha ripetuto più volte “liberare la Palestina”. Il video circola in rete tra giornali e anche social network, possono urtare la sensibilità. Il ragazzo ha in mano una borraccia e cammina parlando davanti all’ambasciata, dentro al recipiente del liquido infiammabile. Ad un certo punto si versa addosso il contenuto e con un accendino accende il fuoco, si suicida così. “Non sarò più complice del genocidio.
Sul luogo intervengono subito vigili del fuoco, ambulanza e polizia. Vengono portate via anche delle macchine per liberare l’area. Nelle immagini un prato o un’area dell’ambasciata con delle bandiere di Israele e delle foto di vittime o parenti, forse collegati all’attacco del 7 ottobre, vediamo anche altre notizie di oggi. Cosa si sta sbloccando nella situazione di Gaza, che cosa sta peggiorando? Intanto, si apprende anche che il soldato statunitense è morto in ospedale, è giunto in gravi condizioni.
Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui
oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità
Dimissioni del premier palestinese, in seguito alle gravi condizioni in cui versa Gaza.
Mohammed Shtayyeh, premier palestinese, si è dimesso, lo riferisce l’agenzia ufficiale palestinese. Le dimissioni giungono stamane all’inizio della seduta del consiglio dei ministri. Il premier ha descritto la gravità della situazione che si è creata a Gaza.
Ecco le dichiarazioni che riporta la Wafa, agenzia palestinese. “Io penso che prossima fase richieda una riorganizzazione nel governo e nella politica che prenda in considerazione la nuova realtà nella Striscia di Gaza, i colloqui di unità nazionale e la necessità del raggiungimento di un consenso inter-palestinese basato sulle fondamenta nazionali, su una vasta partecipazione, sull’unione delle fila e sull’estensione della autorità dell’Anp sull’intero territorio”.
Crisi di governo anche in Cisgiordania, tutto questo nella giornata in cui è morto un militare davanti ad un’ambasciata
L’esecutivo di Mohammad Shtayeed governa alcune parti della Cisgiordania e in quest’area genera una crisi di governo. Si ribadisce che le dimissioni avvengono sull’onda degli sviluppi legati all’aggressione contro la Striscia di Gaza e all’escalation in Cisgiorania e Gerusalemme.
La crisi in Cisgiordania arriva dopo la richiesta al governo di creare una nuova autorità palestinese o riformata che si assume la responsabilità dei territori palestinesi dopo la fine della guerra a Gaza. L’obiettivo di Nethanyau è quella di distruggere Hamas che detiene il potere a Gaza. Shtayyeh dopo le dimissioni ha spiegato che “la prossima fase e le sue sfide richiedono nuove misure governative e politiche che tengano conto della nuova realtà nella Striscia di Gaza”.
Situazione militare: accordi, liberazione di ostaggi e piani di evacuazione
Partiamo dalle famiglie degli ostaggi trattenuti dal 7 ottobre nella striscia, a Gerusalemme le famiglie si impegneranno in una marcia di quattro giorni, lo annuncia il Forum degli ostaggi e dei dispersi, l’inizio del corteo è previsto mercoledì dalla zona di Reìm e durerà fino a sabato prossimo.
Sul fronte miliare ancora notizia. L’esercito israeliano ha presentato al gabinetto di guerra un piano di evacuazione di civili palestinesi dalle zone di combattimento di Rafah, città meridionale di Gaza. Il piano prevede anche aiuti umanitari in risposta ai possibili saccheggi, iniziativa presa anche su pressione degli Stati Uniti e dell’Onu, in particolare dell’Unrwa che si occupa dei rifugiati.
Da ieri, questa posizione su Netanyahu da parte di Hamas, non è interessato a raggiungere un accordo. La mediazione a Parigi impegna ancora Usa, Israele, Egitto e Qatar. Secondo ultime informazioni, Israele se disponibile a liberare ostaggi palestinesi, soprattutto secondo richieste di Hamas che ritiene deliranti.