Mary Quant e il follow up alla rivoluzione della minigonna degli anni 60′: involuzione o evoluzione?

By Ana Maria Perez

Mary Quant e la minigonna, un po’ di storia

La minigonna è definita dalla Treccani come “Gonna molto corta sopra il ginocchio, adottata nella moda femminile internazionale intorno al 1965. Spesso abbreviato in mini” . Chissà se voi avete mai indossato una minigonna, anche solo per scherzo! Io che vi scrivo dalla redazione di Ultimedalweb vi confesso che sì, l’ho indossata. Nonostante le mie gambe non fossero quelle di Gisele Bundchen o di Bar Refaeli. Ma a me non importava. Faceva caldo, la stoffa era fresca e mi sentivo “libera”. E voi? Avete indossato o indossate qualche volta una minigonna? Noi ci teniamo a saperlo e a ripercorrere con voi la storia della minigonna.

Il nostro input per parlarvi di quella gonna sopra il ginocchio è stata la notizia della morte a 93 anni di Mary Quant, la stilista britannica che ha definitivamente “liberato” la minigonna nel 1963. Durante la sua esistenza la minigonna è stata dichiarata “finita” da tanti critici di moda e stilisti, ma ciononostante finora il capo è rimasto in uso in molti paesi del mondo, pur con qualche variante.

La storia

A partire dalla fine del XIX secolo i primi movimenti femministi iniziarono a ritenere le gonne molto scomode: i tessuti erano pesanti, e con il caldo diventava un’impresa indossarle, spesso sopra a sottovesti altrettanto lunghe. La femminista francese Hubertine Auclert creò alla fine del secolo la Lega per le gonne corte, raccogliendo la richiesta da parte delle donne di indossare gonne più comode per garantire maggiore autonomia di movimento.

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La stilista Coco Chanel presentò negli anni ’40 modelli di gonna semplici rispetto alla moda precedente, riducendo la gonna fin sotto il ginocchio. Il vestiario lanciato da Chanel trova molti consenti e garantisce una facile diffusione commerciale.

Infine, negli anni ’60 arriva la vera innovazione della minigonna, lanciata da Mary Quant, ispirandosi alla nuova automobile Mini.  Per essere definite minigonne, le gonne dovevano avere una lunghezza che le facesse arrivare a due pollici sopra il ginocchio (circa 5,1 cm). L’indumento ebbe un successo planetario e si diffuse in breve in tutto l’occidente. Di fatto, la liberazione delle gambe delle donne influenzò e segnò profondamente un’epoca.

Perché si dovette attendere così a lungo per arrivare allo sdoganamento della minigonna? Molto semplice. Perché finora gli stilisti erano generalmente uomini e non ci pensavano sicuramente (in virtù dei costumi dell’epoca) a far mostrare le cosce alle loro compagne, figlie o sorelle.

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Una minigonna alla moda

La giornata mondiale della minigonna

Per rendere l’idea di quanto questo capo sia ancora considerato importante, basti considerare che nel 2015 è stata proclamata la Giornata Mondiale della minigonna, datata 6 giugno . A volerla Ben Othman, presidente tunisino della lega in difesa della laicità e delle libertà, il quale dedicò questa giornata alle donne oppresse dal sistema, insieme all’attivista femminista Najet Bayoudh. In segno di protesta contro un atto discriminatorio nei confronti di una studentessa algerina, alla quale era stato impedito di sostenere un esame per la sua gonna ritenuta troppo corta.

8 Minigonne famose

La stilista Mary Quant nel 1967

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1967, Raquel Welch in Vietnam

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Anni 60, Mina

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Anni 60, Audrey Hepburn

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1967 Nancy Sinatra

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1966, Brigitte Bardot

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1969, Iva Zanicchi

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1969, Jackie Onassis Kennedy

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Evoluzione o involuzione delle minigonne?

Non è una novità che il passato ritorni continuamente nel presente: nella moda i trend hanno pressoché frequenze cicliche, in particolare l’ispirazione agli anni ’60 di cui si parla oggi è connessa al clamoroso risveglio dell’esigenza di libertà nel vestire

La minigonna oggi ha un valore ben diverso da quello del passato, dove questo capo rappresentava un miscuglio di consumismo, lotta generazionale e ribellione. Che il capo sia in denim, pelle, suede, satin o pizzo, esso rappresenta una tendenza fashion e uno status symbol da perseguire al di là di ogni senso critico; non è più il capo ad essere importante ma il modo di portarlo, poiché è l’attitudine che crea stile.

In ogni caso, non si può parlare di “involuzione”, bensì di evoluzione delle minigonne, nonostante gli alti e bassi. Dopo che la minigonna ha segnato un’epoca, sono arrivate le scollature vertiginose, le calze a rete, i tessuti trasparenti, il monokini, e, infine, il nudismo. Come a dire… non lasciare spazio all’immaginazione. Voi cosa ne pensate?

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