Mahmoud Abdalla, decapitato per avere denunciato che lavorava in nero
Il caso di Mahmoud Adballa, decapitato e mutilato, ha colpito molto l’opinione pubblica. Si tratta di uno di quei delitti efferati che si possono trovare nei “noir”, ma non nella realtà; non nel XXIII secolo e non in un Paese Occidentale e Civile, come l’Italia. Ad aggravare ancora di più i profili criminosi di questo omicidio cruento è stata la scoperta che il ragazzo aveva denunciato i suoi aguzzini alla Guardia di Finanza. Dopo gli ultimi accertamenti e le dichiarazioni di colpevolezza dei due omicidi, il movente appare agli investigatori piuttosto chiaro. Vi raccontiamo quello che è accaduto
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Chi era Mahmoud Adballa?
Mahmoud Abdalla era un giovane egiziano di 19 anni che è stato brutalmente ucciso e mutilato a Genova il 24 luglio 2023. Il suo corpo, senza testa e senza mani, è stato trovato in mare davanti a Santa Margherita Ligure, una località turistica in Liguria. Il caso ha ha suscitato indignazione e orrore.
Il ragazzo era barbiere e lavorava in un negozio di Chiavari, gestito da due connazionali: Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Bob, e Mohamed Ali Abdelghani Ali, detto Tito. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mahmoud Abdalla voleva lasciare il lavoro per trasferirsi in un altro salone, ma i suoi datori di lavoro non gliel’hanno permesso.
L’omicidio, la ricostruzione dei due reo-confessi
Per l’omicidio sono stati fermati il 31 luglio 2023 i titolari dell’egiziano. La Procura di Genova contesta loro il reato di omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. Durante gli interrogatori, i due si sono accusati a vicenda dello smembramento del cadavere, ma hanno ammesso di aver ucciso Mahmoud Abdalla per motivi legati al lavoro.
Il 24 luglio 2023, il ragazzo sarebbe stato ucciso a coltellate in casa di Bob a Genova, dopo una violenta lite. I due assassini avrebbero messo il cadavere in una valigia e lo avrebbero trasportato in taxi fino a Chiavari. Lì, avrebbero smembrato il corpo sulla spiaggia, tagliando prima la testa e poi le mani con un coltello da macellaio. Infine, avrebbero gettato i resti in mare, sperando di farli sparire. A supportare la tesi, le varie telecamere di sicurezza, che hanno registrato i movimenti.
I due presunti assassini si trovano attualmente detenuti in carcere in attesa di processo, mentre gli investigatori proseguono con l’indagine per capire fino in fondo le motivazioni e i vari tornaconto di questo reato crudele, che finora non risulta giustificato.
Le dichiarazioni rese da Abdalla alla Guardia di Finanza
Il 19 giugno 2023, la Guardia di Finanza aveva ispezionato la barberia e aveva scoperto che Mahmoud Abdalla lavorava in nero. Durante il sopralluogo, il ragazzo aveva denunciato la situazione e aveva chiesto di essere regolarizzato. Mahmoud Abdalla aveva svelato una serie di particolari sulla conduzione della barberia e su tutto ciò che ad essa era collegato
Il occasione del blitz, i militari avevano verificato la presenza di diversi lavoratori e li avevano interrogati. Mahmoud aveva spiegato di essere un dipendente a tutti gli effetti, pagato in nero, come altri ragazzi. Secondo l’egiziano, qualche mese prima gli sarebbe stata promessa una parziale regolarizzazione, mai avvenuta.
Quel verbale ha messo in allarme i titolari, che hanno capito di essere in trappola. Con ogni probabilità, dopo quell’accesso dei finanzieri, sarebbe scattata la molla per far sopprimere il ragazzo ed evitare ulteriori guai.
Voleva lavorare in un’altro negozio
A confermare che il ragazzo voleva “licenziarsi” (tecnicamente, non era assunto; sarebbe potuto andare via quando voleva), il gestore di una barberia nel quartiere di Pegli (Genova), che nei giorni precedenti il delitto era stato intimidito dai due presunti omicidi. Abdalla si era rivolto a lui per chiedergli di lavorare nel suo locale: Un segno inequivocabile che non si trovava bene nel negozio di Tito e Bob.
Le indagini proseguono, si cercano gli strumenti utilizzati nell’omicidio
Gli inquirente ora stanno cercando l’arma del delitto, la valigia e i borsoni utilizzati per trasportare il cadavere. Il taxi è già stato controllato, ma a un primo esame non sono state rilevate tracce utili alle indagini nel bagagliaio dove la valigia era stata sistemata. Gli investigatori stanno controllando i giri economici della vittima e dei suoi presunti carnefici per appurare ogni minimo dettaglio che possa contribuire a chiarire il movente. Che si riesca a stappare il vaso di Pandora?
Infine, possiamo solo ricordare che Mahmoud Abdalla era solo un ragazzo che aveva sogni e progetti per il suo futuro. Voleva aprire un salone tutto suo e far stare bene i suoi genitori rimasti in Egitto. Era amato e stimato dai suoi amici e dai suoi clienti. La sua tragica fine ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità egiziana e italiana che lo conosceva.