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Fame, percosse e pidocchi: parlano gli ostaggi di Hamas, il racconto di 3 donne e 2 bambini

ostaggi di Hamas

Fame, percosse, pidocchi, parlano gli ostaggi di Hamas

Abbiamo assistito nelle ultime ore alla ripresa degli attacchi di Israele contro le forze armate di Hamas nella Striscia di Gaza. La guerra continua con recrudescenza dopo la liberazione degli ostaggi. Nel frattempo, iniziano ad affiorare i primi racconti degli ostaggi liberati. Molti di loro sono in cura in ospedale e le loro testimonianze sono raccontate dai parenti. In questo post vi raccontiamo il quadro che è emerso di maltrattamenti, incertezze, squallore e tanta paura. 50 giorni di prigionia a Gaza potrebbero lasciare importanti cicatrici emotive, oltre a quelle fisiche.

Vi raccontiamo la testimonianza di 2 donne e 3 bambini, che hanno vissuto il dramma della guerra ma che per fortuna possono raccontarlo. Guardate!

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Gli ostaggi di Hamas, una prigionia difficile

Tenuti al buio. Costretti a stare seduti in silenzio. Malnutriti. Questi e altri frammenti di informazioni ancora più agghiaccianti cominciano a raccontare come gli ostaggi sono sopravvissuti durante la prigionia di Hamas. Circa 240 persone, dai neonati a ottantenni, sono state prese in ostaggio durante l’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre. Decine sono state liberate ma molte altre rimangono disperse, presumibilmente trattenute dall’organizzazione militante palestinese e da altri gruppi a Gaza, mentre, come abbiamo detto, riprendono gli attacchi.

Come previsto dall’accordo tra Israele e Hamas, la maggior parte delle persone rilasciate sono donne, bambini e lavoratori stranieri. Fino a oggi, venerdì 1 dicembre, è stato rilasciato solo un uomo israeliano adulto, che aveva anche la cittadinanza russa, e nessun membro dell’esercito israeliano. Si ritiene che gli ostaggi siano sparsi in luoghi diversi e nelle mani di gruppi diversi. Sembra che non tutti gli ostaggi siano stati trattati allo stesso modo. Solo alla fine della prigionia si potrà capire quello che è successo e il dramma che ognuno porterà dentro di se.

La testimonianza di tre donne, tenute al buio tra i “bombardamenti senza sosta”, picchiate e affamate

Adina Moshe

Adina Moshe (72 anni) è stata trascinata fuori da casa sua in Israele, portata a Gaza e obbligata a sostare in un tunnel cinque piani sottoterra. Suo nipote, Eyal Nouri, ha raccontato le prime ore della prigionia della donna: “l’hanno portata all’interno dei tunnel… lei camminava a piedi nudi nel fango (….) era molto difficile respirare, ma hanno marciato per ore all’interno dei tunnel”.

Nouri ha detto che sua zia è stata tenuta in una stanza sotterranea dove le luci erano accese solo per due ore al giorno: “non sapevano nulla di quello che succedeva sopra di loro“. “Sentivano i bombardamenti continui fino al giorno prima del loro rilascio. All’improvviso c’è stato un silenzio incredibile e hanno saputo che stava per succedere qualcosa ma non sapevano cosa

Secondo le testimonianze della donna, “sono stati nutriti solo con riso e alcuni fagioli in lattina, che hanno cercato di evitare di mangiare per non avere mal di stomaco“.

adina moshe

Yocheved Lifshitz

La rete di tunnel sotto l’enclave costruita di Gaza descritta da Adina Moshe corrisponde alla testimonianza di Yocheved Lifshitz , una nonna di 85 anni rilasciata all’inizio del conflitto, al di fuori dei termini della tregua . La donna, dopo la sua liberazione, raccontò che fu portata via in un motociclo, e che fu picchiata e maltrattata. Una volta giunta a destinazione in fondo al tunnel, fu accolta da un gruppo di miliziani che promisero non fare male né a lei né ai suoi compagni di prigionia, chiarendo che “credevano nel Corano”.

Yocheved lisfshitz

Ruth Munder

Nonna Ruth Munder ha detto al canale israeliano Channel 13 che le condizioni sono peggiorate man mano che la prigionia continuava e man mano che la morsa di Israele su Gaza si stringeva. Funzionari delle Nazioni Unite avevano avvertito di “massicce epidemie di malattie infettive e fame” nell’enclave a causa del rigido blocco imposto da Israele su tutte le importazioni oltre una piccola quantità di aiuti umanitari.

All’inizio una guardia portava pollo, riso, cibo in scatola e formaggio per gli ostaggi, ma non è durato a lungo. La donna ha spiegato che “quando ci alzavamo bevevamo tè e la sera ancora tè e dolci per i bambini, fino a quando la situazione economica ha iniziato a peggiorare e la gente aveva fame“.

Le dure testimonianze di due bambini

Purtroppo, anche i bambini hanno sofferto durante la prigionia. Ancora non possono credere a ciò che hanno vissuto. Continuano a parlare sussurrando e non possono ancora mangiare normalmente perché i loro stomaci si sono rimpiccioliti nel periodo della detenzione. Ci vorrà del tempo, ma i medici sono fiduciosi: “ce la faranno”, dicono.

La testimonianza di Emily Hand, 9 anni

Thomas Hand, padre di Emily (9 anni) ha rivelato i racconti di sua figlia dopo che è stata rilasciata. Il papà di Emily aveva già parlato con i giornalisti in precedenza, perché il compleanno della bambina, che quando è stata raita aveva 8 anni) era il 17 di novembre, mentre si trovava prigioniera di Hamas. Il padre aveva detto:

È il suo compleanno. Non saprà nemmeno che giorno è. Non saprà che è il suo compleanno. Non ci sarà la torta di compleanno. Nessuna festa, niente amici. Verrà semplicemente pietrificata in un tunnel sotto Gaza. Quello è il suo compleanno.”

Emily ha raccontato che lei, la sua amica Hila Rotem-Shoshani e la madre di Hila, Raaya Rotem, sono state tenute prigioniere in una serie di case, compromettendo la loro incolumità. Mentre le forze israeliane attaccavano Gaza, addentrandosi sempre più nel territorio palestinese, Rotem e le ragazze sono state costrette a correre da un edificio all’altro. Tuttavia, secondo il racconto di Emily, le ragazze non sarebbero state picchiate.

Rilasciata il cinquantesimo giorno di prigionia in quella che lei chiamava “la scatola”, la bambina disse a suo padre che pensava fosse scomparsa da un anno.

Emily ha raccontato a suo padre che facevano sempre colazione e talvolta pranzo o cena. Ha detto che era così affamata che ha imparato ad apprezzare il pane semplice con olio d’oliva. Da quando è stata rilasciata vuole mangiare “come un cavallo”, ma per ora stanno limitando l’assunzione di cibo mentre il suo stomaco rimpicciolito inizia a riprendersi.

Thomas Hand ha spiegato che Emily ha sofferto di punture di insetti. “ha testa piena di pidocchi, assolutamente piena. Non ne ho mai visti così tanti in vita mia”. Hand ha detto che lui e la sorella più grande di Emily lavoravano in tandem con i pettini.

emily hand

Eitan Yahalomi: “costretti a sopportare in silenzio”

Al dodicenne Eitan Yahalomi è stato ordinato di stare zitto, anche se costretto a “guardare film che nessuno vorrebbe vedere” sugli attacchi del 7 ottobre, ha raccontato sua zia, Deborah Cohen, al canale BFMTV.

Il bambino è stato picchiato quando è arrivato a Gaza, ha raccontato sua zia. “Forse sono stato ingenuo ma pensavo che sarei stato trattato bene. Ma no, sono dei mostri”, ha detto il ragazzino sui suoi rapitori di Hamas.

Il fondatore del forum Hostages e Missing Family, Omer Lubaton Granot, ha spiegato che gli uomini di Hamas hanno puntato una pistola alla testa di Eitan per minacciarlo se avesse pianto.

Ciò che sentiamo dalle storie dei bambini: la dura realtà della prigionia è incredibile”, ha detto Granot. “Le sorelle di altri bambini hanno detto loro che Hamas ha raccontato ai bambini che tutta la loro famiglia è morta, che nessuno li rivuole indietro, che non hanno una casa dove andare. Hanno cercato di spaventare i bambini”.

eitan yahalomi

La riabilitazione e la lotta verso la ripresa

Elma Avraham, 84 anni, era gravemente malata quando è tornata da Gaza. La dottoressa Hagai Levine, capo dell’équipe medica, ha dichiarato che il corpo della donna non aveva bisogno di parole perchéraccontava la sua storia straziante: “si può vedere sul suo corpo che è stata trascinata da un posto all’altro, che è stata ammanettata (…) ha ferite chimiche dovute al fatto di non aver curato i suoi bisogni primari.

La riabilitazione richiederà tempo. Gli ex detenuti possono sperimentare una serie di impatti psicologici importanti tra cui ansia, depressione, disorientamento, dolore, stress post-traumatico e sensi di colpa, secondo gli esperti.

Tuttavia, la dott.ssa Efrat Bron-Harlev, amministratore delegato del Centro medico pediatrico Schneider di Israele, dove alcuni degli ostaggi sono stati curati dopo essere stati rilasciati, ha detto che ciò che il personale ha visto finora li rende ottimisti: “abbiamo sentito da molti bambini e donne resoconti inimmaginabili, alcuni dei quali davvero surreali. Abbiamo ascoltato storie che per noi medici e operatori sanitari è difficile credere che possano esistere”,

Ma i pazienti sono forti e determinati: “Negli ultimi cinque giorni abbiamo incontrato bambini che inizialmente si sentivano ritirati e smarriti, e dopo un giorno o due già correvano per il reparto, giocando e ridendo”.

efrat bron harlev
Efrat Bron-Harlev

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