Thierry Breton, Commissario per il Mercato Interno dal 2019, ha annunciato le sue dimissioni a pochi giorni dalla formazione del nuovo esecutivo comunitario, un segnale di forti tensioni all’interno del secondo mandato di Ursula von der Leyen.
Lo stesso Breton ha attribuito la sua decisione a un conflitto con la presidente della Commissione Europea, come dichiarato sui social media, in particolare su X. Quest’estate, Breton aveva pubblicato una lettera con il logo dell’Unione Europea indirizzata a Elon Musk, nella quale si sollecitava il colosso delle auto elettriche e delle missioni spaziali private a rispettare le nuove normative digitali.
Musk, in risposta, aveva criticato la pubblicazione della lettera, definendola dannosa e controproducente. La lettera era stata inviata in concomitanza con un’intervista a Donald Trump. Nonostante Thierry Breton fosse stato indicato da Macron per un secondo mandato, le sue dimissioni hanno aperto la strada alla nomina di Stéphane Séjourné come suo successore. L’Eliseo ha rapidamente confermato la sostituzione.
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Il motivo delle dimissioni, ecco che cosa ha scritto su X Thierry Breton
Thierry Breton si è dimesso dal suo incarico di Commissario per il Mercato Interno in seguito a un conflitto con Ursula von der Leyen. Nella sua lettera di dimissioni, Breton accusa von der Leyen di aver chiesto alla Francia di ritirare il suo nome dalla formazione del nuovo esecutivo della Commissione Europea, per motivi personali non discussi direttamente con lui.
La presidente avrebbe offerto alla Francia un portafoglio più influente in cambio della sostituzione di Breton. Questi sviluppi, secondo Breton, riflettono una governance discutibile e hanno compromesso la sua capacità di continuare a lavorare nel collegio. La decisione di Breton di dimettersi, con effetto immediato, è anche legata alla sua critica alla mancanza di trasparenza e alla gestione delle nomine all’interno della Commissione, così come alla sua iniziativa non coordinata con la presidente riguardante Elon Musk e le norme sul Digital Service Act.
Su X, Thierry Breton ironizza in un primo post sulle sue dimissioni ritraendosi in un quadro dallo sfondo bianco, poi ringrazia i colleghi, parlamentari, Stati membri e team del lavoro svolto finora. Il tutto succede a distanza di nove giorni dal voto definitivo sul dazi doganali permanenti contro le auto cinesi, dazi introdotti il 5 luglio scorso che hanno portato allo scontro frontale con Pechino.
La risposta alle dimissioni di Breton dai vari partiti europei e risvolti
La decisione, quindi, arriva in un momento critico per l’industria automobilistica europea. Thierry Breton è stato recentemente molto attivo nel dibattito sulla transizione ecologica, con particolare attenzione al blocco delle vendite di auto a benzina previsto per il 2035, chiedendo una possibile ridiscussione delle scadenze. Inoltre, il suo impegno sui dazi doganali contro le auto elettriche cinesi ha accentuato le tensioni in Europa. Le indagini iniziate a settembre 2023 potrebbero rendere permanenti i dazi entro novembre. Breton, noto per il suo atteggiamento deciso verso le Big Tech e il suo ruolo nella regolamentazione digitale, lascia quindi un vuoto significativo nella leadership europea in settori strategici come l’industria e la tecnologia.
Le dimissioni di Thierry Breton da Commissario europeo hanno suscitato diverse reazioni. Alcuni, come Bas Eickhout dei Verdi Ue, hanno suggerito che Ursula von der Leyen “non sarà triste” per il suo addio, mentre Dirk Gotink del Ppe ha criticato Breton per “meschini rancori personali”. Dall’altro lato, Brando Benifei del Pd ha riconosciuto l’impegno di Breton, sottolineando la sua spinta per una maggiore sovranità digitale in Europa.
Il nuovo commissario è stato scelto in accordo tra Emmanuel Macron e Michel Barnier, neo-premier francese, con l’obiettivo di mantenere la continuità nell’azione europea. Tra i nomi più discussi per il successore c’era Stéphane Séjourné, ex europarlamentare e attuale ministro dell’Europa e degli Affari Esteri. Séjourné ha una lunga carriera politica, segnata dal suo sostegno a Emmanuel Macron e dal suo impegno nel partito Renaissance, rendendolo una figura chiave nel futuro dell’UE.