Avevamo davvero bisogno di un altro virus pericoloso nelle nostre vite? No, eppure la natura è sempre generosa. Questa è la volta del virus vampiro. Di cosa si tratta?
Il virus vampiro: come è nato?
Un’interessante scoperta nel campo virologico ha catturato l’attenzione degli scienziati: trattasi del “virus vampiro” che si attacca fisicamente a un secondo virus. Il fenomeno è stato osservato in un batteriofago, un tipo di virus che si attacca a un altro virus per sopravvivere.
Lo studio condotto dall’Università del Maryland, Baltimora County, ha rivelato che il batteriofago si è collegato fisicamente a un altro batteriofago nella regione del “collo”, proprio come un vampiro si attacca al collo dell’essere umano di turno da succhiare. Il ricercatore principale dello studio, Tagide De Carvalho, ha espresso stupore per questa scoperta, affermando che non era mai stato osservato prima un virus attaccarsi fisicamente a un altro in questo modo.
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La scoperta del “virus vampiro” è avvenuta casualmente durante l’analisi di un campione di terreno proveniente da Poolesville, nel Maryland. Il campione conteneva una sequenza genetica del batteriofago atteso, ma presentava anche qualcosa di più piccolo e sconosciuto. Solo attraverso l’uso di un microscopio elettronico a trasmissione, i ricercatori hanno identificato il fenomeno del “virus vampiro“.
Perché è pericoloso?
Il meccanismo di azione di questo virus è diverso rispetto ai virus satelliti comuni. Mancando di un gene speciale che gli permettere di attaccarsi al DNA delle cellule ospiti, il “virus vampiro” deve trovarsi fisicamente vicino al suo aiutante al momento dell’ingresso nella cellula per sopravvivere.
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano, ha detto: “Il virus non è intelligente, ma in questo caso furbo. Quando parliamo di “virus vampiro”, ci riferiamo alla circostanza in cui due virus si danno una mano: uno entra nella cellula e l’altro, grazie alla copresenza dell’aiutante, si integra con il genoma del Dna”.
“Sapevamo che i virus batteriofagi entrano nel Dna dei batteri, ma in questo caso si è riscontrato un comportamento anomalo: il ‘virus vampiro’ ha bisogno dell’altro per completare il proprio percorso“.
Cosa accade a quel punto? È sempre Pregliasco a dirlo: “Già conoscevamo l’effetto di aiuto o complementarietà con cui il virus dell’epatite Delta riesce a infettare una persona solo dopo (o insieme) che il virus dell’epatite B ha fatto altrettanto. Quindi solo una persona con epatite B può sovrainfettarsi con il virus dell’epatite Delta creando una doppia infezione“.
In poche parole i virus vampiri inducono una doppia infezione nel soggetto, debilitando ulteriormente l’organismo. Questa nuova scoperta apre la strada a tante altre, con immenso interesse da parte degli scienziati.