Bianca Balti, supermodella di fama internazionale, nota per le sue collaborazioni con grandi marchi e il suo impegno con l’Unhcr, ha condiviso con il pubblico social la diagnosi di cancro ovarico al terzo stadio ricevuta in pronto soccorso.
L’esperienza contro il cancro già nel 2022: ecco come sta affrontando la malattia Bianca Balti
Dopo aver già affrontato una doppia mastectomia preventiva per contrastare il rischio legato al gene BRCA1, nel 2022 ha rivelato sui social la sua nuova sfida. La diagnosi è arrivata inaspettatamente dopo un accesso in pronto soccorso per dolori addominali, sintomi del tumore ovarico.
Con una foto che la ritrae in ospedale, sorridente, circondata da fiori e colori, Balti ha raccontato ai suoi follower l’impatto emotivo della diagnosi. Una foto accompagnata da altre immagini, fino a creare un album. “Ho vissuto una settimana piena di dolore e paura, ma anche di speranza“, ha scritto, condividendo il suo ottimismo e la determinazione a sconfiggere la malattia. Con parole di grande forza, ha voluto offrire un messaggio di incoraggiamento: “Ho un lungo viaggio davanti a me, ma so che lo sconfiggerò. Per i miei cari, le mie figlie in primis, e per tutti voi che avete bisogno di forza, potete prendere in prestito un po’ della mia“.
Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui
oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità
La solidarietà verso Bianca Balti non è mancata: tantissimi vip hanno espresso vicinanza. Tiziano Ferro ha scritto: “Zio Tiziano è qui per te, piccola principessa”, mentre Giulia Salemi l’ha definita “una forza della natura”. Chiara Ferragni ha aggiunto: “Tesoro, avanti tutta” e Gigi Hadid le ha mandato “amore e forza”. Anche molte showgirl italiane come Elisabetta Gregoraci, Paola Turani e Alessia Marcuzzi hanno mostrato il loro sostegno sui social.
Che cosa sappiamo della malattia al terzo stadio? Dati, cure e progressi nelle cure
Il tumore ovarico al terzo stadio rappresenta una fase avanzata della malattia, in cui il tumore si è diffuso agli organi pelvici e ai linfonodi vicini. Il carcinoma ovarico è una delle forme tumorali più gravi e difficili da diagnosticare precocemente, spesso perché i sintomi sono aspecifici, come gonfiore addominale, meteorismo e bisogno frequente di urinare. La mancanza di strumenti di screening precoce ne complica ulteriormente l’individuazione.
Le cure per il tumore al terzo stadio si basano principalmente sulla chirurgia per rimuovere il tumore, spesso seguita da chemioterapia. I farmaci utilizzati comprendono il carboplatino e il paclitaxel, mentre nuove terapie mirate, come gli inibitori di PARP e il bevacizumab, hanno dimostrato di migliorare le prospettive per alcune pazienti, soprattutto quelle con mutazioni genetiche nei geni BRCA1 e BRCA2.
Nonostante i progressi nelle terapie, la prognosi per le pazienti al terzo stadio resta delicata: la sopravvivenza a cinque anni è del 45%. Tuttavia, la ricerca sta avanzando, con studi su nuove combinazioni terapeutiche e immunoterapia che potrebbero aumentare l’efficacia dei trattamenti. La diagnosi tempestiva rimane essenziale per migliorare le possibilità di sopravvivenza, sottolineando l’importanza di una maggiore attenzione ai sintomi e di consulenze genetiche per le donne a rischio.
Prevenzione, ricerca e fiducia nei medici: ecco cosa testimonia la storia di Bianca Balti
Domenica Lorusso, ordinario di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University, sottolinea (Repubblica) che il tumore ovarico è particolarmente insidioso a causa della mancanza di sintomi specifici e dell’assenza di strumenti di screening efficaci.
La dottoressa osserva che Bianca Balti, avendo una mutazione BRCA1, aveva già adottato misure preventive significative, come la doppia mastectomia, e che l’asportazione delle ovaie avrebbe potuto ridurre ulteriormente il rischio.
Giuseppe Curigliano, presidente eletto dell’ESMO, evidenzia che le possibilità di cura sono migliorate grazie agli avanzamenti nella terapia, inclusi farmaci come gli inibitori PARP. Curigliano suggerisce che la scelta di Balti di non procedere con l’asportazione preventiva delle ovaie potrebbe essere legata al desiderio di maternità, ma sottolinea che la prognosi per il tumore ovarico è positiva grazie ai progressi nelle terapie disponibili.
Infine, da Open, il ginecologo Giovanni Scambia, ginecologo e direttore scientifico della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs, esprime ottimismo riguardo al trattamento del tumore ovarico di Bianca Balti, grazie ai progressi nelle terapie come la chemioterapia e gli inibitori PARP, particolarmente efficaci per chi ha mutazioni BRCA. Sottolinea che la doppia mastectomia preventiva già intrapresa da Balti era una misura corretta e che le opzioni di cura attuali offrono buone prospettive di guarigione. Aggiunge che la prevenzione, inclusa l’ovariectomia profilattica, resta cruciale per ridurre il rischio nelle portatrici di mutazioni genetiche.