Il comune di Bari è a rischio scioglimento per infiltrazione mafiosa: scontro fra il sindaco Decaro e il Viminale.

By Iole Di Cristofalo

Ispezione antimafia nel comune di Bari, accesso fino alle aziende municipalizzate.

A tre mesi dalle prossime elezioni a Bari, il consiglio comunale rischia di essere sciolto a causa dell’infiltrazione della mafia. Il sindaco Antonio Decaro ha lanciato un allarme attraverso i social media questa mattina, dichiarando: ‘Oggi è stato dichiarato un atto di guerra contro la nostra amata città. Il Ministro Piantedosi ha comunicato telefonicamente la nomina di una commissione d’accesso incaricata di valutare l’ipotesi di scioglimento del comune‘. Si tratta di un’ispezione antimafia che coinvolge sia il consiglio comunale che le aziende municipalizzate del capoluogo pugliese.

Bari

Questa notizia giunge a poche settimane di distanza dall’arresto di 130 persone accusate di aver interferito nelle elezioni comunali del 2019. L’operazione di arresto ha visto coinvolte un migliaio di forze dell’ordine, dispiegate sin dalle prime luci dell’alba tra Bari e le zone circostanti. Le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso alle estorsioni, dalla detenzione illecita di armi da fuoco alla commercializzazione di sostanze stupefacenti, fino al turbamento delle gare d’appalto e alla frode nelle competizioni sportive. Si tratta di reati aggravati dal coinvolgimento della criminalità organizzata

Che cosa potrebbe succedere con l’ispezione antimafia e dichiarazioni di Antonio Decaro

Le elezioni potrebbero subire un ritardo fino a diciotto mesi nel caso in cui il comune venga sciolto e venga nominato un commissario straordinario. Questo scenario dipende interamente dall’esito del lavoro svolto dalla commissione istituita dal prefetto di Bari, Francesco Russo, su indicazione del Ministro dell’Interno Piantedosi.

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Le posizioni tra il sindaco e il Ministero dell’Interno sono nettamente divergenti. Mentre Decaro denuncia l’atto come una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti della città di Bari, il Ministero sostiene che l’ispezione era necessaria. Il sindaco accusa il centrodestra di perseguire propri interessi politici avviando questa indagine poco prima delle elezioni, ignorando le parole del procuratore antimafia.

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In una recente conferenza stampa, il sindaco ha difeso l’operato dell’amministrazione comunale di Bari negli anni, affermando che è stata in grado di contrastare efficacemente la criminalità organizzata. Ha dichiarato: “Questa azione, come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta avanzata da un gruppo di parlamentari del centrodestra pugliese, tra cui due viceministri del governo. Si ricollega all’indagine per voto di scambio che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’avvocato Giacomo Olivieri e di sua moglie, una consigliera comunale eletta proprio nelle fila del centrodestra”.

“Le stesse persone che nel 2019 hanno introdotto nel Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per il scioglimento di un’importante città capoluogo di regione. Una situazione senza precedenti in Italia, neanche durante l’inchiesta su Mafia Capitale”.

Il primo cittadino di Bari ha anche dichiarato di poter rinunciare alla scorta anche con un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune. “Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune.

Il ruolo di Olivieri e la moglie Lorusso, sono fra i 130 arrestati di febbraio

“Codice Interno” è l’inchiesta che ha portato alla luce il coinvolgimento di Giacomo Olivieri nella vittoria elettorale della moglie Mari Lorusso nel 2019. Olivieri era responsabile di garantire i voti per la candidata di centrodestra, successivamente passata alla maggioranza. In una conferenza stampa, il sindaco Antonio Decaro ha rivelato di aver licenziato Olivieri dalla Multiservizi quando è entrato in carica come sindaco.

Ha aggiunto che sono state avviate 23 azioni legali contro di lui, con richieste di restituzione di un milione di euro; il Comune è riuscito a recuperarne 110. Olivieri e sua moglie, Maria Carmen Lorusso, sono tra i 130 arrestati avvenuti il 26 febbraio. Nel 2014, la moglie si era candidata alle primarie del centrosinistra per le elezioni amministrative, battuta poi da Decaro. Attualmente Olivieri si trova detenuto e è indagato per scambio elettorale di natura politico-mafiosa. Secondo la Dda, i soldi sono stati raccolti dai clan Parisi, Strisciuglio e Montani per acquistare voti.

Le precisazioni del Viminale sull’ispezione in risposta al primo cittadino di Bari

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Il sindaco ha rivelato di aver consegnato al prefetto un dossier completo, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, riguardante l’attività svolta dal Comune nel contrastare la criminalità organizzata. Ha commentato: “È evidente, considerando la rapidità con cui è stata annunciata la nomina della commissione, che nessuno si è preso la briga di esaminare quei documenti. Io continuerò a contrastare questa aggressione con tutte le mie forze, proprio come ho fatto contro i mafiosi di questa città”.

In risposta, il Ministero dell’Interno ha dichiarato che l’ispezione era necessaria dopo un primo monitoraggio avviato dallo stesso Ministero in seguito agli eventi emersi dall’indagine giudiziaria che ha portato a oltre 100 arresti nel capoluogo pugliese. Inoltre, è stato nominato, dal Tribunale, un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti, completamente controllata dal Comune, in base all’articolo 34 del codice antimafia.

Il Ministero ha chiarito che queste azioni non sono volte a determinare automaticamente lo scioglimento del Comune, ma piuttosto a condurre un’attenta verifica dell’operato amministrativo, anche per garantire la tutela degli stessi amministratori locali, che avranno l’opportunità di fornire ogni informazione utile durante l’ispezione.

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