Strage di Erba, a marzo processo di revisione per Rosa Bazzi e Olindo Romano

By Iole Di Cristofalo

Strage di erba
Strage Erba: revisione della sentenza (pixabay)

Strage di Erba: ultimo fatto giudiziario: prima udienza per il processo di revisione

Svolta giudiziaria importante sulla strage di Erba, la Corte d’appello di Brescia ha ammesso il ricorso per Olindo Romano e Rosa Bazzi, due nome nella memoria della storia della cronaca nera degli ultimi anni.

I giudici della corte hanno fissato al primo marzo l’udienza sull’istanza di revisione presentata sia dalle difese dei due coniugi condannati all’ergastolo, sia dal sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser.

La corte ha citato le parti civili, dall’esito della discussione tra le parti, i giudici dovranno decidere se rigettare le istanze oppure accogliere le nuove proposte degli avvocati Fabio Schembri e Nico D’Ascolo, disporre quindi la revisione del processo per la coppia incarcerata.

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Che cos’è la revisione di processo

La revisione della sentenza per Rosa e Olindo è stata richiesta dal tutore quest’estate. Il tutore espresse che l’istanza fosse riunita a quella del magistrato milanese (Ansa del 31 agosto). Il tutore rientra tra le persone legittimate a chiedere la revisione, i giudici dovevano decidere sull’ammissibilità dell’istanza e sulla riunione processuale.

La revisione di un processo è prevista dal codice penale italiano, c’è la possibilità estrema e straordinaria di valutare la correzione di un errore giudiziario. La revisione è a tutti gli effetti un nuovo processo, può essere richiesta se ci sono prove molto forti che possono sovvertire la decisione di colpevolezza.

Marzo, corte di appello di Brescia: nuovi testimoni e fatti dalla difesa

Alla corte di appello di Brescia ci saranno il procuratore generale, il collegio difensivo dei due coniugi, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizio Morello e Luisa Bordeaux, le parti civili rappresentate dai famigliari delle vittime. Nello specifico: Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef, Paola Galli e Valeria Cherubini.

La difesa dovrà vincere con nuovi elementi la pubblica accusa che ha un testimone oculare, una prova scientifica e delle confessioni. Sono passati ben diciassette anni dai fatti, la difesa porta prove riuscite ad ottenere grazie a nuove tecnologie e progressi scientifici.

La difesa porta nuovi testimoni e i risultati di alcune consulenze. Il delitto, la strage multipla, di più vittime, potrebbe essere collegata anche ad una faida, una base di spaccio nella piazza del mercato vicino e il posto dove erano depositati gli incassi.

Questa testimonianza arriva da un uomo che abitava nella casa della strage e legato ad Azouz Marzouk. Altro testimone, si legge sul Messaggero, un ex carabiniere con altre informazioni importanti, forse su delle indagini connesse e su delle parti mancanti di intercettazioni.

La strage di Erba: i fatti

Strage di Erba, comune in provincia di Como, 11 dicembre 2006. Viene compiuta una strage con omicidio plrurimo dai coniugi Olindo Romano e Agela Rosa Bassi, il primo del 1962, la seconda del 1963, un anno di differenza nell’età. A colpi di coltello e con spranga verranno uccisi Raffaella Castagna e suo figlio, Youssef Marzouk.

Le altre vittime della Strage di Erba saranno: Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Rischierà di morire il marito, Mario Frigerio colpito da assalitori e ferito alla gola con un fendente. Riesce a salvarsi la vita per una malformazione che gli evitò il dissanguamento.

Gli assassini bruciarono anche l’appartamento dove venne eseguito il delitto. I coniugi Romano furono condannati all’ergastolo in primo grado, la corte suprema di cassazione rigettò diversi ricorsi proposti, il riconoscimento della Corte di Appello della possibilità di una revisione apre un nuovo capitolo processuale.

Le prime indagini e sospetti su Azouz, poi scagionato

Ricordare in questa svolta Azouz Marzouk è importante, marito di Raffaella Castagna, padre del bambino di origine tunisina, fu accusato inizialmente del delitto, le indagini si concentrarono sui precedenti di spaccio per droga, nel 2006 con l’indulto ottenne la possibilità di uscire dal carcere. I contenziosi dei due coniugi con Raffaella e l’alibi confermato dagli inquirenti portarono l’attenzione dei carabinieri su Olindo e Rosa che furono anche intercettati e le prove raccolte davano come certi loro dell’omicidio.

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