Per conoscere i protagonisti di questo nuovo capitolo di Storie Controverse, mettiamo indietro la sveglia fino al 1998, anno in cui si consuma uno spietato omicidio. La vittima, una 29enne, caduta sotto le pugnalate dell’uomo che diceva di amarla, conosciuto poi come cacciatore di anoressiche.
Marco Mariolini, l’anoressofilo
Un giorno sul giornale, una dolce ragazza di nome Monica Calò lesse un curioso annuncio: un uomo cercava una compagna magrissima. Non anoressica, semplicemente magrissima. Lei era simpatica, solare e giovane, studentessa di logopedia, alta e magra. Si incuriosisce talmente tanto da chiamare quel numero e incontrare quell’uomo. La prima impressione è strana, non tanto per lei, ma per lui. A Marco piacciono magrissime, quasi anoressiche. L’unico limite che si è dato è di non uscire con anoressiche vere, perché hanno sempre troppi problemi e poco appetito sessuale, non vanno bene per lui.
Lui le cerca “normali”, ma con un peso da anoressiche. Quella Monica è magra, ma non abbastanza. Marco viene da un matrimonio pietoso, con una moglie dimagrita per amore suo, che gli ha dato due figli e nel cui periodo della gravidanza lui la riteneva inguardabile, un corpo sformato da tradire con amanti magrissime e scheletriche.
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Quella donna – che non aveva mai amato – l’aveva lasciata per cercarne un’altra più affine ai suoi gusti. Quanto fu fortunata, molto più rispetto alla fragile Monica.
Mariolini era un antiquario più vecchio di lei di 10 anni, abile manipolatore e capace di soggiogare una mente più debole. Per lui Monica decise di dimagrire, pesava 50 chili ma ne perse 15. A 35 chili non era ancora abbastanza, ancora lontana dagli amati 33 di Marco. Monica li perse non con un aiuto chimico, non con lassativi, ma semplicemente non mangiando. Marco sapeva che l’avrebbe controllata meglio se fossero andati a vivere insieme, così comprò una casa e costrinse la Calò a vivere con lui. Quest’ultima non era sicura, ma non trovò la forza di opporsi.
Il digiuno forzato, i pugni per vomitare
Monica veniva pesata ogni mattina, il compagno le aveva messo una bilancia sul pavimento, adiacente al letto, per cui si pesava automaticamente al risveglio. Se l’ago calava, Marco era felice, ma se non diminuiva erano pugni sullo stomaco. In seguito, in un’intervista che linkeremo al termine dell’articolo, lui disse che lo faceva con il permesso di Monica, per aiutarla a vomitare forzatamente e dimagrire più velocemente.
Quando andavano al ristorante, lui ordinava quello che più gli piaceva, lei restava a guardare. Poteva solo bere tisane, ogni tanto verdure scondite. Eppure desiderava tanto mangiare. Una sera, dopo mesi di digiuno, lei ordinò un piatto di gnocchi. Marco la guardò incattivito da quella richiesta ingorda, eppure lei non ce la faceva più. Quando il cameriere le portò il piatto, Mariolini cercò di allontanarla dal piatto, ma lei scappò in cucina, cercando di ingurgitare quanti più gnocchi possibili in un attacco di fame incontenibile. Marco la schiaffeggiò davanti a tutti, lei tornò a sedersi. Nessuno al ristorante disse nulla, tutti avevano visto.
Quella sera Monica venne legata nuda vicino al letto, infreddolita e tremante. È in quel momento di lucidità che deve essersi vista, tanto da desiderare di scappare da quell’uomo. Ma come? Nella notte lo colpì con un martello, ma non lo uccise. Mariolini finì in ospedale, lei ai domiciliari.
Il cacciatore di anoressiche si definì serial killer e nessuno gli credette
Disperato, solo e senza soldi, Marco Mariolini era convinto che non avrebbe trovato nessun’altra donna disposta ad accettare di dimagrire. Monica Calò divenne quindi la sua ossessione. Scrisse un libro chiamato “Il cacciatore di anoressiche” in cui spiegava la sua passione, le sue relazioni, specialmente con “Barbara”. Ecco, Barbara non era altro che Monica e a lei dedica la sua chiusura: “con amore e odio a Barbara”.
Il libro è oggi praticamente introvabile, al tempo ebbe un eco gigantesco, richiamando persone incuriosite da quell’uomo che ricercava come donna ideale uno scheletro di soli 33 chili. Tra le pagine Mariolini confessa la sua perversione, ma anche tutte le sue nefandezze. Alla sua prima conferenza stampa si presentarono i carabinieri che esposero un’informativa alla Prefettura.
Purtroppo tutti i crimini scritti erano caduti in prefettura o non avevano una denuncia della controparte e tutto finì in sordina. Più volte Mariolini scrisse di essere un serial killer, chiedendo aiuto, ma nessuno non gli ha mai creduto. I giornali finirono col ritenere tutto una grande trovata pubblicitaria.
L’uccisione di Monica Calò avvenne un anno dopo il suo goffo tentativo di liberarsi del suo aguzzino. Stare ai domiciliari le permise di liberarsi dalla manipolazione mentale del cacciatore di anoressiche, non rispose mai alle sue struggenti lettere d’amore, arrivando a registrare tutte le chiamate e depositandole alle forze dell’ordine. Fino a un giorno disgraziato in cui accetta di vederlo.
Mariolini vuole convincerla a tornare insieme, lei vuole convincerlo a rifarsi una vita. L’appuntamento è in un parco pubblico, dove la ragazza si sente più sicura, alla luce del sole e tra la gente. All’ennesimo rifiuto di tornare insieme, verrà finita con 22 coltellate. Quando la folla intorno si accorge di ciò che sta succedendo è troppo tardi.
Marco Mariolini cercherà di fingersi pazzo, ma nessuno ci cascherà. Sta attualmente scontando 30 anni nel carcere di Bergamo. Non si è mai pentito.