Cop28 energia, l’abbandono dei combustibili fossili
Mercoledì mattina, 13 dicembre, si è conclusa la COP28 di Dubai, la grande conferenza sul clima delle Nazioni Unite convocata per trovare soluzioni condivise per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Nella giornata di ieri sono stati resi noti i punti principali dell’accordo raggiunto a livello globale. Anche se l’accordo è stato definito “storico”, alcuni Paesi dovranno brigare non poco per riuscire a rispettare le scadenze concordate. Nelle 10 giornate di lavori sono state presentate e discusse molte proposte diverse, poiché ogni latitudine e singolo Paese presenta le proprie criticità. Alla fine, è stato raggiunto il compromesso.
In questo post facciamo un sunto della Conferenza , riepiloghiamo gli accordi e parliamo delle fatiche che dovrà fare l‘Italia per essere in grado di “alimentarsi” con le energie alternative. Come potrebbe cambiare il nostro Paese? Guardate!
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I punti chiave dell’accordo
Sostanzialmente, relativamente all’energia, per combattere il cambiamento climatico e ridurre di 1,5° la temperatura del Pianeta, dovranno essere abbandonato l’utilizzo dei combustibili fossili. Colpisce particolarmente che l’accordo sia stato raggiunto in un Petro-Stato (a Dubai).
Gli articoli fondamentali che riguardano l’energia e che i paesi si impegnano a riconoscere sono:
6. Impegno ad accelerare l’azione in questo decennio critico sulla base della migliore scienza disponibile;
27. Riconoscere che limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C senza alcun superamento o con un superamento limitato richiede riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al livello del 2019, e raggiungendo lo zero netto emissioni di anidride carbonica entro il 2050;
28. Riconoscere inoltre la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso di 1,5°C (….)
(a) Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030;
(b) Accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone;
(c) Accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzando combustibili a zero e a basse emissioni di carbonio ben prima o entro la metà del secolo;
(d) Abbandonare (transitioning away) i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza;
(e) Accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra l’altro, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio;
(f) Accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni non di biossido di carbonio a livello globale, comprese in particolare le emissioni di metano entro il 2030;
(g) Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale lungo una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni;
(h) Eliminare gradualmente, quanto prima possibile, i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o le semplici transizioni;
29. Riconoscere che i combustibili transitori possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica;
La chiusura dei lavori e i commenti dei protagonisti
L’emiratino Sultan Al Jaber, presidente della Cop28 di Dubai, al momento di proclamarne la chiusura, ha pronunciato le seguenti parole: “Abbiamo avviato il mondo nella giusta direzione“
Di fatto, 197 Paesi più l’Unione europea hanno trovato la quadra su un tema che da quasi trent’anni era impronunciabile alla Cop: per fermare il riscaldamento globale, e i suoi catastrofici effetti, bisogna smettere di bruciare carbone, petrolio e gas. Due sono state le parole chiave in questo appuntamento mondiale: “transitioning away” (transitare, abbandonare, allontanarsi) e “phase out” (l’eliminazione graduale); l’ultimo era richiesto da 100 Paesi. A cercare di tacitare i malcontenti, il portavoce della Commissione europea per l’Energia e il clima, Tim McPhie assicura: “Sono parole diverse per dire la stessa cosa”. Sarà davvero così?
Wopke Hoekstra, il commissario Ue per il clima, si è dichiarato entusiasta: “L’umanità ha finalmente fatto ciò che era dovuto da tempo“.
La delegazione italiana e le polemiche sul ministro Pichetto Fratin
La delegazione italiana
All’importante appuntamento internazionale di Dubai, la delegazione italiana si è presentata agguerrita. Era formata da 40 persone, guidate dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Fondamentale è stato il ruolo di tre figure chiave: la prima è stata Federica Fricano, esperta e competente dirigente del ministero dell’Ambiente e la Sicurezza energetica (MASE), che ha collaborato con vari governi e ha già coordinato riunioni internazionali di una certa importanza sul tema ambientale e della transizione ecologica, come per esempio in occasione del G20 del 2021 presieduto dall’Italia. Altri due funzionari che hanno assunto ruoli importanti nei negoziati sono Alberto Pella e Francesco Corvaro.
Le polemiche sul Ministro Pichetto Fratin
Il ministro dell’ambiente e della Sicurezza energetica è stato molto criticato per diversi motivi. Anzitutto, poiché Pichetto Fratin non parla bene le lingue, spesso viene snobbato e ha poca possibilità di manovra negli appuntamenti internazionali. In seconddo luogo, si è allontanato dalla Cop28 prima della fine dei lavori. Di fatto, mentre Al Jaber chiudeva l’appuntamento, il ministro si trovava negli Studi della Rai, per un’intervista alla radio ad Annalisa Chirico, conduttrice della trasmissione Ping pong.
Il sito Pagella Politica ha confrontato il suo curriculum con quello di alcuni suoi colleghi europei, più esperti di lui nelle materie ambientali. Pichetto Fratin infatti ha 69 anni e fa il commercialista, mentre altri ministri del suo settore hanno svolto attività tecnica in questo ambito. Una delle più attive (e applaudite) è stata Teresa Ribera Rodriguez, la ministra spagnola della Transizione ecologica, in carica da oltre cinque anni.
Le difficoltà che dovrà affrontare l’Italia
I tempi dettati alla Cop28 sono davvero stretti e l’Italia dovrà lavorare sodo per riuscire a rispettare gli accordi raggiunti. In una intervista a Repubblica, Fratin ha parlato della necessità di utilizzare l’energia nucleare, senza aprire nuove centrali e si è riferito agli Small Modular Reactor, cioè piccoli reattori a fissione nucleare da produrre in serie, con una potenza massima di 300 megawatt. “Lo Stato non realizzerà reattori, saranno eventualmente i distretti industriali o le singole aziende energivore a dotarsi di piccoli reattori modulari di quarta generazione. Lo Stato si limiterà a essere un soggetto regolatore“
La distribuzione dell’energia rinnovabile in Italia
Secondo Otovo, leader nella produzione di energia pulita e sostenibile per l’ambiente, le energie rinnovabili in Italia sono distribuite così:
L’energia idroelettrica è dominante in tutte quelle aree in cui terreno presenta forti pendenze, come per esempio nell’arco alpino e lungo la dorsale appenninica. L’energia fotovoltaica è più agevolato nelle zone meridionali, grazie alla minore latitudine e a una più intensa esposizione solare. L’energia eolica, invece, ha una concentrazione prevalente nelle grandi isole, come Sicilia e Sardegna, a cui si aggiunge la parte meridionale della dorsale appenninica, a partire dalla Campania, Puglia e Basilicata. Infine, l’energia geotermica ha come polo d’eccellenza la Toscana, favorita dalle sue caratteristiche geologiche.
In termini di distribuzione e penetrazione delle energie rinnovabili in Italia, la crescita delle fonti pulite sul territorio ha avuto un’intensa accelerazione. Si pensi che nel 2010 solo 365 comuni italiani erano in possesso di impianti elettrici o termici a uso rinnovabile, mentre oggi si è raggiunto il 100% delle municipalità con almeno un impianto rinnovabile, per un totale che supera quota 8.000 comuni.
Secondo Legambiente, tuttavia, la crescita nel nostro Paese è lenta e i numeri sono ancora troppo lontani dalla media annuale europea per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, classifica che vede l’Italia drasticamente al 22° posto. Considerando, infatti, la media delle installazioni degli ultimi 3 anni, nel 2030 l’Italia riuscirebbe a raggiungere solo il 25% degli obiettivi climatici in tema di sviluppo delle fonti rinnovabili, centrando l’obiettivo di 85 GW di nuova capacità non prima di 40 anni.