I pesticidi che finiscono sul 44,1% degli alimenti e sulle nostre tavole

By Ana Maria Perez

I pesticidi che finiscono sulle nostre tavole, quali sono?

Noi di Ultimedalweb amiamo parlarvi di cibo. Ma non di cibo qualunque. A noi piace il cibo buono, sano, quello che riempie prima gli occhi, poi il cuore e poi … la pancia. Vi parliamo anche di cibi “diversi” (ricordate la pizza con i grilli o le brioche con la farina di insetti? o la birra fatta dall’intelligenza artificiale?), ma in fondo amiamo la natura e quello che ci dà. Oggi vogliamo richiamare la vostra attenzione sui pesticidi che, nonostante le leggi, vanno a finire sulle nostre tavole. Stiate attenti a cosa mangiate! in fondo, siamo ciò che mangiamo.

Secondo Legambiente, il 44,1% degli alimenti che arrivano ogni giorno sulle tavole degli italiani contiene pesticidi. La frutta è la categoria più colpita: oltre il 70,3% dei campioni contiene uno o più residui. La più colpita è l’uva da tavola (88,3%), le pere (91,6%) e i peperoni (60,6%). Tra gli alimenti trasformati, il vino e i cereali integrali sarebbero quelli con maggior percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 61,8% e il 77,7%

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I pesticidi più comuni in Italia

Tra i pesticidi più rintracciati ci sono Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram. Sono questi i dati che emergono dal dossier di LegambienteStop Pesticidi nel piatto”, che fotografa la situazione, da Nord a Sud della penisola, circa l’utilizzo di fitofarmaci in ambito agricolo. Ma non solo.

Dai dati Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare), risulta campionata una fragola proveniente dall’Unione Europea con 35 diversi residui. Secondo Angelo Gentili, responsabile agricoltura LegambienteDall’analisi dei dati rilevati emerge chiaramente la necessità di intraprendere la strada dell’agroecologia con ancora più determinazione, mettendo in atto, in maniera convinta e senza tentennamenti, quanto stabilito dalle direttive europee Farm to Fork e Biodiversity 2030

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Giorgio Zampetti, dg Legambiente ha dichiarato che l’Italia “si sta dimostrando esempio virtuoso per l’intera Europa in fatto di riduzione dell’uso dei pesticidi, grazie soprattutto alle sempre più numerose aziende che scelgono l’agricoltura biologica, non di certo a politiche nazionali significative in tal senso. A conferma di ciò basti pensare al raggiungimento della quota del 17,4% di Sau (Superficie Agricola Utilizzata) condotta con metodo biologico

Analisi dei pesticidi utilizzati in ambito UE

Secondo l’ultimo report realizzato dall‘Efsa, i residui dei pesticidi riscontrati negli alimenti sono in aumento a livello europeo, A partire dai dati sulla presenza di queste sostanze nei cibi. Lo studio è stato effettuato su un totale di 87.863 di campioni raccolti in diversi Paesi dell’UE. In Italia, su 1.492 campioni analizzati, il tasso di non conformità è dello 0,4%. In Spagna, dove sono stati analizzati 800 campioni, si sale all’1,38%. La Francia, dove sono stati analizzati 2.098 campioni si ferma allo 0,24%. Peggio fa la Germania. Nei 2.060 elementi analizzati da Berlino è stato riscontrato l’1,12% oltre i limiti. In media nell’Unione europea il tasso di non conformità è pari all’1,3% .

La verifica, completa di una mappa interattiva, è stata effettuata grazie allo specifico programma di controllo coordinato dall’UE (Eucp), che nel complesso ha riscontrato che il 97,9% dei campioni rientrava nei limiti fissati dalla normativa Ue. Il programma preleva campioni a caso da 12 prodotti alimentari. Per il 2021, nell’ambito di frutta e verdura, si trattava di: melanzane, banane, broccoli, pompelmi, meloni, peperoni e uva da tavola. A questi si aggiungono: funghi coltivati, olio vergine d’oliva, grano, grasso bovino e uova di gallina. Nella tabella riportiamo i risultati riscontrati:

of samples with quantified residues above MRL and non compliant

In totale, sono risultati non conformi 295 campioni a livello europeo, cioè il 2,1% conteneva residui superiori ai livelli consentiti. Il programma utilizza a rotazione triennale panieri degli stessi prodotti, in modo da poter individuare tendenze in aumento o diminuzione. Grazie a questo sistema è emerso che la tendenza dei residui di pesticidi è in aumento, essendo passato dall’1,4% del 2018 al 2,1% del 2021. In tale anno gli Stati membri avevano richiamato l’attenzione sulla maggior presenza di residui di pesticidi nei pompelmi importati da Paesi extraeuropei.

I risultati elaborati dall’Efsa derivano da programmi di monitoraggio effettuati dagli Stati membri e dalla Norvegia. Secondo l’Autorità, conclude il rapporto, “è improbabile che i prodotti alimentari analizzati nel 2021 rappresentino un problema per la salute dei consumatori“.

Le api come indicatori di un ambiente “pulito”

Le api sono considerate “sentinelle dell’ambiente“. In un mondo infestato da pesticidi e da prodotti chimici, le api possono aiutarci. In questi giorni sta partendo il progetto “Bees for Integrated Air Quality Monitoring” (Api per il monitoraggio integrato della qualità dell’aria) per valutare la qualità dell’aria in un sito industriale della città di Ravenna, che vede coinvolto il Crea, Centro di Agricoltura e Ambiente. L’iniziativa prevede l’integrazione delle tecniche di campionamento e analisi chimica degli agenti inquinanti con il bio-monitoraggio, effettuato con le api, nelle aree di interesse. La funzione delle api come indicatori biologici è molto nota e si spera che il progetto aiuti a capire quanto l’ambiente sia pulito e come si possa porre rimedio.

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Le api come sentinelle dell’ambiente

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