La sentenza e la disperazione dei parenti
A sei anni della strage dell‘Hotel Farindola di Rigopiano arriva la sentenza per i 30 imputati. Sono quasi tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. I parenti delle 29 vittime urlano, piangono, si disperano, insultano i “colpevoli” ed il giudice che li ha assolti. Intervengono le forze dell’ordine per riportare la calma in aula. E’ un luogo istituzionale e ci vuole un minimo di rispetto. Tuttavia, i familiari non si danno pace. Le poche condanne sono molto basse e secondo loro non rendono giustizia. I condannati sono cinque: il sindaco di Farindola (2 anni e 8 mesi), il gestore dell’albergo (6 mesi), un tecnico (6 mesi) e due dirigenti della viabilità della provincia di Pescara (3 anni e 4 mesi). Prima che iniziasse l’udienza nel pomeriggio di ieri, 23 febbraio, i parenti delle vittime avevano “vestito” le sedie dell’aula con le magliette riportanti le fotografie dei 29 scomparsi.
Le indagini per accertare le responsabilità
La drammaticità della vicenda riempì le pagine di tutti i quotidiani locali per settimane ed ebbe eco anche fuori dal territorio nazionale. Subito partirono le indagini per accertare le responsabilità. A coordinare l’inchiesta, il P.M. di Pescara Anna Benigni. Gli inquirenti si concentrarono sulla mancanza di coordinamento tra i vari enti che avrebbero dovuto gestire l’emergenza maltempo. Nel mirino della magistratura finirono anche coloro che avrebbero dovuto rispettare tutte le normative edilizie del momento. Quando si chiusero le indagini, il P.M. avanzò per 26 imputati richieste di pena complessive pari a 151 anni e mezzo di reclusione. Quattro degli indagati furono assolti. Ieri la sentenza definitiva, dopo un processo instaurato con la formula del rito abbreviato, ha portato condanne per 10 anni e quattro mesi di reclusione.
La strage di Rigopiano
Il 18 gennaio del 2017 l’hotel di Farindola rimase travolto da una valanga in seguito a tre scosse di terremoto. All’interno dell’hotel c’erano 40 persone, che rimasero imprigionate dopo che la forte nevicata aveva bloccato la strada per arrivare in fondovalle. I gestori non erano riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso. Lo stesso albergo che avrebbe dovuto proteggere gli ospiti funse da tomba. Dopo che i soccorritori lavorarono giorno e notte per riscattare le vittime, arrivò la desolazione. Forse la strage si sarebbe potuta evitare. E fu caccia alle responsabilità. Ieri, dopo 1.318 giorni trascorsi dalla prima udienza del 16 luglio 2019, è stata pronunciata la sentenza. E fischiata.
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