Rafforzare l’esercito tedesco oggi per un eventuale conflitto, che cosa cambia tra ieri e oggi?
La decisione di rafforzare l’esercito tedesco oggi per eventuali conflitti richiede una riflessione sulle differenze tra l’approccio attuale e quello del passato. Dall’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, la Germania ha adottato una politica di difesa focalizzata sulla sicurezza collettiva all’interno della NATO e della cooperazione con l’Unione Europea.
Il potenziamento delle forze armate tedesche non è orientato verso l’occupazione o l’aggressione, ma piuttosto mira a garantire la sicurezza nazionale e a contribuire agli sforzi di difesa collettiva, come sottolineato dalle dichiarazioni di Ursula Von Der Layen sul dovere di proteggere noi stessi e i nostri alleati. Le alleanze attuali, soprattutto nell’ambito europeo, rappresentano un processo di crescita dei diritti internazionali consolidati nel corso quasi di un secolo, piuttosto che una ritorno agli anni di conflitto dell’Ottocento e della prima metà del Novecento.
Non un nemico qualunque, l’incipit è la guerra contro l’Ucraina scatenata da Putin
La recente crisi in Ucraina, scatenata dall’invasione russa, ha segnato un punto di svolta significativo, come indicato dal termine “Zeitenwende” introdotto dal Cancelliere Olaf Scholz in un discorso importante. Questo evento ha riportato l’Europa a tempi oscuri, richiamando alla mente tanto il periodo della Guerra Fredda quanto anni passati, addirittura pre- anni Quaranta. L’assistenza all’Ucraina contro l’aggressione russa è stata vista come un dovere morale, ma la Germania ha adottato un approccio politico prudente e strategico, riflettendo sul rischio di conflitti globali.
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La volontà di preparare l’esercito per affrontare nuove sfide globali, insieme all’Unione Europea e alla NATO, evidenzia la preoccupazione per la sicurezza e la stabilità regionali, piuttosto che un ritorno agli anni di guerra mondiale. Inoltre, la complessità delle alleanze internazionali, in un contesto di ricchezza industriale e tecnologica, richiede una costante valutazione delle dinamiche geopolitiche contemporanee (aggiungendo alla crisi ucraina russa anche quella mediorientale e il nuovo fronte asiatico).
La nuova riforma dell’esercito tedesco presentata da Boris Pistorius
Boris Pistorius ha avviato una significativa ristrutturazione della Bundeswehr in preparazione a una possibile guerra. Questo piano è il risultato di mesi di analisi delle capacità militari e tecnologiche dell’esercito tedesco, culminato nell’annuncio recente. Una delle prime misure riguarda l’incremento del personale operativo sul campo, ottenuto tramite la riduzione di quello impiegato in compiti amministrativi.
L’obiettivo è portare il contingente della Bundeswehr da attuali 181 mila soldati a 203 mila. Inoltre, è prevista la creazione di un nuovo reparto specializzato in cyber operazioni e informazione, abbreviato con la sigla “Cir”, che si affiancherà all’Armata, all’Aeronautica e alla Marina. La Germania punta a rafforzare il suo ruolo all’interno della NATO, impegnandosi a destinare il 2% del proprio PIL alla difesa. L’obiettivo principale è avere un unico esercito capace di rispondere a tre esigenze fondamentali: gestire emergenze, garantire la difesa nazionale e affrontare situazioni di guerra. Per ottimizzare le operazioni, è stato annunciato l’istituzione di un comando operativo unitario, responsabile sia delle operazioni esterne che della difesa interna.
Tuttavia, nonostante l’accento sull’ottimizzazione e la snellezza delle strutture militari, la ristrutturazione è stata oggetto di critiche da parte dell’opposizione e degli esperti. Molti ritengono che il focus su una possibile guerra sia eccessivo e che sarebbe più opportuno concentrarsi su altre priorità difensive.
In Germania ci sono anche più di 3.000 soldati musulmani nell’esercito tedesco
In Germania, convivono diverse religioni, e nell’esercito tedesco ci sono oltre tremila soldati musulmani che hanno richiesto un miglioramento dell’assistenza religiosa. I partiti di governo hanno sostenuto la creazione di una cappellania islamica, ovvero una figura spirituale incaricata di guidare i militari di fede islamica nel vivere la propria religione durante i servizi ordinari e straordinari. La mancanza di questa figura è stata evidenziata dalla commissaria per le forze armate tedesche, Eva Högl, nel suo rapporto annuale, e il ministro Boris Pistorius ha prontamente risposto con una prima disposizione.
L’Islam College, chiamato a collaborare per assistere i soldati musulmani, ha dichiarato di aver richiesto da anni la creazione di una cappellania militare, pratica comune in molti altri paesi come Stati Uniti, Canada, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Austria e Norvegia, dove sono presenti anche imam militari.