Causa Sudafrica contro Israele: l’aggiornamento direttamente dal sito dell’Aia
La Corte Internazionale di giustizia, si legge nella Webtv ufficiale dell’Onu, è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. Emette al 26 gennaio 2024 ordinanza sul caso Sudafrica contro Israele, l’accusante chiedeva misure provvisorie con l’applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine del genocidio nella Striscia di Gaza. La Sentenza è stata emessa presso il Palazzo della Pace dell’Aja. La sessione si è tenuta sotto la presidenza del giudice Joan E. Donoghue. Articolo che abbiamo scritto nei giorni scorsi.
La richiesta del Sudafrica su Israele
La Giuria della Corte era composta da 17 giudici. Si è pronunciata sulla richiesta del Sudafrica, quest’ultima ha chiesto misure urgenti per interrompere le operazioni militari di Israele su Gaza accusata di genocidio. La sentenza, come spiegato anche dall’ICJ si concentrerà soprattutto sull’intervento urgente richiesto dal Sudafrica, non si occuperà invece dell’accusa se sia avvenuto o meno genocidio in questo contesto.
Il Sudafrica ha chiesto sospensione immediata della campagna militare, è iniziata dal 7 ottobre in risposta all’attacco guidato da Hamas. Israele dichiarò guerra e minacciò il gruppo terrorista di rovesciare il potere a Gaza per liberare gli ostaggi ed evitare nuove morti e rapimenti. Il ministero della Sanità a Gaza, in mano ad Hamas, però denunciò 25000 palestinesi uccisi dall’offensiva israeliana e anche 10.000 agenti propri uccisi. Data la fonte non veritiera di questi numeri, Israele ha chiesto di respingere l’accusa del Sudafrica e di basarsi non su dati della controparte.
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La richiesta della Corte a Israele
La Corte non ha dato fondo all’accusa di genocidio del Sudafrica ma qualcosa ha riconosciuto. In particolare, ritiene che alcune delle azioni di Israele nella Striscia di Gaza potrebbero rientrare nei termini della Convenzione sul genocidio, ha chiesto che deve adottare delle misure preventive. Niente cessate il fuoco quindi, quello che desiderava di più il Sudafrica, nemmeno c’è stata la decisione di ostacolare lo sforzo bellico riconoscendo un genocidio in atto o plausibile. Gli esperti spiegano che la reputazione di Israele e la sua diplomazia già così subiscono danni, in quanto in minima parte c’è il riconoscimento di una possibile escalation di violazione dei diritti umani nel confronto contro Hamas. Arriva però secca la risposta del primo ministro Netanyahu.
La posizione di Israele alla richiesta della Corte
Il primo ministro Israeliano risponde alla Corte che ha respinto l’affermazione del Sudafrica di genocidio. La decisione della corte di non concedere l’ordine di cessare il fuoco immediato significa riconoscere riconoscere che nelle affermazioni dell’accusante non viene riconosciuto il diritto all’autodifesa contro le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre, situazione che ha scatenato l’attuale guerra. Netanyahu ha però ribadito di andare contro l’accusa di genocidio con parole ancora più forti, “il tentativo di negare a Israele questo diritto fondamentale è una palese discriminazione contro lo Stato ebraico, ed è stato giustamente respinto”.
La posizione del Sudafrica
Riconoscere il rischio di genocidio o comunque alcune violazioni della Convenzione, per il Sudafrica è già una vittoria decisiva, una vittoria nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese, una vittoria per lo stato di diritto internazionale.
La Corte infatti ha dichiarato con la sentenza di oggi di essere da adesso in futuro osservatore attento in quanto ha fatto delle richieste specifiche allo stato israeliano. Ovvero, di prendere tutte le misure in suo potere per azioni di violenza, discriminazione e uccisione contro i palestinesi, contro i cittadini di Gaza.
“I fatti e le circostanze sopra menzionati sono sufficienti per concludere che almeno alcuni dei diritti rivendicati dal Sudafrica e per i quali chiede protezione sono plausibili. Questo è il caso del diritto dei palestinesi di Gaza ad essere protetti dagli atti di genocidio e dei relativi atti proibiti identificati nell’articolo 3 della Convenzione sul genocidio, e del diritto del Sudafrica di chiedere il rispetto da parte di Israele degli obblighi di quest’ultimo ai sensi della convenzione” dichiarazione di Joan E. Donoghue, attuale presidente della Corte internazionale di giustizia (ICJ). Per approfondire