Non terminano, e forse non termineranno mai, le notizie su Michael Jackson, il re del pop scomparso ormai da 15 anni. Stavolta a parlare è la sua ultima guardia del corpo.
Gli ultimi istanti della vita del re del pop
L’ultima guardia del corpo di Michael Jackson ha rivelato dettagli intimi sulla vita della star negli ultimi anni prima della sua tragica morte, mostrando aspetti poco noti della sua esistenza. Michael Jackson, che avrebbe oggi compiuto 66 anni, era un uomo fragile e segnato da profonde sofferenze emotive, tormenti che potrebbero aver contribuito alla sua prematura scomparsa all’età di soli 50 anni.
Bill Whitfield, l’uomo che ha sorvegliato la sicurezza di Jackson dal 2006 fino al giorno della sua morte nel 2009, ha raccontato che il cantante viveva in uno stato di tristezza costante, una condizione che si era aggravata nelle settimane precedenti al tragico evento. Whitfield, che inizialmente aveva accettato il lavoro con qualche esitazione a causa delle pesanti accuse di abusi sessuali su minori che erano state mosse contro Jackson, ha spiegato di essere entrato nel suo ruolo con la mente aperta ma vigilante, pronto a osservare ogni dettaglio della vita del cantante.
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Whitfield ha descritto un Jackson profondamente diverso da quello che il pubblico conosceva. Sebbene l’immagine del re del pop fosse quella di un artista di successo mondiale, l’uomo che Whitfield ha conosciuto era ben lontano da questa rappresentazione. Jackson, infatti, sembrava gravemente segnato dalle vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto e dalle continue pressioni mediatiche. Nonostante le accuse che gli erano state rivolte, Whitfield non ha mai visto nulla che potesse far dubitare della sua innocenza. Anzi, ha testimoniato di aver visto un uomo profondamente addolorato e vulnerabile, che cercava in ogni modo di proteggere i suoi figli e di mantenere un certo livello di normalità nella sua vita.
Abitudini e sogni di Michael Jackson
La guardia del corpo ha detto che Jackson era solito fare lunghi viaggi in auto durante le ore notturne, un’abitudine che il cantante aveva sviluppato come forma di evasione dai suoi problemi e dalla pressione costante che sentiva su di sé. Questi viaggi sembravano essere una sorta di rifugio per Jackson, un momento in cui poteva riflettere e cercare un po’ di pace lontano dai riflettori e dalle aspettative del mondo esterno.
Whitfield ha parlato anche del profondo legame che si era creato tra lui e Michael Jackson, un rapporto che era andato ben oltre quello professionale, trasformandosi in un’amicizia sincera. Tuttavia, nonostante questa vicinanza, Whitfield ha sottolineato che Jackson rimaneva pur sempre il suo datore di lavoro, e questo comportava anche momenti di tensione e incomprensione, tipici di qualsiasi rapporto lavorativo.
La vita di Michael, nonostante il successo e la fama, era costellata di difficoltà e sofferenze. Dopo l’assoluzione dalle accuse nel 2005, Jackson aveva scelto di ritirarsi, rinunciando al suo amato ranch di Neverland e riducendo drasticamente le sue apparizioni pubbliche. Tuttavia, nel 2009, aveva deciso di tornare sulle scene con il tour “This Is It”, che avrebbe dovuto essere una serie di concerti di grande richiamo. Ma questo ritorno alle luci della ribalta, anziché essere una rinascita, si rivelò essere il preludio della fine. Il cantante era molto provato durante le prove del tour, affaticato e sotto stress, la sua salute sembrava peggiorare giorno dopo giorno.
La morte di Michael Jackson, avvenuta il 25 giugno 2009, fu un evento scioccante e improvviso. Quel giorno, la guardia del corpo ricevette una chiamata che non avrebbe mai voluto ricevere: il suo capo era morto. Jackson era stato trovato privo di sensi nel suo letto dal suo medico personale, Conrad Murray, che aveva tentato di rianimarlo senza successo. Le cause della morte furono poi attribuite a un’overdose di farmaci, in particolare propofol e lorazepam, somministrati a Jackson per aiutarlo a dormire. Il medico legale concluse che la morte della star era stata un omicidio e Murray fu condannato per omicidio colposo.
La figura di Michael Jackson continua a essere misteriosa, ma le testimonianze di chi gli è stato vicino, come quella di Whitfield, aiutano a comprendere meglio la complessità dell’uomo dietro la leggenda.