Mattia Caruso, il 30enne commerciante di dolciumi di Padova, è stato ucciso in un parcheggio, poco dopo essere uscito dal ristorante con la fidanzata.
La ragazza, unica testimone del delitto, aveva riferito che un uomo incappucciato l’aveva avvicinato prima che salissero in auto, e che il giovane le aveva ordinato di salire in macchina. Così lei aveva fatto, salvo poi rendersi conto solo dopo qualche km, quando Mattia era risalito in auto, che stava perdendo molto sangue. Così ha accostato, è uscito fuori dall’abitacolo, ed è caduto esanime per terra.
La ragazza ha descritto un uomo con una felpa nera, presumibilmente di nazionalità extracomunitaria e “dalla pelle scura”
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Un racconto pieno di incongruenze
Ma chi e perché avrebbe dovuto uccidere il giovane non risultava chiaro agli inquirenti. Così come non risultavano dai contatti del giovane possibili connessioni alla malavita, che potevano fare presumere ed orientare verso una sorta di “spedizione punitiva” per una sorta di lotta tra faide (così si era ipotizzato inizialmente).
Insomma, dal passato del ragazzo niente era emerso circa eventuali “nemici” e da qui i sospetti sono iniziati a ricadere sulla fidanzata, Valentina Boscaro: troppe le incongruenze nel suo racconto.
Come mai un uomo incappucciato li ha avvicinati e lei è andata in auto, senza chiedere soccorso a nessuno, senza opporsi? E come è possibile che non si fosse accorta che Mattia era stato accoltellato?
Gli amici che erano alla festa nel ristorante che la coppia ha lasciato poco prima della tragedia, hanno già parlato agli inquirenti e sono stati ascoltati, ma pare non abbiano riferito di averli visti o sentiti litigare.
La confessione
Incalzata dalle domande degli inquirenti, avrebbe poi ammesso la lite furiosa e la coltellata inferta con un’arma di proprietà della vittima. Dopo di che, avrebbe riposto l’arma nella tasca del fidanzato quando ormai lui era incosciente.