Nuova inondazione in Kenya: acqua e fango in un paese che ha già molti problemi
L’inondazione in Kenya che ha ucciso più di quaranta persone, ci offre l’opportunità di discutere delle catastrofi meteorologiche e del clima in Africa. Da anni, la cronaca ci riporta episodi di persone travolte da inondazioni causate da forti piogge e, talvolta, di periodi di siccità. In Africa, oltre ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico, persiste la carenza di infrastrutture e risorse in molte zone.
Questa mancanza si traduce in situazioni pericolose, con inondazioni che spesso causano il travolgimento di persone, la formazione di fango che rende difficile il soccorso. Aggiungiamo anche la scarsità di risorse idriche e di strumenti essenziali per affrontare la siccità. Esploreremo questi temi partendo dall’analisi dell’evento catastrofico più recente.
Kenya, l’inondazione di Mai Mahiu
Mai Mahiu è una contea di Nakuri in Kenya e il crollo della diga causata da inondazione per forti piogge rimane un evento triste all’interno degli ultimi anni caratterizzati da sviluppi importanti. Sono rimaste uccise quaranta persone ma da marzo invece se ne contano più di cento. Pensate che la zona di Mai Mahiu ha visto nel 2019 l’inaugurazione di una stazione ferroviaria e anche la creazione di zone per costruire strutture finanziarie, ricreative per i turisti e commerciali. Il fango ha travolto anche un intero villaggio a nord di Nairobi, la diga distrutta era naturale.
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Un emittente televisiva ha dichiarato che l’inondazione di oggi è la peggiore da quando sono iniziate le forti piogge, il Kenya sta combattendo con grandi quantità di acque che creano disagi anche ai pochi mezzi che ci sono per circolare. Il portavoce del governo, Issac Mwaura, aveva confermato come numero di vittime delle alluvioni 103, invece sono 28 mila le famiglie sfollate.
Climate Change, dalle parole ai fatti, ecco cosa chiede William Ruto, presidente del Kenya
Il presidente del Kenya, William Ruto, ha chiesto all’Agenzia Internazionale dello Sviluppo (IDA) della Banca Mondiale un finanziamento di almeno 120 miliardi di dollari per sostenere le economie africane contro gli impatti del cambiamento climatico. Questo argomento interesserebbe anche il Governo Meloni che ha dato il via dall’inizio del suo mandato al Piano Mattei per l’Africa.
Il finanziamento di almeno 120 miliardi di dollari è stato avanzato durante il summit a Nairobi, che ha coinvolto i vertici dell’IDA e 19 capi di Stato e di governo africani. Il finanziamento, noto come “IDA20”, ha stanziato nel 2021 un totale di 93 miliardi di dollari e si concluderà nel dicembre 2025. Tuttavia, la nuova tranche di finanziamento, denominata “IDA21”, rimane in discussione fino a dicembre 2024, con l’intenzione di garantire un aumento delle risorse per soddisfare le esigenze dei paesi subsahariani.
William Ruto ha sostenuto le sue richieste riportando le stime riguardo le recenti inondazioni, duecentomila persone sono state coinvolte e 120mila sono le famiglie sfollate. Ritorna così come tema di attualità, la necessità degli stati africani di industrie e infrastrutture che possono resistere ma anche dare risposte agli effetti del cambiamento climatico, le emergenze climatiche creano necessità finanziarie superiori a quanto previsto.
Il Corno d’Africa, spesso colpito da alluvioni e siccità
Il rischio di inondazione, alluvioni e siccità è perenne nel Corno d’Africa. Ogni anno, questa zona insieme a Kenya, Congo e altri paesi è soggetta a catastrofi che distruggono strutture, strade e soprattutto vite umane. Il Corno d’Africa comprende cinque stati diversi: Gibuti, Eritrea, Etiopia, Somalia e Somaliland. Parliamo di una penisola caratterizzata anche da forte instabilità politica e estrema povertà.
Il 2023 è stato un anno dove si è registrata la più grave siccità degli ultimi tempi, la Somalia è stato il paese a risentire di più i danni sia della mancanza di acqua quanto delle precipitazioni annuali, arrivate tra marzo e maggio. Oltre ai morti causati da acqua, fango e caldo estremo ci sono le malattie causate da insetti e condizioni igieniche rese più scarse e difficili dagli eventi climatici.