Il canto degli uccelli in città
Recentemente vi abbiamo parlato della migrazione degli uccelli e del loro ritorno in città durante la primavera. Sicuramente ve ne sarete accorti perché i loro ritornelli fanno capolino ovunque, anche nelle metropoli. E’ un segno della primavera, che ritorna, come ogni anno, nonostante il meteo non accompagni.
In primavera arrivano le marzaiole e il biancone. Le specie più note sono le upupe, le rondini, i rondoni e le cicogne bianche; le ultime fanno i nidi anche nei centri urbani. A fine primavera/inizio estate si palesano il merlo, la capinera, il cardellino, le cince e il verdone. In alta quota si trovano il gracchio e l’aquila reale, mentre nelle zone costiere compaiono gli uccelli di palude
La cicogna bianca
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La domanda è: come fanno questi esemplari ad avere una voce così potente e in grado di raggiungere ogni angolo, pur essendo così minuti? Ad esempio, parliamo dello scricciolo: un uccello dal piumaggio castano che produce un melodioso trillo acuto e potente, nonostante i suoi 10 grammi di peso.
Scricciolo comune
Per approfondire:
13 maggio, giornata mondiale degli uccelli migratori, quali sono e dove vanno, iniziative
Il cantico delle creature
A ricordare il canto degli uccelli in città vogliamo fare un passaggio su “il Cantico delle Creature” composto da San Francesco d’Assisi intorno al 1224. È il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore. Non parla solo di uccelli, ma del rapporto degli animali con la natura. Si tratta di una lode a Dio e alle sue creature, divenendo un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato si vede l’immagine del Creatore. In questo contesto possiamo inserire anche gli uccelli, che ci donano sempre i loro canti e ci rendono partecipi della loro natura.
La città, i suoi rumori ed il canto degli uccelli
Igor Maiorano, delegato LIPU (lega italiana protezione uccelli), afferma che “l’apparato vocale degli uccelli è molto diverso dal nostro e questo permette loro di ottenere performance notevoli“. L’organo che consente loro di “intonare” è la siringe, posto alla base della trachea e che regolamenta le loro tonalità, Nelle specie con capacità canore più articolate, l’organo è più lungo.
Nelle anatre, polli, pappagalli e altre specie primitive, giunge solo fino alla diramazione della trachea nei bronchi, mentre in altre specie più evolute (usignolo, capinera, passero) si inserisce all’interno dei bronchi.
Usignolo , Di insecta62 – https://www.flickr.com/photos/insecta62/506001742/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7602129
La siringe è composta da un insieme di cartilagini a forma di anello che compongono un lungo tubo, capace di gonfiarsi. Le vibrazioni causate dal passaggio dell’aria producono i suoni, che poi formeranno il canto.
Gli uccelli più comuni in città e i più canori
Sono molti diffusi i canti del merlo (suoni flautati e forti, concentrati all’alba e al crepuscolo), la capinera (canto melodioso) e l’assiolo (piccolo rapace notturno) chiamato “chiù” perché il suo canto è composto da una sola nota che si ripete.
Merlo, Di Malene Thyssen (User:Malene)
Come gli esseri umani, gli uccelli hanno la loro “voce”. Il vocalizzo ha una precisa funzione e un contesto ben definito. Ad esempio, troviamo il canto territoriale, che è emesso dai maschi per attirare le femmine; oppure i versi usati dai pulcini per richiedere il cibo; i “gridi” di allarme per segnalare un pericolo; ma anche i versi di contatto.
Quello che hanno in comune tutte le specie è che prediligono il mattino per cantare, soprattutto se si tratta di un richiamo amoroso. Ma non solo. Perché gli studi attuali consentono di accertare che gli uccelli che vivono in aree urbane modificano il loro comportamento canoro per adattarsi all’ambiente. Cantano a un volume più alto dei loro “colleghi” che vivono in aree rurali. Tanto da farsi sentire anche in mezzo ai rumori cittadini. Ben per loro!
Voi cosa preferite? il canto dell’usignolo o il rumore del clacson?