Elezioni in Polonia, svolta europeista, PIS si ferma a 212 seggi

By Ana Maria Perez

Elezioni in Polonia, partecipazione massiva e svolta europeista

Il 2023 è un anno di elezioni in Europa; come in altri Paesi europei (Spagna, Grecia, Finlandia, Estonia), in Polonia si sono svolte le elezioni ieri, domenica 15 ottobre, per rinnovare i 460 membri della Sejm, la Camera bassa del Parlamento, e i 100 del Senato. Il voto è cruciale per il futuro del Paese e dei suoi rapporti con l’Unione Europea. Alla chiusura dei seggi, era andato a votare il 72,9% degli aventi diritto, confermandosi la tornata elettorale più partecipata della storia del Paese dal 1989. I principali partiti sfidanti erano il Pis (Diritto e Giustizia), il partito del premier uscente Mateusz Morawiecki e il Ko (coalizione civica), guidato dall’l’europeista Donald Tusk.

Donald Tusk
Donald Tusk

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Le tensioni della Polonia con l’Unione Europea

Le tensioni tra la Polonia e l’Unione Europea sono dovute principalmente a due motivi: la riforma della giustizia e il rispetto dello stato di diritto.

Riforma della Giustizia

Si tratta di una serie di leggi approvate dal governo polacco, guidato dal partito conservatore e nazionalista Pis che prevedono, tra le altre cose, la possibilità di rimuovere o sanzionare i giudici che criticano le decisioni del governo, la nomina dei membri del Consiglio nazionale della magistratura da parte del Parlamento, e la creazione di una camera disciplinare per i giudici presso la Corte Suprema.

L’Unione Europea ha sostenuto che dette leggi violano i principi di indipendenza e imparzialità della giustizia, che sono fondamentali per lo stato di diritto.

Lo stato di diritto

Lo stato di diritto è il principio secondo cui tutti sono uguali davanti alla legge e che le autorità pubbliche devono agire nel rispetto delle norme democratiche e dei diritti fondamentali.

Le procedure d’infrazione

L’Unione Europea ha avviato diverse procedure di infrazione contro la Polonia per le sue riforme giudiziarie, e ha anche attivato l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea, che prevede la possibilità di sospendere i diritti di voto di uno Stato membro che minacci i valori comuni dell’Unione. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Unione userà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere i suoi valori e i suoi interessi.

Official Portrait of Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen

Il nuovo Parlamento, in attesa dei risultati definitivi

Anche se dovremo attendere fino alla fine dello spoglio delle schede, alcuni risultati sono stati già pubblicati sul sito della Commissione elettorale nazionale polacca. Al 98,89%%dello spoglio, il partito di governo nazionalista “Diritto e Giustizia” (Pis) era in testa col 35,73% dei voti, davanti alla formazione filo-Ue (Ko) col 30,40%. L’alleanza di centro-destra ‘Terza via” e quella socialdemocratica ‘La Sinistra”, entrambe intenzionate a coalizzarsi con la Ko di Donald Tusk, stavano raccogliendo rispettivamente il 14,42% e il 8,55% per un totale delle tre formazioni del 53,37%.

Gli exit poll diffusi al termine delle votazioni, davano il Pis come primo partito con il 37% dei voti, seguito dalla Coalizione Civica (Ko) guidata dall’ex Presidente del Consiglio europeo Tusk, al 32%. Pertanto, con la coalizione la maggioranza parlamentare sarebbe in mano all’opposizione pro-Ue. Insieme, le tre forze avrebbero 248 seggi su 460, mentre il Pis e i suoi alleati ne avrebbero solo 212.

La svolta nella politica della Polonia

Il risultato delle elezioni potrebbe quindi segnare una svolta nella politica polacca, dopo otto anni di governo del Pis, che ha attuato riforme controverse nel campo della giustizia, dei media e dell’istruzione. Donald Tusk ha dichiarato di voler formare un governo di coalizione che rispetti i valori europei e che ponga fine al “periodo cupo” del populismo. Il premier uscente Mateusz Morawiecki ha invece rivendicato il successo del suo partito e ha detto di non sapere cosa succederà per la formazione del governo. Il presidente Andrzej Duda, vicino al Pis, dovrà affidare l’incarico esplorativo al partito vincitore delle elezioni, ma non è escluso che possa esserci un lungo periodo di stallo politico.

Andrzej Duda
Andrzej Duda

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