Scoprire la demenza senile in adulti sani attraverso una semplice analisi del sangue: lo studio di alcuni ricercatori
Alcuni ricercatori sono riusciti a identificare potenziali segnali premonitori di demenza osservando delle minime differenze nei livelli di proteine specifiche nel sangue. Sono risultati importanti, spiegano i neurologi dell’Università di Fudan in un articolo pubblicato su Nature.
Risultati che possono produrre implicazioni significative per lo screening di persone ad alto rischio di demenza. Se le analisi del sangue si riveleranno preziose nella diagnosi, si potrà intervenire precocemente. E si parla di prevenzione in adulti sani. Gli scienziati hanno esaminato i dati dai 52.645 adulti senza demenza nella Biobanca del Regno Unito. Le ricerche prima avevano invece studiato soltanto i pazienti già malati, il nuovo studio fornisce informazioni nuove come vedremo.
Parliamo adesso di numeri e realtà, i casi sono in costante aumento a livello globale, non c’è nessuna cura e nessun sistema di allerta precoce per poter intervenire in modo da rallentare il progresso della malattia. Questa situazione preoccupa tutti i governi per le implicazioni sociali e assistenziali che comporterà. Fin dall’inizio, la malattia neurodegenerativa dell’encefalo si presenta come una condizione debilitante e colpisce nel mondo milioni di persone.
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Un’analisi del sangue importantissima per molti adulti sani: prevenzione precoce
Yu Guo e il suo team hanno confrontato ben 1463 tipi di proteine plasmatiche nei campioni di sangue dei più cinquantamila adulti senza diagnosi della malattia degenerativa. Lì hanno rivelato dei cambiamenti comuni nel siero del sangue di 1417 pazienti che poi avrebbero sviluppato alcuno diversi tipi di demenza nei futuri 14 anni, tra le malattie includiamo anche l’Alzheimer.
Nei pazienti in cui è stata diagnosticata la demenza sono stati scoperti dei cambiamenti nelle concentrazioni di quattro proteine specifiche presenti nel plasma. In particolare la proteina acida fibrillare gliale (GFAP), il polipeptide leggero del neurofilamento (NEFL), il fattore di crescita/differenziazione 15 (GDF15) e la proteina legante beta 2 del fattore di crescita trasformante latente (LTBP2).
Il GFAP è una proteina importante perché presente nelle cellule che supportano il nostro sistema neuronale. Ci sono una serie di ragioni per cui la presenza di queste proteine nel flusso sanguigno è collegata alla demenza.
“Gli individui con livelli di GFAP più elevati avevano 2,32 volte più probabilità di sviluppare demenza”.
Questa possibilità era già stata studiata in altre ricerche che avevano le proteine plasmatiche come potenziali biomarcatori. Quello che mancava fino adesso era lo studio su pazienti adulti sani e con demenza, quindi il confronto delle proteine nel plasma prelevato. Questo confronto consente di identificare i cambiamenti che si verificano prima e dopo l’inizio della patologia dell’encefalo.
“La combinazione del GFAP con gli indicatori demografici di base ha consentito di ottenere una previsione auspicabile per la demenza, anche più di 10 anni prima della diagnosi”.
Che cos’è la demenza, chi colpisce, quali sono i sintomi e i suoi stadi
Se non esiste una cura non esiste nemmeno il modo per arrestare il suo possibile arrivo, però la diagnosi precoce è importante perché si possono adottare delle misure per migliorare le condizioni di salute del paziente e tentare, anche con uno stile di vita più attento, di migliorare alcune capacità fisiche e mentali, di allenarle. Ecco un approfondimento su Cordis molto importante.
La demenza senile è una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, che colpisce principalmente le persone anziane, causando una graduale e irreversibile perdita delle facoltà cognitive. I principali tipi di demenza senile includono il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare e la demenza a corpi di Lewy.
I sintomi si manifestano in tre stadi progressivi: all’inizio si possono osservare piccoli problemi di memoria e cambiamenti nella personalità; successivamente si verificano perdite cognitive più evidenti e problemi di linguaggio e orientamento; infine, allo stadio avanzato, si manifesta una perdita totale delle capacità cognitive, difficoltà di deglutizione e incapacità di riconoscere le persone care.