Inquinamento e siccità: la crisi ambientale che sta dividendo l’Italia
Siccità e caldo estremo stanno minando la qualità della vita in molte regioni. La Sicilia è allo stremo per pozze d’acqua sempre più esigue, così come altre zone agricole dove non cade pioggia. L’Italia è divisa tra terre aride, con l’agricoltura a rischio, e regioni colpite da piogge torrenziali che causano alluvioni, dalla Lombardia all’Emilia Romagna. Il meteo è da seguire costantemente. A questi problemi si aggiunge anche l’inquinamento delle acque, come abbiamo raccontato diverse volte, e dell’atmosfera.
L’inquinamento deriva da molteplici fonti: smog delle automobili e dei grandi trasporti, attività industriali, rifiuti urbani non correttamente riciclati e piccole abitudini quotidiane che portano all’uso di prodotti non rispettosi dell’ambiente. Ad esempio, recentemente abbiamo parlato degli insetticidi contro le zanzare che rischiano di eliminare importanti insetti impollinatori.
Nonostante le numerose leggi europee e locali, gli sforzi per ridurre le emissioni e l’inquinamento sono ancora insufficienti. Tuttavia, ci sono scoperte promettenti, come quella fatta dall’Università della California a Riverside. I ricercatori hanno scoperto microrganismi in grado di depurare le acque contaminate dalla superficie fino in profondità. L’acqua ripulita potrà essere poi riutilizzata per le attività quotidiane. La contaminazione delle acque potabili e di uso quotidiano, anche a causa degli inquinanti presenti nell’atmosfera, ha sempre preoccupato scienziati, medici e istituzioni. Pertanto, ogni scoperta in questo campo è di grande importanza.
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Batteri anti inquinamento acque negli USA: una speranza anche per Asia e America
L’Università della California a Riverside ha scoperto batteri capaci di distruggere i “forever chemicals“, composti inquinanti e iper-resistenti noti anche come PFAS. Questi microrganismi, appartenenti al genere Acetobacterium, sono comuni nelle acque reflue e rappresentano una soluzione efficace e a basso costo per depurare le acque contaminate prima che raggiungano i pozzi.
La pericolosità dei PFAS deriva dai legami forti tra atomi di carbonio e fluoro nella loro struttura molecolare. I batteri scoperti dai ricercatori, guidati da Yujie Men, possono spezzare questi legami grazie a specifici enzimi. È la prima volta che un batterio dimostra di poter agire sui legami fluoro-carbonio dei PFAS. Comprendendo il meccanismo d’azione, si potrebbero migliorare questi enzimi tramite bioingegneria per renderli più efficienti e capaci di degradare una gamma più ampia di molecole PFAS, aprendo nuove strade per la depurazione delle acque.
La ricerca del dottor Yujie Men e della sua equipe è stata pubblicata su Scienze. Ecco una sintesi dei risultati che sono venuti fuori ma anche della speranza di utilizzo delle scoperte fatte.
L’Università della California a Riverside ha identificato, in sostanza, i batteri del genere Acetobacterium, come A. bakii, capaci di defluorurare gli acidi perfluorocarbossilici (PFAS) attraverso una riduzione enzimatica dei legami C─F. Questa scoperta rivela che i batteri utilizzano enzimi specifici, come la caffeoil-CoA reduttasi, per catalizzare questa reazione. I prodotti della defluorurazione mostrano regiospecificità e stereospecificità, suggerendo meccanismi enzimatici precisi. Inoltre, è necessario un trasportatore di fluoruro per gestire il fluoro tossico generato. Questa ricerca offre nuove prospettive per la bioremediation dei PFAS, potenzialmente migliorando le tecniche di bonifica ambientale.
Quali altre innovazioni e comportamenti aiuteranno gli scienziati a migliorare la lotta contro l’inquinamento?
Per migliorare la lotta contro l’inquinamento, è fondamentale continuare a sviluppare e implementare innovazioni tecnologiche che favoriscano la sostenibilità ambientale. Tra queste, le tecnologie di stoccaggio dell’energia a lungo termine sono particolarmente promettenti. Queste tecnologie permettono di immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili come il sole e il vento, risolvendo uno dei principali limiti delle energie pulite: la variabilità della produzione.
Inoltre, l’adozione di veicoli elettrici e camion a emissioni zero, insieme alla crescente diffusione di luci LED ad alta efficienza, contribuisce significativamente alla riduzione delle emissioni di CO2. La ricerca sull’idrogeno verde, che può alimentare veicoli pesanti e settori industriali, rappresenta un’altra area cruciale per una transizione energetica sostenibile.
Infine, il miglioramento delle tecniche di riciclaggio, come la pirolisi della plastica, offre un’opportunità importante per ridurre i rifiuti e chiudere il ciclo dei materiali. Questi avanzamenti, se implementati su larga scala, possono trasformare radicalmente il nostro approccio alla sostenibilità ambientale.