La vicenda che stiamo per raccontarvi non proviene dagli Stati Uniti, dall’Iran o dalla Cina, paesi tristemente noti per l’uso della pena di morte, ma dal Giappone, un paese meno conosciuto per le esecuzioni capitali, che avvengono tramite impiccagione. Protagonista di questa storia è Iwao Hakamada, che dopo oltre cinquant’anni di carcere e una condanna a morte emessa negli anni Sessanta, è stato finalmente assolto da accuse che lo hanno tenuto prigioniero per la maggior parte della sua vita. Del suo caso si è occupato anche Amnesty International.
Chi è Iwao Hakamada, fatto rientrare a casa soprattutto per l’età avanzata e la salute precaria? E che cosa gli è successo?
Iwao Hakamata, 88 anni, è un nome che ha fatto discutere il Giappone e il mondo intero. Giovedì, un tribunale giapponese ha finalmente riconosciuto la sua innocenza, ponendo fine a una saga legale iniziata nel 1968, quando fu ingiustamente condannato a morte per l’omicidio di una famiglia. La decisione del giudice Kunii Tsuneishi del tribunale distrettuale di Shizuoka si è basata sul fatto che le prove utilizzate contro di lui, in particolare alcuni abiti macchiati di sangue, erano stati manipolati dalle autorità inquirenti. Secondo il giudice, le macchie di sangue non potevano essere rimaste in uno stato così riconoscibile dopo un anno di immersione in miso, dimostrando che Hakamata non poteva essere considerato il colpevole.
Tutta la storia, in realtà, inizia nel 1966, quando il suo ex capo, la moglie e i loro due figli vennero trovati assassinati nella loro casa. Dopo un interrogatorio estenuante e coercitivo, Iwao Hakamada ammise inizialmente le accuse, ma in seguito si dichiarò innocente, sostenendo che la confessione era stata estorta con violenza.
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Nonostante l’assenza di prove concrete, Iwao Hakamada fu condannato a morte da una giuria di tre giudici, con un dissenziente che si dimise in seguito, afflitto dalla sua incapacità di fermare l’ingiustizia. Trascorse oltre cinque decenni nel braccio della morte, mentre il suo caso sollevava interrogativi sulla giustizia penale giapponese e alimentava le richieste di abolizione della pena capitale. La sua storia ha evidenziato le problematiche legate al sistema giuridico del Giappone, dove le confessioni forzate sono un fenomeno allarmante e raro è il numero di assoluzioni.
Iwao Hakamata: il distretto di Shizouka, le affermazioni del giudice, dettagli sui rinvii e le attese di questi anni
Shizuoka è una città giapponese con circa 700.000 abitanti, situata nella parte meridionale dell’isola di Honshū. È capoluogo dell’omonima prefettura e una delle città designate per ordinanza governativa. La sua posizione strategica, a sud-ovest di Tokyo e vicino alla baia di Suruga, la rende un importante nodo di collegamento, grazie anche alla linea ad alta velocità Tōkaidō Shinkansen. Ricca di storia, l’economia locale è nota per la produzione di tè, agrumi e la lavorazione del tonno, nonché per il suo porto commerciale. E’ proprio qui che avviene la parte più importante della storia di Iwao Hakamata.
Il giudice Kunii Tsuneishi, riguardo al caso di Iwao Hakamata, ha affermato: “Il signor Hakamata non può essere considerato il criminale”. Nel 2014, il tribunale di Shizuoka ha ordinato un nuovo processo dopo che un test del DNA non ha trovato corrispondenze tra il sangue sugli abiti e quello di Hakamata o delle vittime.
Con il rilascio a causa dell’età e della salute mentale, Iwao Hakamada vive oggi con la sorella Hideko, che si prende cura di lui. Video e foto lo mostrano spesso in famiglia, ma la sua mente è segnata dalle decadi di prigionia: parla raramente e non riconosce la realtà, lasciando in sospeso qualsiasi discussione sul processo.
Pena di morte e detenzione in Giappone: situazione e accuse
Il Giappone ha un sistema penale rigido, con un tasso di condanna del 99%. Sebbene mantenga la pena di morte, esecuzioni come l’impiccagione sono oggetto di aspre critiche internazionali per il trattamento disumano dei condannati. I prigionieri non sanno la data dell’esecuzione fino a un’ora prima, e le famiglie vengono informate solo dopo che la condanna è stata eseguita. Il caso di Iwao Hakamada è emblematico del controverso sistema giudiziario giapponese, che ha spesso agito in modo coercitivo e occulto.