L’estrema destra di Geert Wilders, anti-islamico, estremista ed euroscettico
Che dire? Oggi vi raccontiamo ancora di elezioni e lotte di potere. E pare che da queste pagine (spazi virtuali riempiti di parole, piuttosto) non facciamo altro che annunciarvi vittorie di destra. Ma è così. In Europa hanno vinto nell’ultimo anno i Partiti di destra o di centro destra. Certo, ci sono anche coalizioni (come nel caso della Polonia), sgambetti dell’ultimo minuto (in Spagna il candidato di destra non ha raggiunto la maggioranza di seggi), ma a dire la sua è, indiscutibilmente, la destra. E non solo in Europa; appena qualche giorno fa (domenica 19 novembre) ha vinto l’estrema destra anche in Argentina. Di fatto, Javier Milei è considerato il “Trump di Buenos Aires“.
Oggi vi parliamo delle elezioni nei Paesi Bassi e vi raccontiamo chi è il (presunto) futuro premier dell’Olanda e come, a sorpresa (contrariamente alle previsioni degli exit-poll), ha spodestato la candidata più moderata del VVD, Dilan Yeşilgöz-Zegerius. Qual è il futuro di questo Paese?
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Una vittoria per niente scontata
L’eterno leader populista anti-Islam Geert Wilders ha ottenuto una vittoria senza precedenti alle elezioni generali olandesi, quando è finito praticamente lo scrutinio. Dopo 25 anni in parlamento, il suo Partito della Libertà (PVV) è destinato a conquistare 37 seggi, ben davanti al suo rivale più vicino, un’alleanza di sinistra, che si ferma a 25 seggi. Lui, felice della fiducia degli elettori ha commentato a caldo: “Il PVV non può più essere ignorato. Governeremo“. Ma per mantenere la sua promessa, Wilders dovrà convincere altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Il suo obiettivo sono 76 seggi in un parlamento da 150.
La sua vittoria ha scosso la politica olandese, perché, prima del risultato elettorale, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ora questo potrebbe cambiare in virtù della portata della vittoria ottenuta ai seggi.
La politica di estrema destra che vuole bruciare il Corano e fomenta la “Nexit”
Tutti i rappresentanti dei 3 partiti maggiormente votati hanno criticato la politica estremista e antieuropeista del PVV: a partire del secondo classificato, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans (25 seggi), seguito dal partito liberale di centrodestra VVD, guidato da Dilan Yesilgöz, a finire con il nuovo partito (Nuovo Contratto Sociale) formato dal deputato informatore Pieter Omtzigt, si sono espressi in questi termini: “non lasceremo andare nessuno. In Olanda tutti sono uguali” (in riferimento all’idea del nuovo leader di cacciare via gli immigranti).
Wilders, 60 anni, Subito dopo la pubblicazione degli exit poll, ha salutato i suoi sostenitori “Gli elettori hanno parlato stasera e hanno detto che sono stufi (…) Il partito vuole lavorare per frenare lo “tsunami dell’asilo”, mettere più soldi nei portafogli dei cittadini e migliorare la sicurezza“. E ha chiarito, in merito ad una difficile ma non impossibile alleanza, che sarebbe disposto a scendere a compromessi sui suoi ideali anti-musulmani pur di entrare nel governo.
La migrazione è diventata uno dei temi principali del Paese, e mercoledì Wilders ha chiarito che intende affrontare uno “tsunami di asilo e immigrazione”. L’anno scorso l’immigrazione netta nei Paesi Bassi è più che raddoppiata superando le 220.000 unità, in parte a causa dei rifugiati in fuga dall’invasione russa dell’Ucraina. Ma il problema è aggravato dalla carenza di circa 390.000 case.
La grande sconfitta di Dilan Yeşilgöz-Zegerius
Alla sede dell’Aia del VVD guidato da Yesilgöz, i sostenitori si erano preparati ad alzare i calici alla prospettiva della prima donna primo ministro dei Paesi Bassi. Invece, niente da fare. C’è stato un sussulto collettivo di incredulità quando gli exit poll sono apparsi sugli schermi, segnando i 24 seggi della sconfitta; all’improvviso si sono tutti attaccati agli smartphone, cercando di capire cosa era andato storto.
La Yesilgöz era subentrata alla guida del centrodestra quando il primo ministro più longevo del paese, Mark Rutte, si è ritirato dalla politica a luglio del 2023. Aveva cercato di prendere le distanze dal governo Rutte, di cui era ministro della Giustizia, tenuto conto dell’insoddisfazione della popolazione, ma alla fine non è riuscita a essere all’altezza degli exit-poll.
La particolarità di questa leader è che, quando aveva soli 7 anni, è arrivata dalla Turchia nei Paesi Bassi come rifugiata. Ciononostante, ha adottato una linea dura sull‘immigrazione. Alcuni politici e personalità musulmane l’hanno accusata di aprire le porte all’estrema destra, rifiutandosi di escludere una collaborazione con Geert Wilders.
Sebbene la signora Yesilgöz dubiti che Wilders riesca a trovare i numeri di cui ha bisogno, dice che spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere. Prima delle elezioni aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.
Le congratulazioni dei leader nazionalisti di tutta Europa
I leader nazionalisti e di estrema destra in tutta Europa hanno elogiato i suoi risultati. In Francia, la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, ha affermato che la vittoria “conferma il crescente attaccamento alla difesa delle identità nazionali”. Congratulazioni anche da parte di Matteo Salvini (Lega) e Santiago Abascal (Vox). Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, si è spinto a dichiarare che “il vento del cambiamento è arrivato“.
Wilders vuole indire un referendum per lasciare l’UE, soprannominato “Nexit”, anche se riconosce che al momento non c’è lo stato d’animo nazionale per farlo. Avrà difficoltà a convincere qualsiasi potenziale partner della coalizione a sottoscriverlo.