Liliane Murekatete è stata arrestata nell’ambito dell’indagine sulle cooperative
A finire in manette stamane è stata Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro, il noto sindacalista di origini ivoriane deputato alla Camera per Alleanza Verdi e Sinistra. Soumahoro si autosospese dal gruppo parlamentare a novembre del 2022 in seguito all’avvio delle indagini giudiziarie a carico della suocera Marie Therese Mukamitsindo, e della moglie, Liliane Murekatete, oggi finite agli arresti con accuse molto gravi: la Procura di Latina ha ipotizzato i reati di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto riciclaggio. Vi raccontiamo i fatti
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Le misure interdittive per quasi tutta la famiglia
Se nella prima fase delle indagini, a rischiare un processo erano la moglie dell’onorevole, Liliane Murekatete, la suocera Marie Therese Mukamitsindo, i cognati Michel Rukundo e Richard Mutangana (che oggi si trova all’estero), oltre che i collaboratori Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira, ora sarà difficile, almeno per i primi 4, sfuggire al tritacarne della Giustizia. Agli imputati erano state applicate anche misure interdittive e sequestrato un totale di oltre 650mila euro, che si sono aggiunti ai 2 milioni sequestrati in data odierna, di cui parleremo in seguito.
Per il primo filone si terrà l’udienza preliminare il 3 novembre p.v. Infatti, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone, dovrà decidere se rinviare a giudizio i 6 imputati, per le accuse di evasione fiscale.
Intanto, Liliane e lMaria Theresa Mukamitsindo si trovano ai domiciliari; la prima, nell’abitazione che divide con il deputato a Casal Palocco, la seconda vive a Latina. Al cognato è stato imposto l’obbligo di dimora a Carpeneto (Alessandria).
Soumahoro, straneo alla vicenda, chiede privacy per suo figlio
Immediata la reazione del parlamentare dopo l’arresto di sua moglie e di sua suocera: “Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia”. Il deputato ribadisce ancora “la mia totale estraneità a tutto; chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio“
Sequestro preventivo con la finalità di confisca di 2 milioni di euro
Le misure interdittive hanno portato anche al sequestro di beni per circa due milioni di euro. Perché? Per queè questo sarebbe il presunto danno erariale provocato dalla gestione da parte della famiglia di Soumahoro, delle cooperative Karibu e Consorzio Aid.
Secondo la Procura di Latina: “I reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karibù e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo“.
Le attività di accoglienza e la presunta “distrazione” del denaro pubblico
La famiglia di Soumahoro (di sua moglie) si è occupata a lungo, inizialmente in provincia di Latina e poi in diversi altri centri italiani, di ospitalità ai richiedenti asilo e ai minori non accompagnati. In particolare con la coop Karibu e con il Consorzio Aid, entrambe messe in liquidazione dopo che un anno fa, esploso lo scandalo dei lavoratori non pagati e delle pessime condizioni in cui erano costretti gli ospiti delle cooperative, oltre che di maxi debiti con il Fisco, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha inviato un’ispezione e in seguito all’esito della stessa ha deciso di chiudere le due realtà.
Nelle strutture gestite da Karibu e Aid sono state riscontrate numerose irregolarità: sovraffollamento, strutture inadeguate, cibo pessimo e insufficiente, acqua calda scarsa, assenza di derattizzazione e deblattizzazione, riscaldamento inadeguato, umidità e muffe, scarsa pulizia, pochi vestiti e prodotti per l’igiene. Nei CAS di via Lipari, ad Aprilia, dell’hotel de la Ville Central, a Latina, di Casal dei Lupi, a Maenza (gestiti da Karibu) e di via Romagnoli e via del Pioppeto, a Latina, gestiti da Aid, sono state moltissime le mancanze accertate dalle fiamme gialle e da altre Aturità.
Il dirottamento dei fondi
I risparmi conseguenti alla mancanza di esborsi per le persone accolte nei centri, sarebbero stati utilizzati per spese varie e ingiustificate. Sotto il mirino degli investigatori, alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli, e investimenti “del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit” (secondo la procura di Latina)
Secondo Gianfranco Cartisano, alla guida della Uiltucs: “Karibu e Consorzio Aid hanno incassato 62 milioni di fondi e denaro pubblico, tutti erogati ed incassati attraverso i progetti su accoglienza ed immigrazione, ai quali i lavoratori erano gli unici professionalmente interessati ed impegnati per la buona accoglienza ed integrazione, le finalità delle coop erano solo quelle di distrarre denaro e non pagare gli stipendi”.
Non a caso, la moglie del sindacalista era stata criticata per il suo attaccamento agli accessori lussuosi (borse), stridente con l’atteggiamento di un sindacalista. Lui aveva giustificato gli acquisti come “diritto all’eleganza”.
Ora sarà la Giustizia a decidere se aveva diritto o meno.