Cecenia, pestata a sangue Elena Milashina, giornalista, 5 dita spezzate

By Ana Maria Perez

Elena Milashina pestata a sangue in Cecenia

Mentre i crimini di guerra (quella in Ucraina) del Cremlino continuano a sbalordire il Mondo, un altro fatto sanguinoso scuote la popolazione. Elena Milashina, considerata una delle più importanti giornaliste investigative russe, è stata picchiata a sangue in Cecenia, mentre percorreva la strada che avrebbe dovuto portarla dall’aeroporto alla capitale cecena Grozny. La giornalista si trovava insieme all’avvocato Alexander Nemov, che avrebbe dovuto difendere in Tribunale Zarema Musayeva, madre dell’attivista Yangulbayevs e moglie di un ex giudice federale. Le immagini della giornalista in ospedale hanno fatto il giro del mondo. Vi raccontiamo tutti i particolari.

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Grozny

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La dinamica dei fatti

 Milashina si trovava in viaggio verso la capitale quando è stata attaccata da diversi uomini con il volto coperto da un passamontagna. La giornalista ha raccontato la sua versione dei fatti con queste parole: “Mani legate, in ginocchio, pistola puntata alla testa… Un classico rapimento, come si faceva una volta. Non se ne vedevano da tempo. Hanno immobilizzato il tassista e l’hanno buttato fuori dall’auto, sono saliti in macchina, mi hanno messo in ginocchio, mi hanno puntato la pistola alla testa. Hanno fatto tutto in modo nervoso e così non sono riusciti a legarmi le mani“.

Alla giornalista sono stati spezzati 5 dita (per non farle scrivere) ed è stata ricoperta di vernice tossica; inoltre, gli assalitori le hanno rasato la testa, provocandole prima un trauma cranico. All’avvocato Nemov è stata inferta una coltellata a una gamba. Per rallentare i soccorsi, i banditi avrebbero portato via i telefoni dei due ostaggi e avrebbero distrutto tutti i filmati e i documenti. Infine, hanno lanciato un messaggio: “Siete avvertiti, andatevene e non scrivete più niente“, spiega sul suo canale Telegram la ong per i diritti umani Memorial.

La Novaya Gazeta ha raccontato l’accaduto in un post

I precedenti, aggressioni nel 2012, nel 2020 e nel 2022

Quella subita oggi non è la prima aggressione della giornalista russa. Nel 2012, Milashina è stata attaccata in pieno centro a Mosca, mentre nel 2020 è stata aggredita ancora una volta in Cecenia. Nel 2022, in seguito all’inasprimento delle leggi del Cremlino sulla libertà di stampa, la giornalista e tutta la redazione della Novaya Gazeta sono stati costretti a lasciare la Russia. Infatti, oggi il giornale esiste soltanto in versione digitale.

Erede di Anna Politkovskaya

Milashina ha iniziato a scrivere per la Novaya Gazeta nel 1997, quando aveva soltanto 19 anni, ma la stessa passione di oggi. All’epoca la star del giornalismo russo era la notissima giornalista Anna Politkovskaya, uccisa in circostanze misteriose (nell’ascensore della sua abitazione) nel 2005, che scriveva proprio per la Novaya Gazeta. E proprio Milashina è ritenuta da molti una delle principali eredi di Politkovskaya. La sua principale area di interesse professionale riguarda la corruzione e la violazione dei diritti umani in Cecenia, dove ha rivelato e documentato l’esistenza di un sistema particolare di ritorsioni contro gli omosessuali.

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Anna Politkovskaya

Il processo a Zarema Musayeva, ritenuta colpevole

Il processo che la giornalista voleva documentare a carico di Zarema Musayeva si è concluso con un verdetto di colpevolezza. Alla donna sono stati inflitti 5.5 anni di carcere dopo solo 20 minuti di udienza. Lei ha commentato soltanto “sono a posto con la mia coscienza“. Musayeva (diabetica e con problemi di deambulazione) era stata rapita dal suo appartamento a Nizhny Novgorod dalle forze dell’ordine cecene nel gennaio 2022 e portata con la forza in Cecenia per essere processata per insulti e resistenza violenta alla polizia. La donna aveva camminato scalza sulla neve per giorni. Da quanto è noto sapere, si tratterebbe di una vendetta per l’attività umanitaria compiuta da suo figlio, l’avvocato Abubakar Yangulbaev.

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Zarema Musayeva

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov: “troveremo i colpevoli”

Dopo la condanna espressa dai principali rappresentanti internazionali (incluso il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov), il governatore della Repubblica Cecena, Razman Kadyrov, ha assicurato tramite il proprio canale Telegram che sarà fatta giustizia: “Ce ne occuperemo. Ho dato istruzioni ai servizi competenti di fare ogni sforzo per identificare gli aggressori. Le autorità hanno iniziato il loro lavoro non appena è stato segnalato l’incidente“.

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Razman Kadyrov

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