Per il legale di Francesco Belleggia, condannato a 23 anni insieme ai fratelli Bianchi (ai quali è stata inflitta la pena dell’ergastolo) “è stato incastrato dagli amici e in Appello lo dimostreremo”.
L’avvocato Vito Perugini attende l’udienza del 4 ottobre per far valere le ragioni del suo assistito.
Belleggia, al quale sono stati inflitti 23 anni di reclusione , è l’ unico tra gli imputati che non si trova in carcere. E’ stato l’unico anche a fornire sin da subito la sua collaborazione con gli investigatori per ricostruire la sera di quel pestaggio mortale. Ora è ai domiciliari in attesa di sentenza definitiva.
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Belleggia in verità non si aspettava un simile esito: pensava addirittura che venisse riconosciuta la sua estraneità ai fatti.
L’avvocato: “E’ fiducioso in una riformulazione della sentenza”
“L’ultima volta l’ho sentito due giorni fa – ha detto l’avvocato – non parliamo sempre del processo, cerco di alleggerire la sua situazione. Cerca di guardare avanti, si è rimesso a studiare, ha dato già quattro esami di ingegneria. Lui tuttavia ha ben presente qual è il rischio, sebbene sia fiducioso che la sentenza possa essere riformulata o annullata, è anche consapevole che possa essere confermata. I genitori gli sono accanto, credono alla sua innocenza. D’altra parte non avrebbero motivo di credere il contrario. Il figlio ha fornito sempre la stessa versione, non si è mai smentito né quando è stato sentito per la prima volta dai carabinieri né durante la deposizione in aula”.
“Sono solo Shabani e Tondinelli a dire che Belleggia ha colpito Willy”
L’avvocato Perugini vuole ora leggere le motivazioni della sentenza: “I giudici dovranno rispondere a una sola domanda: perché vengono ritenuti più attendibili gli amici dei fratelli Bianchi, Omar Shabani e Vittorio Tondinelli, rispetto a tutte le altre che escludono la partecipazione di Belleggia. Tutti i testimoni sono concordi nel dire che a colpire Willy furono le persone che scesero dal Suv, cioè i fratelli Bianchi. Sono solo Shabani e Tondinelli a dire che Belleggia avrebbe colpito Willy con un calcio alla testa quando era a terra. E poi c’è Samuele Cenciarelli, amico della vittima, il quale pur trovandosi a pochi centimetri non sa dire se a sferrare il calcio sia stato Belleggia o Pincarelli. E Belleggia era facilmente riconoscibile perché portava il gesso. Cenciarelli, peraltro, viene colpito alla mandibola, che lo stordisce, è poco lucido e ricostruisce quei momenti solo a posteriori”.