C’è vita su Venere? Che cosa dicono gli ultimi studi sulle nubi del pianeta gemello?

By Iole Di Cristofalo

Venere, secondo pianeta per distanza dal sole e considerato terrestre.

Venere, fin dall’antichità, ha affascinato l’umanità con i suoi miti e leggende. Nota come la stella della sera e del mattino, è ben visibile ad occhio nudo nei cieli. Questo secondo pianeta del sistema solare, per distanza dal Sole, è soprannominato “gemello della Terra” a causa delle sue dimensioni e massa simili. La sua atmosfera, densa e opaca, è oggetto di studi intensi per verificare se possa supportare forme di vita.

Una semplice ricerca su Google rivela come Venere sia spesso associato alla ricerca di vita extraterrestre, nonostante molti degli studi sull’argomento abbiano prodotto risultati contrastanti. Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto aspetti interessanti riguardo le sue nubi, tra cui la presenza di elementi chimici come l’ammoniaca e la fosfina, che continuano a stimolare il dibattito scientifico e la curiosità riguardo alle condizioni ambientali di questo affascinante pianeta.

Descriviamo che cosa sono prima di continuare: l’ammoniaca (NH₃) è composta da azoto e idrogeno, è fondamentale per la vita terrestre come precursore di aminoacidi e proteine. Su Venere, la sua presenza nelle nubi potrebbe indicare processi chimici e atmosferici complessi, influenzando la formazione delle nubi e il bilancio termico del pianeta. La fosfina (PH₃) è composta da fosforo e idrogeno, è rara e tossica sulla Terra, ma potrebbe suggerire la presenza di processi biologici non terrestri su Venere. La fosfina viene prodotta principalmente da organismi anaerobici sulla Terra, ma potrebbe anche derivare da processi chimici non biologici.

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Scoperta e osservazione di ammoniaca e fosfina sulla Terra, che cosa dicono gli scienziati?

NASA Lunar Nuclear Reactor Project

Recenti scoperte sui gas nelle nubi di Venere hanno riacceso il dibattito sulla possibilità di vita sul pianeta. Due team di scienziati hanno trovato indizi di due gas potenzialmente significativi: fosfina e ammoniaca.

Il primo team, guidato dal dottor Dave Clements dell’Imperial College di Londra, ha rafforzato le evidenze della presenza di fosfina usando il telescopio James Clerk Maxwell. La fosfina, che sulla Terra è prodotta principalmente da microbi in ambienti privi di ossigeno, ha mostrato variazioni legate al ciclo giorno-notte di Venere, ma gli scienziati non possono ancora spiegare la sua origine.

Separatamente, la professoressa Jane Greaves dell’Università di Cardiff ha riportato la rilevazione preliminare di ammoniaca utilizzando il telescopio Green Bank. Sulla Terra, l’ammoniaca è prodotta sia da processi industriali che da batteri.

Anche se queste scoperte sono intriganti e potrebbero suggerire processi biologici o chimici sconosciuti, non costituiscono prova definitiva di vita. Gli esperti sottolineano che sono necessari ulteriori studi per confermare la presenza di questi gas e comprenderne la causa.

Da Venere a Marte, una simulazione di vita umana sul pianeta

Da Venere a Marte con una simulazione sulla vita umana nel pianeta rosso
Da Venere a Marte con una simulazione sulla vita umana nel pianeta rosso

Negli studi recenti su Venere, emergono ogni anno nuove teorie sulla possibile esistenza di vita, alimentate da osservazioni e ricerche di laboratorio. Nonostante le condizioni estreme del pianeta, con temperature e pressioni molto elevate, la possibilità che possa ospitare microrganismi rimane aperta. Attualmente, l’obiettivo è inviare microrganismi vivi per testare se possono sopravvivere a tali condizioni e scoprire se Venere possa nascondere sorprese biologiche.

Nel frattempo, l’esplorazione di Marte continua attraverso simulazioni. Recentemente, i volontari della NASA hanno concluso una missione di oltre un anno all’interno di Mars Dune Alpha, un habitat stampato in 3D in Texas. Dopo 378 giorni, Kelly Haston, Anca Selariu, Ross Brockwell e Nathan Jones sono usciti, accolti da una calorosa festa. Durante la missione CHAPEA, iniziata il 25 giugno dell’anno scorso, hanno affrontato sfide quotidiane in uno spazio di 157 metri quadrati, vivendo in isolamento e con risorse limitate.

Al termine della missione, Haston e i suoi compagni sono stati accolti da una calorosa accoglienza, con i flash delle telecamere e gli applausi della folla. Nonostante il legame profondo creatosi tra di loro, Haston ha riflettuto sulla difficoltà di lasciare la propria vita per un viaggio reale su Marte, che potrebbe durare fino a tre anni.