“Questo matrimonio non s’ha da fare”. Alessandro Manzoni non pensava certamente a Renzi e Calenda quando ha scritto questa frase, ma il richiamo è troppo forte per non pensarci. L’unione tra le due forze politiche è definitivamente naufragata. Alzi la mano chi non ci ha capito granché!
“C’eravamo tanto amati”
L’11 agosto 2022 è avvenuto il colpo di fulmine tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, i due sembravano andare talmente d’accordo da voler creare un’alleanza denominata Terzo Polo. Da ora in poi li chiameremo Caly e Renzy perché sembrano veramente usciti da un fotoromanzo degli anni ’80, ma senza lieto fine. Azione e Italia Viva (IV) si sarebbero, quindi, fusi in un unico partito in vista delle elezioni del settembre successivo.
Vuoi il poco preavviso, vuoi altre forze in gioco, il risultato è tiepido: un 7,79% alla Camera e un 7,73% al Senato, rispettivamente con 21 deputati e 9 senatori eletti. Le cose andavano talmente bene tra i due, da ufficializzare l’unione l’8 dicembre 2022, ironico che fosse il giorno dell’Immacolata Concezione che faceva ben sperare. Ma tant’è…
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Ad aprile 2023, la separazione improvvisa. Caly attacca per primo, in un intervista a La Repubblica: “Credevo che si potesse fare il partito unico e ingenuamente che Renzi facesse un passo di lato, dato che guadagna due milioni in giro per il mondo“. A sua detta, Renzy si era ripreso il 100% di IV subito dopo le elezioni, replicando con un “stai sereno” alle rimostranze del partner.
Ma Caly, che oltre a essere segretario di Azione, è anche uno che non le manda a dire, ha continuato con: “È uno che se non stai attento ti si ‘magna’ ma io sono un boccone indigesto“. E Renzy? Il segretario di Italia Viva sembra aver mangiato pane e diplomazia, piuttosto che “quel boccone indigesto”. Il focus delle sue dichiarazione è questo: “C’era una grande occasione nel Terzo Polo e Calenda ha deciso di non farlo: è un errore. Non alimentiamo le polemiche. Basta guardare i documenti. Abbiamo fatto tutto il possibile”.
Evitiamo di citare tutte le battute che sono rimbalzate da una parte all’altra, trasformando la vicenda politica in una puntata di Casa Vianello, ma in una versione molto meno sagace ed elegante .
Quali sono i veri motivi della rottura tra Renzi e Calenda?
Possibile che, in pochi mesi, un’unione politica si disgreghi con così tanta facilità? Certo, se ci sono di mezzo i soldi. Non che l’idea di uno scontro tra Renzy e Caly possa essere così utopico e lontano, considerando i caratterini che si ritrovano, ma è il denaro a dividere le famiglie fin dall’alba dei tempi (figuriamoci in politica). È sempre La Repubblica a seguire la dinamica in maniera dettagliata, perciò cercheremo di capire, punto per punto, perché il progetto è naufragato come un Titanic qualunque.
Il primo segno di cedimento è dato da Caly, che accusa Renzy di seguire il suo partito, IV, a scapito del Terzo Polo. Renzy vede questo attacco in maniera personale e non ha alcuna intenzione di finanziare il partner, né le campagne elettorali prossime. Cominciano a volare stracci da tutte le parti ed è il segretario di Azione ad accusare l’altro di volersi tenere Italia Viva come “centro del potere”. In fondo, se si opta per l’unione di due partiti, perché lasciarne uno attivo? Italia Viva deve essere sciolta, pena il disfacimento del Terzo Polo!
Renzy, dal suo canto suo, dice che uno scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, quindi di cosa si parlerebbe? C’è poi la questione dei soldi. I due partiti hanno ricevuto (in totale) dal 2×1000 più di 1.600.000€. Bene, no? Nì. Perché questi fondi arriveranno a dicembre e, nel frattempo, dove si pescano i liquidi per finanziare la campagna elettorale di giugno? Ed ecco che Caly suggerisce a Renzy di utilizzare il 70% di questi fondi per il Terzo Polo, boicottando la prossima Leopolda. Suggerimento accolto con freddezza e ciò ha decretato il definitivo allontanamento dei due. Intanto, sembra che entrambi abbiano adocchiato una possibile alleanza con Schlein, ma il futuro è davvero lontano anni luce.